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MARCO SESANA

«Generali-Cattolica,
un patto
per crescere»

Marco Sesana, classe 1973 coniugato con 3 figli, è il Country manager & Ceo di Generali Italia e Global business Lines
Marco Sesana, classe 1973 coniugato con 3 figli, è il Country manager & Ceo di Generali Italia e Global business Lines
Marco Sesana, classe 1973 coniugato con 3 figli, è il Country manager & Ceo di Generali Italia e Global business Lines
Marco Sesana, classe 1973 coniugato con 3 figli, è il Country manager & Ceo di Generali Italia e Global business Lines

Cattolica Assicurazioni verso la trasformazione in spa, un passaggio obbligato per rafforzare la Compagnia e propedeutico per allearsi a Generali che avrà una partecipazione del 24,4% a fronte di un investimento di 350 milioni circa, somma che coprirà buona parte dei 500 milioni di aumento di capitale ritenuto dall’Ivass indispensabile alla compagnia cooperativa scaligera per stare sul mercato. Un aumento che in più deve fare in brevissimo tempo. Il Leone di Trieste si mangia Cattolica? I vertici e il management di Cattolica stanno svendendo la compagnia? Stanno rinnegando i valori sociali, di solidarietà e di legame con il territorio che l’ha sempre contraddistinta? Ne abbiamo parlato con Marco Sesana, Country Manager & Ceo di Generali Italia e Global business Lines, uno degli artefici della partnership tra Cattolica e il primo gruppo assicurativo italiano con radici profonde in Veneto dal 1832 e terzo in Europa: 61 milioni di clienti, circa 72 mila dipendenti, presenza in 50 Paesi nel mondo dove raccoglie 69,7 miliardi di euro di premi e con circa 500 miliardi di euro di attivi gestiti. Dentro a questo perimetro di multinazionale assicurativa c’è il cuore italiano la Generali Country Italia: 24 miliardi di euro di premi, 13 mila dipendenti, una famiglia italiana su 3 ha una polizza Generali, circa di 10 milioni di clienti (di cui 2,35 milioni già connessi), 40 mila distributori a cui si aggiungono il canale online e la bancassurance. Alla guida di questa ammiraglia c’è Sesana, classe 1973, milanese, cresciuto negli oratori delle parrocchie della Brianza, una moglie e tre figli, e un pallino che è anche una passione: «un’azienda che sia cooperativa o no non cresce se non fa crescere i propri dipendenti, collaboratori e il territorio dove opera e dove vivono famiglie, aziende e associazioni».

È stato questo uno dei criteri per cui siete arrivati ad una veloce ma molto definita partnership con Cattolica?

Siamo stati convinti e siamo convinti che Cattolica abbia un grande patrimonio con grandi margini di crescita, grazie alle affinità di valori e la complementarietà di alcuni asset possiamo creare valore per i dipendenti, agenti e il territorio.

Ecco perché la vostra proposta era ampiamente superiore a quella di altri competitor: 5,55 euro per azione, pari al +53% sul valore di mercato che porta ad una valutazione a quasi 1,3 miliardi di Cattolica ad aumento avvenuto?

Sì, abbiamo fatto questa offerta perché riteniamo sia il giusto valore di una società che è radicata sul territorio con molte risorse umane e professionali, una rete di agenti importante e fidelizzata, e asset strategici come il terzo settore e gli istituti religiosi. Anche l’agroalimentare ci accomuna, dove siamo presenti dal 1851 con Genagricola, la più grande azienda agricola italiana che nasce con la prima bonifica fatta in Italia, a Caorle, da un soggetto privato. Un settore dove continueremo ad investire con il presidente Giancarlo Fancel.

Affinità industriali, e i valori?

Cattolica ha valori che fanno parte della nostra tradizione e delle nostre scelte: fare bene azienda mettendo la persona al centro. E a testimonianza di questo abbiamo creato un welfare aziendale tra i più avanzati in Italia, abbiamo molti progetti e iniziative nel sociale, terzo settore e cultura. In questo periodo di Covid abbiamo finanziato la diaria per interruzione di esercizio a 6 mila imprese che non avevano questa copertura, abbiamo offerto copertura a oltre 2 milioni di lavoratori di oltre 20 mila imprese, di cui circa 4 mila solo in Veneto. Ma non solo, grazie alla collaborazione con onlus sul territorio, abbiamo donato 1000 tablet a ragazzi e bambini che non potevano altrimenti usufruire della didattica a distanza. Ecco quello che dicevo prima: non cresce un’azienda se le persone, le famiglie e le aziende, anche piccole, non crescono. Il gruppo solo in Italia in questi mesi ha stanziato, in tutte queste iniziative, oltre 110 milioni di euro per far fronte all’emergenza sanitaria.

Avete intenzione di salire oltre il 24,4%?

Riteniamo importante ora avviare questa partnership, queste nozze in cui il nostro gruppo potrà contribuire con la parte tecnologica innovativa e creare benefici diretti immediati per i due gruppi su 4 aree strategiche di business: Asset management, Internet of Things, Business Salute e Riassicurazione, attraverso anche due nostre aziende, Welion, la società di welfare integrato per famiglie e imprese, e Jeniot, dedicata allo sviluppo di servizi innovativi nell’ambito della tecnologia digitale più avanzata.

Ma questa alleanza porterà delle economie di scala o riduzioni di personale?

No al contrario. Un’azienda che cresce aumenta i valori occupazionali. Ad esempio in Alleanza Assicurazioni, diventata la prima rete agenziale digitalizzata abbiamo un piano di 900 assunzioni di consulenti, che stiamo mantenendo anche in questo periodo di Covid -19.

Cattolica quindi rimarrà a Verona?

Sottolineo che stiamo parlando di un accordo industriale, quindi tutto rimane come prima, ma anche più di prima: noi siamo a Verona con la nostra società Das, società di assicurazione di tutela legale, e come socio di riferimento di Cattolica, possiamo dare un contributo strategico per la crescita della compagnia e del territorio.

Anche le partecipazioni di Cattolica in società ed enti rimarranno?

Siamo un socio di riferimento con il 24,4%, Cattolica continuerà a fare le scelte nel modo e con lo spirito che l’ha contraddistinta finora. •

Paolo Dal Ben

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