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Villafranca

L’urologo Pecoraro in pensione: «Lascio un reparto di eccellenza»

Di padre in figlia Giuseppe Pecoraro con la figlia Francesca infermiera al Magalini FOTO PECORA
Di padre in figlia Giuseppe Pecoraro con la figlia Francesca infermiera al Magalini FOTO PECORA
Di padre in figlia Giuseppe Pecoraro con la figlia Francesca infermiera al Magalini FOTO PECORA
Di padre in figlia Giuseppe Pecoraro con la figlia Francesca infermiera al Magalini FOTO PECORA

In 42 anni di servizio, di cui 35 passati negli ospedali di Villafranca, Isola della Scala, e Bussolengo, ha curato i disturbi urologici di migliaia di pazienti, applicando tecniche sempre più all’avanguardia. Ora il dottor Giuseppe Pecoraro ha timbrato per l’ultima volta il cartellino al Magalini di Villafranca, in cui è entrato per la prima volta nel reparto di Urologia nel 1988 del quale, dal 2004, è diventato primario, trasformandolo in un unità operativa d’eccellenza, nella quale, per il solo tumore alla prostata, vengono curati ogni anni 300 pazienti.

Pecoraro, 68 anni, originario di Favara in provincia di Agrigento, ma villafranchese d’adozione da 35 anni, è una delle colonne del polo sanitario cittadino, avendone seguito tutte le vicissitudini degli ultimi decenni, compreso l’esilio forzato del reparto all’ex ospedale di Isola della Scala e poi a quello di Bussolengo, dal 2003 al 2018, dopo l’incendio doloso che il 23 marzo di 20 anni fa rese inagibile il Magalini.

«Ricordo ancora quel giorno», rivela Pecoraro. «Fui l’ultimo medico a lasciare la struttura. Il fumo acre e denso aveva invaso il reparto, all’ultimo piano: fummo fatti uscire attraverso le finestre dai vigili del fuoco con l’autoscala». Riguardo al suo pensionamento, Pecoraro confessa: «Avrei voluto in rimanere in servizio per un altro anno, ma i cavilli burocratici del regime pensionistico misto mi hanno spinto a presentare nei mesi scorsi la richiesta, altrimenti sarei stato penalizzato in futuro». Pecoraro non appenderà del tutto il camice al chiodo: «Continuerò a lavorare in un istituto privato della zona e ho ricevuto proposte dalla Sicilia per consulenze in cliniche per diffondere la laparoscopia di ultima generazione».

Da Palermo a Villafranca

Laureatosi in medicina a Palermo con 110 e lode nel 1981, Pecoraro si specializzò in urologia nel capoluogo siciliano e in andrologia a Pisa. «A Villafranca giunsi per concorso dopo una prima esperienza all’ospedale civico di Palermo perché consigliato dal compianto dottor Onofrio Sidoti, che proprio in quegli anni era passato dalla città palermitana al reparto di Urologia villafranchese, in qualità di primario: lo considero il mio maestro. Con noi due in equipe c’era il dottor Gaetano Grosso, oggi a capo dell’urologia di Peschiera». Pecoraro dal 1985 è sposato con Angela Cammareri, insegnante ora in pensione conosciuta ai tempi dell’università, da cui ha avuto Alessandro, 37 anni docente di italiano all’istituto Anti, e Francesca, infermiera, 35 anni, della direzione medica ospedaliera del Magalini, un piano sopra lo studio del padre.

L’urologo, che ha all’attivo 70 pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali, ripercorre alcuni passi avanti compiuti nel reparto villafranchese: «Nel 1995 fummo tra i primi in Italia a operare un tumore alla prostata per via laparoscopica, senza utilizzare il bisturi. Nel 2007, invece, a Isola della Scala eseguii uno dei primi interventi italiani per l’incontinenza maschile post operatoria». «In 35 anni», prosegue, «le cure sono migliorate tantissimo: il tasso di guarigione dal tumore alla prostata è superiore al 70 per cento. Il nostro reparto è centro di riferimento regionale per l’incontinenza urinaria maschile e femminile».

Passaggio di testimone

Per un Pecoraro che se ne va, un’altra resterà al Magalini, ossia la figlia Francesca, con in tasca laurea magistrale in infermieristica e master, in forza alla direzione medica ospedaliera dal 2022. «Ho ereditato la passione per l’ambiente sanitario dal papà», rivela la secondogenita di Pecoraro, «del resto io e mio fratello frequentavamo l’ospedale fin da bambini, quando il papà veniva chiamato per visite urgenti ci portava con sé, se la mamma era al lavoro, e lo aspettavamo in una saletta, mentre gli infermieri ci facevano da baby sitter». Pecoraro, nel 2013, tentò pure la carriera politica, candidandosi a sindaco della città in un movimento civico appoggiato dalla Lega. «Me lo chiese Flavio Tosi», rivela l’urologo, «allora ancora ai vertici regionali del Carroccio. Anche se arrivai terzo fu un’esperienza positiva, da cui nacquero amicizie anche con chi, all’epoca, era in schieramenti avversari».

Fabio Tomelleri

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