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FITNESS MENTALE

Correre per ricordare

Diciamolo. Per gli studenti di ogni età, tra alternanze di lezioni in presenza e online, qualche possibile impatto sulle modalità di apprendimento può esserci. E per gli adulti, magari sballottati tra l’ufficio e il divano di casa per la loro attività quotidiana, la risposta del cervello agli stress può avere avuto riflessi sul benessere psicologico. Ebbene, se vi sentite giù e vi sembra di far fatica a ricordare, sappiate che siete in buona compagnia. Ma c’è una contromisura semplice ed efficace da prendere, e a costo zero. Calzate le scarpette e, curando di mantenervi sempre a distanza da chi sta accanto, abituatevi ad una corsa quotidiana nella natura o a un’attività fisica che vi consenta di affaticarvi davvero. Anche se può sembrare strano la corsa lenta, la nuotata in piscina, la gita in bicicletta o la sessione in palestra (è importante che ognuno faccia ciò che più piace) potrebbero rappresentare veri e propri «ricostituenti» per le capacità di ricordare, specie in questo periodo di stress. Se non ci credete, andate a leggervi l’interessante studio dell’Università di Ginevra, pubblicato su Scientific Reports. La ricerca dimostra che un esercizio fisico intenso, consigliabile soprattutto ai giovani, potrebbe avere un impatto positivo sulla capacità di ricordare grazie ad un’attività dello sforzo sul sistema endocannabinoide. Questa azione si esplicherebbe attraverso un’azione sulle sinapsi, in pratica in punti d’incontro tra i vari neuroni. Le sinapsi stesse diventerebbero maggiormente «plastiche», cioè in grado di attivarsi recependo gli stimoli che vengono dallo sforzo «sano». Sia chiaro: per avere effetti di questo tipo, l’esercizio deve essere intenso, come a dire che la semplice passeggiata non basta. Il consiglio è di puntare su attività che mettano in qualche modo a dura prova il fisico, come ad esempio una pedalata sulla cyclette di almeno un quarto d’ora con pendenza e intensità elevate. Non per nulla, nella ricerca sono stati presi in esame giovani, non atleti ma comunque in forma, cui è stato chiesto di sottoporsi a test mnemonici dopo lo sforzo: i risultati in termini di ricordi sono stati sicuramente interessanti. Ma soprattutto, attraverso una risonanza magnetica funzionale e una misurazione dei parametri del sistema endocannabinoide nel sangue, si è visto che quanto più ci si muove con intensità tanto maggiori sono le attivazione dell’area dell’ippocampo, destinata proprio alla memoria. Come a dire che chi si muove, alla fine, può anche migliorare il rendimento a scuola e sul lavoro. Per riuscire ad immagazzinare e difendere i ricordi, in ogni caso, l’esercizio fisico è solo uno degli strumenti da mettere in atto. Ci vuole attenzione anche a tavola, solo per fare un esempio, perché è sempre vero il detto latino «mens sana in corpore sano». E bisogna sempre ricordare che l’allenamento, il «brain fitness», può essere di grande aiuto. L’esercizio del cervello può potenziare le proprie capacità in chi è normale ed anche contrastare l’evoluzione del quadro in chi ha i primi segni di decadimento. In questo senso, un aiuto può venire dal training cognitivo che mira a stimolare attività specifiche che richiedono l’attivazione di aree cerebrali implicate nei processi della memoria. Ciò che conta, insomma, è «fare ginnastica». Attraverso esercizi ripetuti gli individui possono migliorare le loro prestazioni mentali, analogamente a quello che avviene per il sistema motorio. Se poi si uniscono entrambi gli stimoli, possiamo solo migliorare!

Federico Mereta

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