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CORRETTI STILI ALIMENTARI

A tavola contro il virus

Corretti stili alimentari. A tavola contro il virus
Corretti stili alimentari. A tavola contro il virus
Corretti stili alimentari. A tavola contro il virus
Corretti stili alimentari. A tavola contro il virus

Sei persone su dieci pensano che l’alimentazione possa aiutare a rendere più efficaci le difese del sistema immunitario nei confronti di virus e batteri. Ma una su tre non sa come muoversi in questo senso e quasi un terzo ha puntato, nel periodo di maggior vigore (e di chiusura) dell’epidemia di Covid-19 a rafforzarsi con prodotti vari, oltre che con una maggior attenzione a tavola. Leggendo queste cifre, frutto di uno studio condotto da Guendalina Graffigna, psicologa dei consumi e direttore del Centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica e presentato in un convegno organizzato a Cremona grazie al sostegno di Ircaf, Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi, viene da chiedersi chi abbia ragione. Tra tanti falsi miti – è girata anche la voce che per difendersi dal virus bisognasse sciacquare ripetutamente la bocca con acqua, quasi si trattasse di una sorta di lavaggio del nemico invisibile – viene da chiedersi come comportarsi. E la risposta, anche se può sembrare banale, è la più semplice: controllare il peso, mangiare molti vegetali di stagione e fare un pizzico di attenzione alla cottura, ricordando che qualsiasi cosa si mangi, nulla può fermare l’eventuale infezione. Ma un valido stato nutrizionale può influire. Eccome. «L’unica certezza è che il rischio di contrarre il virus Sars-CoV-2 non dipende dallo stato nutrizionale dell'individuo, ma dal grado di contatto con l’agente patogeno e quindi il distanziamento dalla persona infetta deve essere prioritario», segnala Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano. «La severità dell’infezione, invece, può dipendere anche dallo stato nutrizionale». Ma allora, cosa può fare un comune mortale? Controllare i chili di troppo è già una buona mossa. «In termini generali, la prognosi di Covid-19 è peggiore in chi soffre di patologie croniche, soprattutto a carico del cuore, o diabete e nelle persone in sovrappeso», spiega Andrea Ghiselli, presidente della Società Italiana Specialisti in Scienza dell’Alimentazione. «Chi soffre di sindrome metabolica (condizione in cui all’ipertensione si uniscono iperglicemia e grasso addominale), oltre ad avere un maggiore rischio d’infiammazione può presentare deficit di specifiche vitamine, prima tra tutte la D. «Nella dieta», sottolinea Ghiselli, «ci sono vitamine e minerali a iosa, per cui non è di questi che abbiamo carenze. Abbiamo invece grave carenza di equilibrio nutrizionale che non si aggiusta prendendo un pizzico di questo e un pizzico di quello, che anzi peggiora la situazione, ma cambiando stile di vita. Spesso infatti eventuali carenze devono essere viste come marcatori di uno stile incongruo e pericoloso». Via libera, dunque, a vegetali e simili, pur senza dimenticare le carni, ma ricordando che la conservazione e la cottura possono modificare il contenuto di vitamine e sali minerali potenzialmente utili per il sistema immunitario contenuti nei cibi. Volete un esempio? Pensate solo alla delicatezza che bisogna avere nei confronti delle vitamine idrosolubili, come la vitamina C e quelle del gruppo B (per esempio la B6 e la B12), oltre ai carotenoidi da cui origina la vitamina A. Se gli alimenti che ne sono ricchi sono nell’acqua, vengono cotti a lungo o rimangono esposti alla luce, piano piano questi componenti salutari tendono a perdersi.

femereta@tin.it

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