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A cura del dottor Federico Mereta

Il bisturi per trattare l’obesità potrebbe non limitare i suoi effetti al solo calo di peso, ma indurre una situazione metabolica completamente diversa rispetto a quella che si osserva quando i chili in eccesso «pesano» sull’organismo. A farlo pensare è uno studio italiano pubblicato su Obesity Surgery e su International Journal of Obesity che ha dimostrato come la chirurgia bariatrica malassorbitiva possa ridurre mediamente del 50 per cento l’incidenza di diabete, disturbi cardiovascolari, neoplasie, dislipidemia e malattie oculari nei pazienti gravemente obesi. Il tutto in confronto a soggetti non operati e sottoposti ad altri trattamenti medici e con lo stesso indice di massa corporea, sesso ed età e osservati nello stesso arco temporale. Nello specifico è stata dimostrata, negli anni successivi all'intervento, una riduzione della probabilità di contrarre diabete del 90 per cento, tumori dell’80 per cento, ipertensione del 70 per cento e malattie cardiovascolari del 36 per cento. Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Milano e da cinque strutture ospedaliere di eccellenza nella chirurgia bariatrica in Lombardia e ha analizzato, tra il 1999 e il 2008, la storia clinica di 1983 pazienti obesi con indice di massa corporea superiore a 35, di età compresa tra 18 e 65 anni e che si sono sottoposti a un intervento chirurgico o ad altri trattamenti medici. «È uno studio unico nel suo genere: si tenga conto che il tempo medio di osservazione dei pazienti operati, messi a confronto con quelli non operati, è molto lungo, pari a circa 13 anni di media», spiega Antonio Pontiroli, professore di Medicina Interna all’Università di Milano nonché ideatore dello studio.

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