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DORMIRE BENE

Sonno, a ciascuno il suo

Non siamo tutti uguali. C’è chi non riesce proprio a prendere sonno se non nel bel mezzo della notte, con conseguente risveglio tardivo, e chi invece «casca» la sera, come si diceva una volta, dopo Carosello. C’è però un dato che accomuna tutti. In questo periodo non ci sono solo il cambio di stagione, le giornate che inesorabilmente si accorciano, l’alimentazione che prende un trend invernale con cena sempre più ricche sotto l’aspetto delle calorie e conseguente digestione rallentata. La variabile di quest’anno, di cui avremmo fatto sicuramente a meno, si chiama Covid-19. E non ci sono dubbi che i pensieri legati alla pandemia e lo stress connesso possano anche influire sui ritmi del sonno, che sono diversi da persona a persona. Una ricerca condotta all’Università di Ottawa fa luce su questo fenomeno, sulla scorta dei dati raccolti su più di 5.000 persone: la prima informazione che emerge è legata all’aumento delle persone che in qualche modo sentono che il proprio riposo notturno è alterato. Capitava più o meno ad un soggetto su tre prima della pandemia ed ora quasi il 50% degli intervistati si lamenta di un sonno poco riposante e disturbato. Come se non bastasse, sempre stando allo studio, ci sono persone che rimangono più a lungo la mattina sotto le coperte ed altre che comunque si sono «autoridotte», non certo per scelta, le ore di sonno. Magari non perdono l’ultima informazione della notte e poi sono pronte a rimettersi in moto ad ore antelucane. Per tutti, a prescindere dalle abitudini e dalla predisposizione – uno studio dell’Università della Pennsylvania apparso su Science dice che in genere le donne sono più attive la mattina ed hanno bisogno di riposare la sera, mentre agli uomini accadrebbe il contrario – ciò che conta è comunque rispettare i propri ritmi. Ed è questo lo sforzo che in questo periodo va fatto, per avere un riposo notturno che davvero dia tempo e modo all’organismo di recuperare le forze ed al cervello di «ripulirsi» degli scarti da eliminare. L’importante è rispettare i propri ritmi, che ognuno ha sviluppato nel tempo, cercando di «abituare» al meglio i bambini. Ci sono persone che normalmente vanno a letto presto e di conseguenza si svegliano presto: capita soprattutto tra gli anziani. Ma secondo gli esperti non conta tanto l’ora in cui ci si sveglia, quanto la quantità e qualità del sonno. Sul primo fronte, chi riesce a preservare le classiche sette ore e mezza di riposo o almeno si avvicina a questa soglia, soprattutto senza ripetuti risvegli (ricordate sempre la qualità), non dovrebbe preoccuparsi se la mattina si alza presto. Si tratta di ritmi e cicli che ogni persona sviluppa nel corso della vita, e che per questo non debbono diventare motivo di ansia. Insomma: chi va a letto presto è naturale che si svegli prima. Così come chi invece sta sveglio a lungo la sera, ha bisogno di tirarsi sul dal letto più tardi. L’importante è che ognuno rispetti i propri ritmi ricordando che ci sono meccanismi che in qualche modo favoriscono riposo e sveglia. Il primo è la luce, visto che l’uomo ha un ritmo del sonno sincronizzato su 24 ore in base all’alternarsi tra luce e buio e che a gestire i tempi è un piccolo gruppo di neuroni che riceve gli stimoli di luce e buio. L’altro aspetto che ci aiuta a regolarci è la temperatura. Tendiamo ad addormentarci quando il valore termico del corpo è ai minimi delle 24 ore, mentre ci svegliamo quando sale. Ed è il corpo a decidere cosa fare.

Federico Mereta

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