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A cura del dottor Federico Mereta

«Mamma, ho mal di testa!». Sia per i più piccoli che vanno a scuola sia per gli adolescenti, questa frase è sempre più frequente. Sia chiaro: la cefalea occasionale, magari legata a condizioni specifiche come insonnia, abuso di strumenti tecnologici come smartphone e tablet, permanenza in ambienti poco illuminati o al chiuso con un conseguente sforzo oculare, assunzione di posizioni scorrette o alimentazione poco equilibrata, deve essere affrontata con tranquillità. «La cefalea è una condizione molto comune negli ultimi anni, anche in relazione a stili di vita scorretti che ne favoriscono l’insorgenza», spiega Giovanni Corsello, ordinario di pediatria all’Università di Palermo. Il primo approccio non è mai o quasi mai farmacologico ma «correttivo»: il paziente deve modificare le proprie abitudini, soprattutto alimentari, ed evitare di subire stress o pressioni psicologiche di qualsiasi tipo». L’importante, in ogni caso, è sapere come la situazione evolve nel tempo. Oggi ci sono strumenti in grado di aiutare l’individuo a prendere coscienza del problema e a tenere sotto controllo gli episodi, come il «Diario delle Cefalee», disponibile anche in versione informatica e che consente di registrare ed archiviare gli eventi fisiologici e patologici. «La cefalea è un sintomo definito aspecifico che si innesca quando c’è una condizione sfavorevole a livello del sistema nervoso centrale o della regione cranio-facciale. Va ben interpretato e il pediatra deve cogliere eventuali segni di rischio che possano far pensare a patologie più gravi», spiega ancora Corsello. «Ad esempio la cefalea notturna, o quelle che si associano ad alterazioni motorie e cognitive, all’interruzione dei rapporti sociali, al vomito». Importante è parlarne sempre col pediatra.

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