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L'incontro

Verona spinge la ricerca: «Presto un unico vaccino per influenza e covid»

Centro Ricerche - La sede attuale di Evotec-Aptuit in via Fleming
Centro Ricerche - La sede attuale di Evotec-Aptuit in via Fleming
Centro Ricerche - La sede attuale di Evotec-Aptuit in via Fleming
Centro Ricerche - La sede attuale di Evotec-Aptuit in via Fleming

Ciriaco Maraschiello cita Rita Levi Montalcini e, con la semplicità di chi la scienza la vive da decenni, con dati e processi spazza via due anni di perplessità e scetticismi sui vaccini anti Covid: «La scienza intimorisce solo chi non la conosce», dice e, con una vera e propria lectio magistralis, a chiusura dell’assemblea privata di Confindustria Verona, chiarisce il passato e punta il faro sul futuro della ricerca farmacologica. «Diamo ormai per scontata la facilità con cui abbiamo accesso a farmaci e cure», il commento del presidente della territoriale di Verona Raffaele Boscaini, «e spesso non ci domandiamo che percorso abbia fatto un medicinale prima di arrivare ai banchi delle farmacie.

La pandemia ci ha messo di fronte quanto la ricerca scientifica e farmaceutica siano essenziali non solo per la crescita di un Paese, ma per la nostra stessa vita». Maraschiello, Executive vicepresident e Global Head dello Sviluppo Farmaceutico di Evotec SE, cioè la piattaforma globale di sviluppo farmaceutico della multinazionale, oltre che General Manager di Evotec Verona, ha aperto le porte ieri della sede di via Fleming, raccontando quanto si fa dentro quei laboratori: «Creiamo le idee, le trasformiamo in prodotti farmaceutici e terapie che poi vengono ceduti ai big del settore», ha spiegato. Nei mesi dell’emergenza sanitaria il know how e il lavoro di questi 820 ricercatori sono stati fondamentali non solo per i risultati raggiunti nella lotta al Covid ma anche per la rivoluzione che permetterà «di migliorare la qualità del prodotto farmaceutico, la sua efficacia e la sicurezza», ha sottolineato.


Per capirla, questa rivoluzione, occorre fare qualche passo indietro. E osservare i numeri. Il processo di ricerca e sviluppo di un prodotto farmaceutico dura in media dai 12 ai 15 anni. Maraschiello ha preso in esame alcuni dei più recenti farmaci approvati dagli enti regolatori: l’iter del Ponvory, per trattare persone con la sclerosi multipla, è iniziato nel 2004, ha richiesto 17 anni e 2mila pazienti su cui è stato testato; il Jemperly, usato per curare alcune forme di cancro, è il risultato di dieci anni di ricerca e sviluppo con 644 pazienti esposti; per il Pfizer il processo è iniziato con l’esplosione della pandemia e in meno di un anno è stato creato il vaccino al quale sono stati esposti oltre 19mila pazienti.

Come è stato possibile? «Grazie a un grande progresso umanitario. E a diversi fattori: la vicinanza tra industrie farmaceutiche e agenzie regolatorie di tutto il mondo», ha elencato il General Manager di Evotec Verona, «la trasparenza dei dati clinici e i processi di autorizzazione agevolati e migliorati senza alcuno sconto sulla qualità del prodotto e sulla sicurezza». Grandi progressi sono stati fatti anche nella ricerca scientifica, «con l’identificazione delle potenzialità dell’Rna messaggero come terapia genica per curare malattie come cancro, ma anche la scoperta delle potenzialità delle nanovescicole lipidiche, capaci di includere materiale genetico nel loro interno, veicolarlo nel corpo umano e farlo arrivare dove serve». E poi c’è stato quello che Maraschiello ha definito il nuovo «oro nero: nel processo di ricerca e sviluppo farmaceutico vengono generati enormi quantità di dati. Abbiamo imparato a gestirli, a estrarre nuove informazioni grazie all’intelligenza artificiale, a costruire modelli che permettono di predire cosa succederà in fase clinica. Significa», ha precisato, «che riusciamo ad arrivare prima al paziente, moltiplicando la capacità di soluzione terapeutiche efficaci e sicure».
Questo è il futuro, nel quale si continuerà a fare i conti anche con il Covid: Maraschiello, rispondendo alle domande del pubblico, ha fatto chiarezza sulle future dosi di vaccino che ci aspetteranno: «Ci saranno dei richiami, con campagne vaccinali annuali, e si cercherà di unire in una sola dose l’anti-influenzale e l’anti-Covid: in un solo shot avremo tutto con una efficacia maggiore». •.

Francesca Lorandi

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