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Prima sessione

Può l’Italia diventare un leader tecnologico?

“PUÒ L'ITALIA DIVENTARE UN LEADER TECNOLOGICO? LE CONDIZIONI ABILITANTI. GLI ERRORI DA EVITARE" 

Partecipano Gianmarco Montanari, direttore generale dell’IIT, Gianluigi Viscardi, presidente di Intellimech, Alfonso Fuggetta, CEO di Cefriel, e Marco Hannappel, Vice Presidente di Confindustria Anitec-Assinform e Presidente e AD di Philip Morris Italia.

 

Gianmarco Montanari:  «L’Italia può diventare un leader tecnologico? Sì, ma tra le prime 20 società tecnologiche mondiali nessuna è italiana, e pochissime sono europee». «L’Iit - ha sottolineato Montanari - è un esempio positivo, partito da zero e ora tra i primi attori nel suo settore. Dobbiamo essere ottimisti ma con realismo». 

Gianluigi Viscardi: «L'Italia non può, deve diventare leader tecnologico. Per diventare i leader tecnologici dobbiamo preparare gli imprenditori, aiutarli nel passaggio verso la digitalizzazione. L'importante è che quello che si fa dia valore all'azienda. Il punto più importante è fare ecosistema». Qual è il segreto per mettere al tavolo tanti imprenditori attorno a un tavolo per lavorare e investire insieme? «Soprattutto nelle piccole e medie imprese dobbiamo aiutare gli imprenditori e fare in modo che vi sia emulazione. Far vedere chi ha già compiuto un percorso. In un'era di digitalizzazione l'imprenditore non ha più in mano l'azienda come prima. E su questo stiamo lavorando come Confindustria». «Per quanto riguarda i cambi di produzione siamo in ritardo nel nostro Paese. Le nostre fabbriche devono essere veloci per riconvertire i lori prodotti». 

Alfonso Fuggetta: «Noi abbiamo bisogno di mettere in campo politiche per innovazione e ricerca nel nostro Paese. Siamo ancora troppo indietro rispetto alle sfide del Paese. Servono: visione condivisa (programma di medio e lungo periodo, nessun intervento di breve respiro può aiutarci); ci vuole coerenza tra Stato, Regioni ed Enti locali. Sono tre le parole chiave: organicità, le singole misure devono essere chiare, focalizzate e dobbiamo garantire la competizione. Basta con l'assistenzialismo diffuso. Chi è più bravo deve avere spazio e strumenti per svilupparsi. Bisogna completare l'infrastrutturazione digitale del Paese; finanziamento strutturale alla ricerca di base; finanziamento dell'innovazione. Lo Stato deve mettere in campo meccanismi di garanzia che permettono ai privati d'investire». «Se mettiamo in campo un programma di iniziative secondo questi criteri possiamo evitare gli errori passati». «La ricerca deve essere libera, ricca di sorprese. Incanalarla significa perdere potenzialità. Dobbiamo lasciare spazio a chi fa ricerca di base». «Punterei poi sugli obiettivi: le imprese devono veloci, rapide, interconnesse e in grado di fare sistema». 

Marco Hannappel «Nel 2016 abbiamo cambiato, per diventare leader nei prodotti senza fumo. L’anno scorso abbiamo investito il 98% del nostro budget in ricerca e sviluppo sui prodotti innovativi».  «L’Italia - ha proseguito Hannappel - ha eccellenze nella meccatronica che possono collaborare anche con le multinazionali. Firmeremo presto un nuovo memorandum con Coldiretti da oltre 500 milioni per la fornitura della filiera agricola. Collaboriamo con i consorzi, con le università, con i politecnici. Il nostro stabilimento di Bologna è una "fabbrica di fabbriche", divenuta modello per i nostri nuovi impianti in tutto il mondo. Per il futuro vogliamo continuare a investire in competenze italiane. Abbiamo la possibilità di costruire co-design con la meccatronica dell’Emilia Romagna e del Veneto. Abbiamo annunciato l’investimento di 100 milioni a Taranto per il nostro nuovo Digital Center dove lavoreranno 400 persone. A Bastia Umbra abbiamo aperto il nostro centro tecnologico - ha quindi concluso - che propone Call for Innovation rivolte alle startup».