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A cura del dottor Federico Mereta

Il Veneto rappresenta un modello nella lotta ai tumori. Nella Regione è infatti presente una delle sette reti oncologiche regionali: le altre sono Lombardia (in attesa di riorganizzazione e nomina referente regionale da oltre un anno), Piemonte e Valle D’Aosta, Toscana, Umbria, Liguria e la provincia autonoma di Trento. Altre sono state deliberate. Il vantaggio di questa organizzazione è legato al fatto che i pazienti mediamente guariscono di più rispetto al resto d’Italia. Il motivo? Lo segnalano gli esperti del Progetto periplo Onlus, nato con l’obiettivo di armonizzare i vantaggi di questo approccio in tutta Italia. I vantaggi sono infatti chiari: i pazienti possono accedere alle cure migliori, senza spostarsi dal proprio domicilio, con trattamenti uniformi sul territorio e meno sprechi di risorse per il sistema sanitario. Gli ospedali, inoltre, vengono utilizzati solo per le terapie più complesse, alleggerendo i dipartimenti, e le liste d’attesa possono essere ridotte. Il comune denominatore di una rete oncologica sono i Pdta, cioè i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. «Con questa iniziativa», spiega Pierfranco Conte, presidente di Periplo, direttore della Rete oncologica veneta e direttore della divisione di oncologia medica 2 all’Istituto Oncologico Veneto, «vogliamo rendere il percorso del paziente con tumore di migliore qualità e omogeneo sul territorio nazionale, attraverso il confronto dei percorsi assistenziali, in modo che possano essere applicati già pronti in quelle future, considerando che tutte le Regioni dovranno provvedere nel più breve tempo possibile. Già oggi, concluso il primo passaggio nell’ambito del tumore del seno, lavoriamo sul tumore del polmone».

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