Sta per iniziare l'anno scolastico e i ragazzi con la psiche più fragile temono l'impatto con il primo suono della campanella fino a trasformare l'ansia in patologia. Fino a meditare il suicidio. Gli psicologi li definiscono atteggiamenti anti-conservativi. Sempre più casi in ospedale. Sempre più ricoveri al San Bortolo. Richieste d'aiuto Ed è anche questa una novità. Fino a 15 giorni fa non ce n'erano. Le richieste di aiuto arrivano adesso. L'ipotesi è che sia l'imminenza della riapertura delle scuole a provocare questo violento cortocircuito che sconvolge il fisico e la mente.
Tre ragazzi sotto cura e analisi in questi primi giorni della settimana nel reparto di pediatria. Hanno 12, 13 e 14 anni. Un maschio e due femmine. Sul finire della scorsa settimana altri tre casi. Ancora adolescenti della stessa età. Pazienti non semplici da decifrare per il primario Massimo Bellettato, per la neo-primaria di neuropsichiatria infantile Elena Finotti chiamata con il suo team specialistico a trovare vie di uscita terapeutiche a questi ragazzi in grossa difficoltà.
Le paure. Ora non è più il Covid a tenere in ostaggio i più giovani ma è il timore della scuola. La ragione la spiega il dott. Bellettato che, nel suo reparto, ogni giorno deve affrontare i casi e i problemi più diversi: «L'inizio della scuola viene visto dai ragazzi meno strutturati come momento di stress, di confronto, di socializzazione. Vengono meno certezze legate a una quotidianità acquisita. E l'insicurezza li fa capitolare. Il doversi mettere in relazione con gli altri atterrisce. Peggiorano le situazioni di instabilità emotiva. Si accentuano anche i disturbi del comportamento alimentare. Sembra incredibile ma è così». Disorientati fra depressione e solitudine. Tristezza persistente. Come vagare fra disperazione e rabbia. Voglia di piangere che assale sempre più spesso. Sensi immotivati di colpa, di vuoto, di disagio interiore. Il sonno può essere disturbato da incubi o risvegli improvvisi. Mangiano molto di più o molto di meno. Sale l'ansia. Cresce il livello di angoscia. Aumentano i sintomi da panico. Hanno il pensiero costante della morte. Escogitano qualsiasi forma di auto-lesionisno. La paura della scuola che sta per riaprire può portare a questi stati di animo.
La fobia. È la fobia scolare. Una sofferenza da rifiuto scolastico. «Sono ricoveri lunghi - spiega il primario - . Restano qui da noi fino a due settimane». Se, da marzo del 2020 fino alla scorsa primavera, per la maggioranza dei ragazzi è stata la tempesta perfetta del Covid con la chiusura della scuola, il confinamento in casa, il cambiamento drastico della vita sociale, l'isolamento dai compagni di scuola, l'impossibilità di fare attività fisica, il concentrarsi spasmodico su computer e telefonini, la forzata e prolungata convivenza con la famiglia, a far aumentare in maniera esponenziale i disturbi della sfera psicologica, ora per gli adolescenti più deboli è il ritorno alla normalità a indurre il mal di scuola con tutto un corredo di conseguenze e di rischi da non sottovalutare. «La riapertura della scuola - spiega Alessandra Sala, responsabile del Centro provinciale per i disturbi del comportamento alimentare e direttrice facente funzioni di psichiatria 1 - per alcuni diventa un elemento di competizione e di performance. E quando assume questa dimensione ossessiva, questa rigidità, può innescare forme patologiche. Per questo bisogna lavorare molto sul fronte educativo. Bisogna far capire quale sia il benessere della scuola». Da qui a tentare di farsi del male il passo può essere breve. «Cercano di danneggiare il loro corpo perché paradossalmente questo riduce uno stato di sofferenza mentale. Il male fisico copre quello psicologico. È lo stesso meccanismo che provoca il disturbo alimentare. Ridurre l'alimentazione, riuscire a controllare il proprio corpo, diminuisce l'ansia. In condizioni prolungate di stress e nei soggetti più fragili mangiare sempre di meno fa pensare di poter controllare anche la propria vita».
È una fase, dunque, questa delle aule che tornano ad accogliere i ragazzi, in cui ricomincia anche il lavoro di collaborazione fra specialisti dell'ospedale e gli insegnanti.