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Salute e territorio

Al via le case di comunità: 19 finanziate dal Pnrr. L'Ulss investe 70 milioni

di Maria Vittoria Adami
Integrare ospedali e servizi territoriali per sgravare i pronto soccorso: è la sanità del futuro. Dal 2026

Integrare ospedali e servizi territoriali. Una rete che sgraverà i pronto soccorso e sarà più capillare e vicina al cittadino, intrecciando servizi sanitari, sociali e di assistenza. La sanità del futuro è quella delle case di comunità per le cure primarie, degli ospedali di comunità per le lungodegenze, dei servizi domiciliari. Affiancati agli ospedali per acuti.

Sulla carta una visione intelligente ed efficiente, che costerà 70 milioni di euro all’Ulss9. Nella realtà lo si vedrà col tempo, sicuramente dal 2026, ma con alcuni scogli da affrontare: perché le strutture sono cornici, da riempire con servizi, per i quali servono le persone: medici, infermieri, sanitari, dipendenti... Hai detto poco.

Sanità del futuro

Un passo verso la sanità, del futuro, però, è stato fatto. Entro la fine dell’anno saranno assegnati i lavori alle imprese che costruiranno le 19 Case di comunità finanziate dal Pnrr per 38 milioni di euro. Si attendono le verifiche di eseguibilità dei progetti esecutivi. Una volta affidati, i lavori dovranno iniziare a gennaio.

La tabella di marcia per ciascuna struttura avrà tempi e modi diversi, «ma le case dovranno tutte essere attivate entro il primo trimestre del 2026. Come prevede il Pnrr», spiega l’ingegnere dell’ Ulss9, Luca Avesani, che segue tutti i progetti e i futuri lavori delle case. La nuova sanità sarà organizzata su tre punti principali: le Centrali operative territoriali (Cot), le Case di comunità e gli Ospedali di comunità.

Le Cot

La Centrale operativa territoriale è il punto in cui si realizza il legame tra territorio e servizi. «Ovvero la transizione di cura», la definisce Viviana Coffele, direttore della funzione territoriale dell’ Ulss9, «cioè la gestione del paziente dimesso da un ospedale e indirizzato verso altre strutture o servizi». Che possono essere una lungodegenza in ospedale di comunità o un’assistenza domiciliare.

«Ma è una cura sanitaria e sociale perché prevede anche un monitoraggio del percorso della persona. Anche per chi proviene da un’altra provincia o regione e viceversa». Le Cot saranno otto, due per ogni distretto: una principale e una secondaria. E una centrale all’Ulss9 in città. Per queste i cantieri sono già iniziati per 1,6 milioni di euro: si tratta perlopiù di ristrutturazione delle sedi dell’azienda sanitaria.

A Verona, in via Poloni e in via del Capitel; nel distretto 2, a San Giovanni Lupatoto e a San Bonifacio; nel 3, a Legnago e a Cerea; nel 4, a Valeggio e a Bussolengo. Un collegamento alla rete informatica collegherà i diversi presidi anche con la rete regionale, con gli stessi software e protocolli. Sulla tabella di marcia le Cot sono le più pronte e saranno attivate entro il prossimo 31 marzo.

 

 

 

Le case di comunità

Ci sono poi le case di comunità: venti a Verona, di cui 19 finanziate con il Pnrr. I cittadini vi troveranno, oltre alla Cot, le cure primarie: medici di base, pediatri, infermieri per medicazioni o vaccinazioni, specialisti, assistente sociale, laboratori di diagnostica, punti prelievo e di analisi del sangue. Si faranno vaccinazioni e screening. Un punto unico di accesso accoglierà il cittadino indirizzandolo al servizio di cui necessita, anche quello sociale o di assistenza domiciliare. Ci sarà, infatti, un’integrazione con i servizi sociali, per la salute mentale, di consultorio e per i minori.

La presenza medica sarà garantita 24 ore su 24, quella infermieristica 12 ore, tutti i giorni. «La costruzione delle case di comunità avverrà senza interruzione dei servizi o spostamenti temporanei in altri Comuni», assicura il direttore generale dell’Ulss9, Pietro Girardi. «È stata essenziale la collaborazione delle amministrazioni comunali che si sono prodigate per mettere a disposizione eventuali strutture, altrimenti avremmo dovuto disperdere i servizi. Ogni Cdc sarà tarata per il bacino di utenza e cambieranno i modelli in funzione dei pazienti e dell’area geografica».

La montagna ha esigenze diverse dalla pianura, ad esempio. Le Case saranno quasi tutte in edifici dell’Ulss o in immobili comunali concessi in comodato gratuito per 25 anni. Due saranno di nuova costruzione.  

Ospedali di comunità

Per gli ospedali di comunità si investiranno 30 milioni. Nelle maglie delle norme per il Pnrr l’Ulss9 è riuscita ad aggiungere 24 posti: 12 a Caprino e 12 a Valeggio. Gli ospedali già attivati sono a San Bonifacio (18 letti), Bovolone (24) e Valeggio (24). I privati accreditati a Tregnago (24), istituto Le Betulle a Verona (24) e al Pederzoli (24). A questi si aggiungono le strutture da accreditare (articolo a sinistra). Nel 2026 i posti letto saranno 320. Ora sono 138.

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