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ORGOGLIO. Il capitano gialloblù torna protagonista con Di Carlo. «Mi ha spiegato che non avevo nulla da dimostrargli»

«Sì, il mister ci ha
cambiato. Ripagherò
la sua fiducia»

Sergio Pellissier esulta dopo il gol contro la Lazio FOTOEXPRESS
Sergio Pellissier esulta dopo il gol contro la Lazio FOTOEXPRESS
Sergio Pellissier esulta dopo il gol contro la Lazio FOTOEXPRESS
Sergio Pellissier esulta dopo il gol contro la Lazio FOTOEXPRESS

L’immagine del Chievo che ha voltato pagina è Sergio Pellissier. Il capitano torna protagonista e trascina tutto e tutti. Il gol numero 110 in Serie A ha un sapore speciale, non solo perché porta il secondo punto dell’era Di Carlo ed il terzo risultato utile consecutivo. Accanto a lui c’è Matteo, suo figlio. «Da quando ha iniziato a venire allo stadio non avevo quasi mai giocato e mi dispiaceva non essere ancora riuscito a dedicargli una rete. Volevo farlo prima di chiudere la carriera. Per questo dopo aver segnato sono corso ad abbracciarlo», racconta Sergio tenendo per mano il suo erede. Com’è possibile che uno degli ultimi bomber di razza rimasti in circolazione abbia scaldato per così tanto tempo la panchina di una squadra che aveva un bisogno disperato di gol e carisma, resta un mistero. «E pensare che qualche mio compagno deve ancora capire come potermi servire al meglio», sgrana gli occhi Pellissier. «Quelli come me, ormai non ci sono più. Sono tutti fisici, giocano con la palla addosso». Classe 1979, come Sorrentino. Un’annata doc. «Quando ho iniziato io nessuno ci regalava niente, la mia prima partita in A l’ho fatta a 23 anni, adesso a 18 li buttano nella mischia anche se non sono ancora pronti. Noi ci siamo conquistati il posto e non vogliamo lasciarlo a nessuno fino a che ne avremo la possibilità, perché giocare a calcio è una cosa fantastica». Una lezione di vita, più che l’analisi di una partita. «In questo senso, Di Carlo ha sposato la nostra filosofia. Pensate da quanto tempo non si vedeva il Chievo creare così tante occasioni», continua Pellissier. «Mi vien da sorridere se ripenso a quando davano del difensivista al mister. Lui ha sempre giocato con due punte e un trequartista». Ora Sergio e compagni sono «cosa seria» e le ultime prestazioni lo confermano. Contro il Parma qualcuno sogna il primo successo in campionato. «Ma non credo che gli emiliani siano così abbordabili, sarà un’altra partita in cui lottare risulterà indispensabile per provare a vincere. Contro la Lazio ci eravamo quasi riusciti ma se lasci due o tre occasioni ad Immobile è naturale che un gol riesca a segnartelo». A dar fiducia c’è pure una certa solidità difensiva che fino a qualche settimana prima sembrava una chimera. «Si difende da squadra, siamo diventati una squadra. Fuori dal campo siamo più uniti, scherziamo e ridiamo. Abbiamo trovato una serenità che prima non avevamo e il gruppo fa miracoli». Soprattutto se trainato da chi è un centenario dei gol in A e in tre partite appena da titolare l’ha messa dentro due volte. «Di Carlo ha fiducia in me, quando è arrivato mi ha assicurato che non avevo nulla da dimostrargli, una cosa fantastica. Mi ha spiegato che se avessi meritato di giocare sarei sceso in campo, altrimenti gli avrei dato una mano all’interno della squadra. Questo è parlare. Quando hai una persona che crede così tanto in te non puoi non restituirgli tutto quello che hai». Matteo sorride e si tiene stretta la maglia di papà. Il Chievo, invece, si tiene stretto il suo capitano. •

Davide Cailotto

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