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MALI DI STAGIONE

Allergie, colpito un veronese su quattro. Caldo e smog aumentano il rischio

Nella fascia under trenta il rapporto è di uno a tre. Gli uomini sono più colpiti.

Per un veronese su quattro, per lo più maschio e sotto i 30 anni, sta per iniziare il periodo più fastidioso dell’anno. L’arrivo della bella stagione, che libera nell’aria vari pollini, per chi soffre di allergie alle graminacee coincide con lacrimazioni e prurito agli occhi, naso che cola e congestione delle mucose fino a sintomi più seri come attacchi d’asma e dispnea, difficoltà a respirare. Le allergie colpiscono circa il 25 per cento della popolazione. Di queste, oltre il venti per cento riguarda le allergie da graminacee e pollini. E sono in crescita esponenziale, potenziate dall’inquinamento dell’aria e dai cambiamenti climatici.

Si presentano soprattutto tra gli under 30, nella fascia d’età giovanile il rapporto sale infatti ad un allergico ogni tre persone, in misura sensibilmente maggiore nei maschi rispetto alle femmine. Tuttavia, possono insorgere sensibilizzazioni anche in età adulta o addirittura in terza età. A fare il punto è il direttore di Allergologia – Asma center dell’Ospedale di Borgo Trento, Gianenrico Senna, responsabile del Centro regionale di riferimento per la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle malattie allergiche e specialista in Allergologia e Immunologia. Dopo due anni in cui, complice l’utilizzo delle mascherine imposto anche all’aperto, l’apparato respiratorio era più protetto da un lato per la riduzione dei rapporti sociali e dall’altro per una minore esposizione al polline, le allergie si sono in parecchi casi manifestate in modo meno violento, ora il fenomeno torna a manifestarsi in tutta la sua dimensione. E si tratta di un fenomeno aggravato dalla pessima qualità dell’aria e dai cicli naturali della vegetazione, che stanno gradualmente mutando.

 

Il clima che cambia

Sulle allergie ai pollini stanno infatti incidendo anche i cambiamenti climatici. «Se in America da alcuni anni assistiamo già alla doppia fioritura, in Italia fortunatamente ancora no. Eppure temperature più miti hanno già causato un prolungarsi e un intensificarsi dei pollini», analizza Senna. Se fino a qualche anno fa i mesi più critici per gli allergici erano sostanzialmente tre, da aprile a giugno indicativamente, ora la forbice si è ampiamente allargata. «I soggetti più sensibili sono potenzialmente esposti da marzo a ottobre. Inoltre, assistiamo a sempre più casi in cui la persona allergica lo è a più sostanze, sono polisensibili», riassume l’esperto.

 

Lo smog

Su questo fronte, gioca a sfavore l’inquinamento atmosferico. «Non c’è ancora un’evidenza scientifica ma sembra che la polisensibilizzazione sia dovuta anche a particelle rilasciate nell’aria dalla combustione dei diesel che potenziano l’allergene dei pollini. È ancora da verificare ma si tratta di un aspetto più che plausibile», spiega Senna.

 

L’immunoterapia

Quindi, come correre ai ripari? L’esperto tende ad escludere l’uso della mascherina, che in tempo di Covid ha comunque alleviato alcuni sintomi. «Lo trovo controproducente. Abbiamo armi più efficaci, oltre che sicuri, per contrastare le allergie e al tempo stesso vivere serenamente all’aperto». La terapia farmacologica, formata per lo più da cortisonici per via inalatoria e dagli antistaminici, tuttavia, può non essere sempre sufficiente. Il prolungarsi per parecchi mesi del tempo d’esposizione agli allergeni e la polisensibilizzazione sempre più diffusa ne mette l’efficacia talvolta a dura prova. E qui entra in campo l’immunoterapia: inizia ad ottobre, a periodo d’esposizione concluso, e si protrae fino a marzo. Impiega circa tre anni per diventare davvero efficace. «L’obiettivo di questa terapia, domiciliare, con compresse sublinguali, è ridurre la sensibilità ai pollini e dunque stare male per meno tempo. E permettere ai farmaci di poter svolgere pienamente il proprio lavoro», dettaglia Senna.

 

Gianenrico Senna Allergologo
Gianenrico Senna Allergologo

 

Donne in gravidanza

La raccomandazione è la cura anche durante l’attesa. «In gravidanza una donna non solo può ma deve curarsi, è utile per l’evolversi sereno della gestazione stessa. Inalatori a base di cortisone così come gli antistaminici possono tranquillamente essere assunti nei nove mesi», fa appello il direttore del reparto di Allergologia. Il consiglio, per tutti, rimane comunque quello di rivolgersi al proprio medico e di evitare il fai da te: no a farmaci che insieme all’antistaminico contengono vasocostruttori (tanto spray quanto orali) perché oltre ad essere controindicati in gravidanza, possono portare a tutti conseguenze a livello cardiovascolare.

Ilaria Noro

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