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BODY ART

Pelle che «parla»
Rischi e novità
dal mondo dei tattoo

L’ultima novità per un tatuaggio? L’inchiostro bianco. È ideale per chi vuole realizzare tatuaggi delicati ed eleganti, non vuole ricoprire il proprio corpo con disegni troppo colorati o troppo scuri e punta ad un effetto sofisticato, glamour e meno appariscente. Per rendere un tatuaggio bianco visibile e compatto però serve il lavoro di tatuatori altamente specializzati, che passino più e più volte l’inchiostro sulla stessa zona, evitando di danneggiare i tessuti. A ricordarlo sono gli esperti della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), nel congresso tenutosi recentemente a Roma, che ribadiscono come tatuarsi non sia mai una pratica completamente esente da rischi per la pelle. «Con l’esposizione al sole l’inchiostro bianco tende ad ingiallire», spiega Antonella Tammaro, ricercatrice presso l’Università Sapienza di Roma, mentre quello nero può dare fenomeni di fotosensibilizzazione con conseguente effetto «rilevato» della cute. Per non parlare delle complicanze ancora più serie che possono prodursi a livello cutaneo e non solo». Nell’esecuzione dei tatuaggi esistono infatti numerose complicazioni, che possono essere di natura non allergica (come la dermatite irritativa da contatto e le reazioni lichenoidi), allergica (come la dermatite allergica da contatto e le reazioni sistemiche) oppure entrambe (come l’orticaria da contatto e le reazioni granulomatose)». Un capitolo particolare va riservato a chi soffre di allergia e intende tatuarsi. In questi casi il primo passaggio deve essere dallo specialista, per sottoporsi ad eventuali esami come il Patch test per identificare eventuali positività ai vari apteni (frazioni di proteine). Se compaiono reazioni, poi, si può arrivare ad effettuare una biopsia nell’area alterata del tatuaggio, con esecuzione dell’esame istologico. L’importante, insomma, è che la scienza abbia il suo ruolo e che il risultato del trattamento sia “elegante”. «Non stiamo parlando esclusivamente di eleganza del risultato», spiega il Presidente della Sime Emanuele Bartoletti. «Ci vuole eleganza nella selezione del paziente, ad esempio, che si basa sulla sensibilità del medico nell’individuare le esigenze di un particolare individuo. C’è poi un’eleganza dei movimenti medici: anche una semplice iniezione deve essere fatta bene, deve essere fatta in maniera cosciente. E poi, soprattutto, l’eleganza nella preparazione. Essere un medico estetico non significa buttarsi in un campo con lo scopo di ottenere soldi facili». E se si dovesse pentirsi di un tattoo? La risposta è soprattutto il laser. Ma non tutti i raggi sono indicati, ed ogni radiazione va ad influire solo su alcuni colori. Addirittura alcune tinte quasi non vengono eliminate. Ad esempio, quando i disegni sono di colore bianco o giallo, farli sparire può essere complesso. 

Federico Mereta

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