<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
SFILATE A DISTANZA

Tempo di showroom digitale

Una sfilata della collezione di Salvatore Ferragamo
Una sfilata della collezione di Salvatore Ferragamo
Una sfilata della collezione di Salvatore Ferragamo
Una sfilata della collezione di Salvatore Ferragamo

Il futuro delle sfilate sarà online? L’emergenza coronavirus ha ridisegnato i format tradizionali delle settimane della moda, tanto che Londra ha annunciato la prima «fashion week» interamente digitale, a giugno. Ma qualcosa si era già intravisto negli eventi di questi ultimi mesi, limitati o addirittura saltati a causa della pandemia. A febbraio, alla settimana della moda milanese, Salvatore Ferragamo aveva debuttato con un virtual showroom, rappresentando con il suo progetto un unicum: grazie ad Hyphen, società con sedi ad Affi, in provincia di Verona, Milano, Londra e New York, leader da oltre vent’anni nella costruzione dell’identità digitale, il brand ha realizzato in tempi record il primo showroom interamente virtuale per la presentazione, anche in remoto, delle collezioni. «Di fronte all’emergenza coronavirus abbiamo realizzato questa piattaforma in last minute, praticamente in quindici giorni», spiega Stefano Righetti, fondatore e Ceo di Hyphen, «e ci siamo riusciti perché già da anni lavoravamo con l’azienda per la creazione di gemelli digitali dei loro prodotti». Una volta entrato, il buyer può muovere l’immagine, vedere delle animazioni, osservare la trama del tessuto, le cuciture, i riflessi delle parti metalliche. Si è poi lavorato sui dati, quindi su tutte le informazioni tecniche e commerciali necessarie all’operatore, che ha esigenze differenti da Paese a Paese. Infine l’aspetto della privacy, perché è stato fondamentale rispettare la riservatezza del brand attraverso un sistema cloud privato. Tale è stato il successo di questa soluzione che grandi brand del settore lusso e moda nelle settimane successive hanno contattato Hyphen per poter avere un prodotto analogo: Max Mara, Safilo, Valentino, Etro, Canali, Diesel, Geox, solo per fare qualche esempio. Perché, evidentemente, anche la moda va verso la ricerca di soluzioni sempre più digitali. «Ma si stanno facendo avanti anche diverse piccole aziende», spiega Righetti, «che hanno bisogno di presentare il loro catalogo a buyer che non hanno la possibilità di venire in showroom. Stiamo quindi sviluppando un sistema su misura per queste realtà di dimensioni minore, con l’obiettivo di supportare un intero comparto», che rischia di pagare conseguenze pesanti a causa del Covid-19. Righetti però non immagina un futuro della moda interamente digitale. «Sarebbe impensabile», spiega, «l’ideale è una integrazione con il fisico con l’obiettivo di potenziare modelli applicabili in più settori». A fronte di questa domanda, Hyphen si sta ampliando. Prima dell’emergenza contava 80 dipendenti e un fatturato che nel 2019 si è attestato sugli 8 milioni di euro, grazie a servizi che vanno dalla consulenza in ambito di trasformazione digitale, sviluppo di soluzioni software di Product Content Management fino alla creazione di pacchetti di strumenti e servizi dedicati alla gestione dei processi di shooting fotografico. L’organico si sta ampliando con l’inserimento di una quindicina di nuove figure e la creazione di una «academy», che formerà gratuitamente dei giovani per andare a creare quelle nuove professionalità che il digitale richiede ma che scarseggiano sul mercato del lavoro: figure che potranno essere messe a disposizione dei clienti come risorse da assumere, in grado di governare le nuove tecnologie.

Francesca Lorandi