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L’ESPERTO

Violenza giovanile, lo psichiatra: «Un grido di alcuni ragazzi per far sentire che esistono»

La crisi della famiglia pesa sulle reazioni degli adolescenti, senza contare gli effetti della pandemia. Intercettare, comprendere e affrontare il problema è fondamentale. E i social hanno le loro responsabilità
Il disagio giovanile ha diversi livelli di lettura
Il disagio giovanile ha diversi livelli di lettura
Il disagio giovanile ha diversi livelli di lettura
Il disagio giovanile ha diversi livelli di lettura

Fragilità e violenza, tra i giovani,  per lo psichiatra e scrittore Fausto Manara sono due facce della medesima medaglia, non distinte. «Sono due modi diversi di rispondere all’insicurezza, alle paure. Alcuni studenti non riescono negli studi, si ritirano da scuola, si sentono inadeguati, non considerati in aula come a casa; altri buttano fuori le loro ansie aggredendo gli altri, meglio se in gruppo ma anche da soli. I comportamenti esagerati, fuori dalle righe, o addirittura socialmente più gravi, sono il grido per far sapere che esistono, per tirare fuori la rabbia del non sentirsi considerati», dice.

Crisi della famiglia, dei sistemi educativi

Lo psichiatra, analizzando le famiglie e le dinamiche educative, ritiene ci siano due opposti: o troppo lassi o troppo opprimenti. «Non si scappa, ci sono delle regole da seguire, si deve far capire il significato della convivenza, solo che questo richiede la fatica di un monitoraggio giornaliero, di un’attenzione che richiede tempo e costanza», sottolinea.

Lo psichiatra e scrittore Fausto Manara all’ultima edizione di «Librixia»
Lo psichiatra e scrittore Fausto Manara all’ultima edizione di «Librixia»

Disordini alimentare, un'altra piaga giovanile aggravata dai social

La stessa cosa è con i disturbi alimentari, in crescita e anche tra i maschi, che sono stati al centro del lavoro psichiatrico di Fausto Manara, con la fondazione e la gestione di un centro di recupero residenziale. Disturbi sempre esistiti ma oggi, secondo lui, aggravati dai social dove i giovani che ne soffrono si cercano tra simili e si danno consigli autocompiaciuti, influenzandosi negativamente a vicenda, non certo cercando soluzioni per uscirne, fino a quando tutto scappa di mano. «Anche l’uso dei social dovrebbe essere regolamentato dai genitori, pur se difficile, i modi ci sono.

Spesso i social sono una compagnia quasi esclusiva; tanti ragazzi, e non solo loro, ci passano ore e ore della giornata, senza uscire dal guscio, lì si sentono protetti e soprattutto non giudicati», sottolinea Manara. D’altronde - ammette - «oggi essere padre e madre non è semplice, vuole una grande attenzione, più di una volta, serve un aiuto a creare anticorpi forti, un aiuto a sopravvivere anche a paure e insicurezze. Il periodo è duro. I ragazzi non si sentono ascoltati, non si sentono importanti perché non ascoltati».

La pandemia ha aggravato il senso di isolamento

«Non si sono sentiti ascoltati nemmeno durante gli isolamenti costretti, in cui ognuno se ne stava nella sua stanza cercando di superare il proprio trauma come meglio poteva». È questa - secondo lo psichiatra Manara è «una delle pesanti conseguenze della pandemia, tra virgolette occasione perduta, in cui gli adolescenti avevano bene o male le loro relazioni con l’esterno via internet, mentre non si è creata in casa l’opportunità di dare vita a un dialogo, a una vera intimità dentro le mura domestiche». 

Magda Biglia

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