Quest'anno è stata particolarmente dura, seppur senza troppo affanno per le strutture ospedaliere. Ma ora il peggio è alle spalle. L'epidemia influenzale, che ha picchiato forte con una sintomatologia più marcata e periodi di convalescenza più lunghi rispetto agli anni scorsi, ha raggiunto e superato il picco e da alcuni giorni i numeri sono in discesa.
Il punto è stato fatto questa mattina in Azienda ospedaliera universitaria di Verona da Claudio Micheletto, direttore dell'Unità operatica complessa di Pneumologia che da alcuni giorni è anche presidente nazionale dell'Aipo, Associazione italiana pneumologi ospedalieri. Con lui, il direttore generale dell'Aoui Callisto Bravi e gli pneumologi Giuliana Festi e Domenico Maresca.
"L'influenza di quest'anno è stata caratterizzata da una sintomatologia piuttosto fastidiosa con rialzi febbrili frequenti e postumi lunghi. Fortunatamente, la maggior parte dei casi è stata trattata a domicilio e sono stati ospedalizzati solo i pazienti più fragili. Parallelamente, abbiamo avuto anche un rialzo dei casi di Covid ma siamo di fronte a una malattia ben diversa da quella di tre anni fa, con pochi ricoveri. Non ci sono state particolari criticità nemmeno durante i giorni delle festività, che pure preoccupavano. In semintensiva, sono rimasti occupati non più di 3 o 4 letti per la ventilazione polmonrare assistita", ha aggunto Micheletto.
La fase più critica, dettata anche da un virus influenzale particolarmente infettivo e a cui sostanzialmente, dopo anni di restrizioni e utilizzo di dispositivi di protezione individuale, la popolazione è meno preparata a fronteggiare, può dunque dirsi conclusa.