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Con Aida ritorno a casa
Verona è nel mio cuore

Il soprano uruguaiano Maria Josè Siri
Il soprano uruguaiano Maria Josè Siri
Il soprano uruguaiano Maria Josè Siri
Il soprano uruguaiano Maria Josè Siri

Maria José Siri è il soprano del momento. I recenti successi al Bolshoi di Mosca, a Berlino, Dresda, Roma, oltre all’ultima Madama Butterfly della Scala, ne hanno decretato la grande notorietà. Il soprano uruguaiano, che ieri sera ha vestito nuovamente i panni di Aida, è da tempo anche cittadina veronese.

Cantare l’eroina etiope cosa significa per lei?

Tornare a casa, in tutti i sensi, visto che abito a due passi dall’anfiteatro e considero l’opera come quella prevalente del mio repertorio con cui nel 2013 ho anche debuttato in Arena.

A Verona cos’altro avrebbe voluto interpretare?

Sicuramente Tosca, nella produzione realizzata da De Ana. Non ho potuta vederla alla sua prima del 2006 per cui ho acquistato il dvd. Grandissimo spettacolo, di estremo fascino. Chissà se potrò prendervi parte in futuro.

Come è arrivata al canto?

Casualmente. Ero già diplomata in pianoforte al conservatorio di Montevideo, ma volevo a tutti i costi la “licenciatura” (dottorato universitario). Stavo studiando anche il sassofono tenore, ma per il ritardo ad un corso sono finita ad una lezione di canto. Fu il classico fulmine a cielo sereno.

Cosa c’è alla base della sua professionalità?

Molta disciplina. Di conseguenza molta responsabilità e moltissimo studio. Più si progredisce nel repertorio e più matura la voce, più accresce il bisogno di approfondire lo “strumento”. Ne parlavo con Giovanna Casolla -pure impegnata in Aida come Amneris- la cui lunga carriera è un esempio per tutti. Certamente nel nostro caso ci vuole anche del talento.

Quella Madama Butterfly alla Scala le ha aperto altri traguardi nella carriera?

Non particolarmente. La mia carriera era già bene avviata. Senza dubbio il teatro milanese è una bella vetrina ed una “spinta” che non si può negare. E quello che mi ha concesso, grazie alla ripresa televisiva, di arrivare soprattutto al cuore della gente. In tanti mi hanno espresso la loro commozione: è il migliore risultato.

Un augurio prima di entrare in scena: se lo fa sempre?

Certo, fin da quando tocco il palcoscenico per le prove. Penso subito a quanti importanti cantanti hanno calcato quelle tavole prima di me. Spero di poterli imitare.

Come giudica il mondo della lirica italiana?

Sono ottimista perché vedo molto pubblico giovane che si sta avvicinando all’opera, con quelle anteprime o prove generali che molti teatri organizzano ad ingresso libero. Ma l’impegno deve essere doppio perché anche lo Stato deve metterci del suo, incentivando di più le disponibilità per la cultura, invece di deprimerla.

E la critica italiana?

Accetto quella che ha una piena cognizione della materia. Ma ci sono in giro degli sprovveduti che non conoscono nemmeno una nota.

Al di là del canto e della musica a cosa si dedica?

A fare la mamma: il più bel mestiere del mondo. Anche se la professione concede a volte poco tempo.

Come si trova nella sua abitazione veronese?

Meravigliosamente. Ho appena terminato alcune recite di Madama Butterfly a Macerata e non vedevo l’ora di ritornare a casa.

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