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A cura del dottor Federico Mereta

Più malattie croniche, minor autosufficienza e necessità di seguire le persone a casa nel tempo. Ma come siamo messi su questo fronte? Purtroppo per le cure domiciliari siamo il fanalino di coda in Europa, alla quale destiniamo poco più del 10 per cento della spesa sanitaria – a fronte di percentuali che superano il 25 per cento nei Paesi del Nord Europa –, pari a circa 15 miliardi di euro. Di questi, solo 2,3 miliardi (l’1,3 per cento della spesa sanitaria totale) sono destinati all’erogazione di cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie di circa 76 milioni di euro. I dati emergono dalla seconda Indagine sull’Assistenza Domiciliare in Italia, realizzata da Italia Longeva e presentata al Ministero della Salute. L’Indagine completa la panoramica sulla situazione nelle diverse regioni, avviata nel 2017, includendo ulteriori 23 Aziende sanitarie, che si sommano alle 12 esaminate lo scorso anno, per un totale di 35 Asl distribuite in 18 Regioni, che offrono servizi territoriali a circa 22 milioni di persone, ossia oltre un terzo della popolazione italiana. Il trend dell’offerta di cure domiciliari agli anziani si conferma in crescita (+0,2 per cento rispetto al 2016), ma resta ancora un privilegio per pochi: ne gode solo il 3,2 per cento degli over-65 residenti in Italia, con una forte variabilità a seconda delle aree del Paese, se non all’interno della stessa Regione, per quanto riguarda l’accesso al servizio, le prestazioni erogate rispetto quelle inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza, le ore dedicate a ciascun assistito, la natura pubblica o privata degli operatori e il costo pro capite dei servizi. Insomma, per aiutare le persone anziane a casa, soprattutto per il futuro, c’è ancora molto da fare.

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