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Veronesi senza barriere

La «dislessia disegnata» di Gaia

Il vecchio gioco che si fa da bambini con l'elastico e consiste nel tenderlo fra due dita stese e poi nell'incrociarlo fino a farne un reticolato che con la giusta mossa finale scioglie il groviglio, ha ispirato la disegnatrice veronese Gaia Gaboardi, 27 anni, la quale ha utilizzato questa simbologia per raccontare la dislessia. Lei stessa la vive e magari si potesse risolvere col tocco magico ma occorre altro.

Raccontare il disturbo: si può e l'arte fa arrivare là dove pecca la comunicazione sociale sul tema o addirittura impaurisce col risultato, il più delle volte, invalicabile.

Grazie al disegno Gaia vive il peso della dislessia, proprio in virtù della complicità con la matita che rende tutto più leggero, in modo aperto, fiduciosa affinché il mondo che la circonda possa capire di cosa si tratti, relative sofferenze comprese.

A tal proposito Gaia ha realizzato il progetto Drrawing Dyslexia volto proprio a sensibilizzare sul DSA, ovvero il disturbo che a causa di una anomalia del neurosviluppo riguarda l'incapacità di leggere, scrivere e far di conto in modo corretto e fluente. La dislessia, comunque, non ha mai fermato Gaia che è laureata in Lingue e letterature straniere ( inglese, russo, spagnolo) a Verona ed ha da poco concluso uno stage sulle Risorse umane, divenendo tale.

"Disegnare per me è vita e mi permette di esprimere quello che provo mediante la mia caratteristica" spiega Gaia le cui opere, a cominciare dalla prima "Grovglio", sono davvero eloquenti, alcune delle quali fresche di viaggio avendo partecipato a svariate iniziative all'estero. "La mia insegnante di spagnolo che ho conosciuto in Ateneo al secondo anno durante il corso di laurea è la persona che più mi ha capita e devo a lei il superamento di tanti problemi che ho avuto negli anni perché il mio essere dislessica non veniva capito- prosegue Gaia confidando di avere sentito un sé anche rabbia- Una mente aperta, invece, abbatte le barriere e dà origine all'empatia terapeutica fonte di forza reciproca". Sono dunque lettere incastrate in una ragnatela gli elementi del primo disegno di Gaia che ha aperto le porte a tanti altri. Ora la giovane creativa sta inoltre seguendo un corso per diventare esperta dell'apprendimento linguistico, e con l'esame finale a luglio potrà poi insegnare le lingue ai ragazzi DS, il suo proposito professionale avendo sperimentato sulla sua pelle la dislessia.

"Il mio grazie va a Susana, la mia profe di spagnolo che mi ha indirizzato a questo corso- prosegue la Gaboardi- All'Università è stata la prima a parlarmi di dislessia e a rassicurarmi che non ero io sbagliata ma avevo un diverso modo di apprendere. Con lei ho trovato la formula giusta che funzionasse per me. Ha creduto oltretutto nella potenza creativa dei miei disegni e mi ha fatto capire che ho un messaggio da trasmettere. Le devo davvero tanto perché mi ha ascoltata e mi ha fatto credere in me stessa. Il nostro rapporto è stretto e continua".

La tavola raffigurante le lettere che si incrociano è stato utilizzata per la locandina di una conferenza alla École Normale di Parigi e poi in n Spagna dalla Federazione spagnola dislessia la quale aveva aperto un bando per scegliere un disegno da apporre sulla locandina di un convegno per la Giornata mondiale della dislessia, quindi ha girato tutta la Spagna ed è stato proiettata su un edificio a Castilla Leon, nonché comparsa su una emittente televisiva in Argentina. "Vorrei fare del mio progetto un libro che racconti la dislessia attraverso la mia esperienza, di tappa in tappa- precisa Gaia- Il prima, la diagnosi, il dopo, le difficolta, come è viverla, per sensibilizzare riguardo un disturbo che riguarda la società e di cui si parla poco nonostante la dislessia sia piuttosto diffusa. Vorrei mettere le persone che non sono dislessiche nei nostri panni, esprimere cosa proviamo e far sentire chi è dislessico meno solo. Anche io mi sono sentita molto accantonata, incompresa da tutti. perché non conoscevo altre persone col mio disturbo e non potevo parlarne, trovare chi mi potesse ascoltare. Credo perciò nel dono che mi ritrovo e nella potenza delle immagini, il mio canale. Disegnare col mio progetto è dare luce e voce al lato psicologico della dislessia perché spesso è trascurato dando risalto solo alle difficoltà specifiche attraverso manuali che mettono in evidenza solo gli errori che si commettono ma non l'aspetto interiore. Primaria è l'emotività, fondamentale, quella che mi interessa di più. Per troppo tempo ho creduto che il mondo non fosse fatto per noi, ma ora vorrei andare oltre e anche portare la mia esperienza nelle scuole". Quando era piccola Gaia ha iniziato la scuola e faceva errori si imputava il problema al fatto che fosse svogliata e distratta, oppure che non si impegnasse in modo corretto.

"Alle superiori i problemi sono aumentati ricorda Gaia- facevo ripetere e avevo difficoltà nell'esporre ciò che studiavo. La difficoltà più grande era quella nello scrivere. Mi è stato detto allora che non capivo un cavolo, che ero dislessica e mi si umiliava in classe da parte degli insegnanti. Ho messo a punto perciò delle strategie per compensare le mie difficoltà che tuttavia all'Università sono aumentate. Per mettermi a pari con i compagni dovevo studiare tanto e organizzarmi molto tempo prima, riuscendo per fortuna a fare tutto ma sfinita. È qui che la mia insegnate di spagnolo è intervenuta per aiutarmi sebbene non avessi ancora una diagnosi. Quanto tempo ho dedicato allo studio, quanta fatica e quanti pianti! I voti sono sempre stati alti ma avevo la consapevolezza che non si capisse lo sforzo e il disagio interiore. Si è creata in me la sindrome dell'impostore perché così mi sentivo ovvero che in me convivevano due Gaie, quella che tutti vedevano e quella che sentivo di essere io realmente, inferiori, incapace, diversa dagli altri, un puzzle sbagliato, colore fuori dai bordi. Sono le frustrazioni pesanti e il sistema scolastico che mi hanno fatto sentire così perché non mi incastravo secondo le regole consuete. Non è poi che finito il percorso di studi per un dislessico vada meglio perché le difficoltà le trovi anche nel lavoro . Nonostante io cerchi di focalizzarmi sui miei punti di forza e di usare gli strumenti compensativi, il disagio emotivo rimane. Il mio carattere di persona tranquilla che cerca di guardare sempre oltre rappresenta però la mia alba per abbattere le barriere. Più si parla di dislessia e meglio è per il dislessico stesso, per l'insegnante, il genitore, l'amico. Il mio progetto vuole dunque servire a me per essere la persona che mi è mancata e agli altri per essere persone complete. Per contatti gaia.gaboardi@gmail.com.

Michela Pezzani

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