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Proposte e polemiche

La richiesta dei sindaci: «Troppe disparità, serve un distretto sanitario dell’Est»

È la proposta che i sindaci Giampaolo Provoli di San Bonifacio e Maria Luisa Guadin di Cazzano di Tramigna hanno articolato in Regione davanti ai componenti della prima e quinta commissione: politiche istituzionali e socio-sanitarie.
Un distretto sanitario L’Est chiede un unico Ats non più diviso con Verona
Un distretto sanitario L’Est chiede un unico Ats non più diviso con Verona
Un distretto sanitario L’Est chiede un unico Ats non più diviso con Verona
Un distretto sanitario L’Est chiede un unico Ats non più diviso con Verona

Ridefinire l’ambito territoriale dei distretti 1-Verona città e 2-Est veronese per creare le condizioni giuridiche e creare un ulteriore ambito territoriale sociale in provincia: è la proposta che i sindaci Giampaolo Provoli di San Bonifacio e Maria Luisa Guadin di Cazzano di Tramigna hanno articolato in Regione davanti ai componenti della prima e quinta commissione: politiche istituzionali e socio-sanitarie.

Le commissioni si sono riunite congiunte per le audizioni sul progetto di legge 200 relativo ad Assetto organizzativo e pianificatorio degli interventi e servizi sociali. I due primi cittadini hanno rappresentato i 23 i sindaci che a più riprese dal settembre del 2021 chiedono alla Regione di ridefinire l’Ats 20-Verona: è quello che riunisce 36 Comuni, compresa Verona città, e coi suoi 473.653 abitanti complessivi è di fatto il secondo più esteso in Veneto. Ciò significa che, a fronte di stanziamenti di pari entità disposti dallo Stato e dal Piano di ripresa e resilienza per ogni Ats, ai cittadini che lo compongono spettano risorse diverse a seconda del suo affollamento.

Un esempio: la distribuzione delle risorse per la non autosufficienza è di 266.667 euro per Ats, nel veronese l’Ats 21 Legnago (153.354 abitanti) ha 1,72 euro a cittadino, l’Ats 22 Sona (299.070) 0,89, l’Ats 20 Verona 0,56 euro. Il Progetto di legge non ne tiene conto e ribadisce l’articolazione attuale degli Ats in Veneto.

«Macroscopica sperequazione»

«Di fatto si mantiene una macroscopica sperequazione che non possiamo accettare nell’interesse dei nostri cittadini e dei bisogni relativi ad aree di enorme fragilità come quella su minori, disabilità, anziani e servizi sociali», ha detto Provoli a commissari e assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, che da oltre due anni, per iscritto e in presenza, si sente ribadire la posizione di un quarto dei sindaci locali.

«Abbiamo espresso le nostre riserve, spiegato i bisogni dei nostri territori, chiarito come siano diversi da quelli della città anche solo tenuto conto della specifica distribuzione geografica e delle caratteristiche orografiche e spiegato come, alla luce di esperienze consorziali, si sia tutti pronti a farci carico della responsabilità organizzativa e gestione di un nuovo Ats che ricalchi il bacino dell’ex Ulss 24: le domande dei commissari e l’attenzione dell’assessore Lanzarin ci hanno fatto uscire già soddisfatti dall’incontro», considera Provoli, «non abbiamo mai dato per scontato che saremmo stati ascoltati».

La proposta

La proposta di ridefinizione dei distretti 1 e 2 nasce dal fatto che Verona gravita su entrambi e il dettato normativo configura un Ats agganciandolo a un distretto: per questa ragione il Comitato dei sindaci d’ambito, nelle scorse settimane, ha invitato i primi cittadini a indicare quale potrebbe essere il distretto al quale far riferimento.

«Il tutto in pieno accordo col distretto 1», chiarisce Provoli, «ma una ridefinizione che coinvolgerebbe un’area di quasi 140mila persone si tradurrebbe anche in un’articolazione più omogenea del bacino di afferenza dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio». «Tenuto conto delle difficoltà normative e della situazione concreta», conclude Annamaria Sterchele, assessore al sociale della Giunta Provoli e referente dell’Est veronese nell’ Ats 20, «chiediamo possa essere garantita equità a tutti i cittadini». •.

Paola Dalli Cani

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