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TAVOLA ROTONDA

«Le nuove tecnologie cambiano gli scenari»

Il panel dei relatori
Il panel dei relatori
Il panel dei relatori
Il panel dei relatori

Lo chiamano Job-hopping, un fenomeno nato in America e ormai diffuso anche in Italia e con cui è quasi un obbligo fare i conti: è l’abilità, o meglio la necessità, di cambiare spesso lavoro. Per farlo sono indispensabili competenze e capacità sempre più trasversali e aggiornate. Una tendenza presente nel Paese già da tempo e enormemente amplificata con la pandemia. Ma che si scontra con i primi ostacoli «Made in Italy», a partire dalla reticenza alla formazione delle persone occupate (25-65 anni): il 70% di loro non intende formarsi.

Segue un’altra nota dolente: un italiano su due è privo di conoscenze base in campo tecnologico e informatico. Peggio di noi, in Europa, solo Bulgaria, Romania, Cipro e Lettonia. Dati snocciolati durante la seconda parte dell’evento «Aspettando il Festival del Futuro», organizzato dal Bresciaoggi nell’auditorium della Camera di Commercio di Brescia. Una tavola rotonda per approfondire le opportunità dei giovani nel mondo del lavoro, alla luce degli stravolgimenti in atto. «È impossibile pensare che resteremo fermi sullo stesso impiego per tutta la vita - tiene a specificare Roberto Pancaldi, managing director di Mylia-The Adecco Group -. L’accelerazione del mercato porta ognuno di noi ad avere l’esigenza di aggiornare continuamente la propria preparazione, non solo digitale ma pure umanistica: due ambiti nettamente opposti ma che viaggiano di pari passo. L’inserimento della tecnologia, infatti ha portato e porterà a un conseguente cambiamento nell’inserimento del lavoro e a una evoluzione nel modello di leadership». Un mondo in trasformazione, pronto ad accogliere le nuove generazioni. «Dovremo capire, però, se i giovani saranno altrettanto in grado di accogliere queste sfide. Le prospettive per loro sono positive e discrete - aggiunge Pancaldi -: avranno notevoli possibilità ma, è quasi inutile dirlo: è indispensabile arrivare preparati a quel tipo di richiesta, studiando e aprendo le porte a una formazione professionale continua». Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede, infatti, da qui al 2026 l’inserimento di 81mila persone, la metà delle quali in due macro aree ben specifiche: quella relativa alla Digital transformation e quella orientata alla Green economy. Già identificati i profili più ricercati, tra cui: analisti di sicurezza dell’informazione, designer di interfaccia web, responsabile di dati clinici, sviluppatori di software, analista di cambiamenti climatici, installatore fotovoltaici, economisti ambientali e specialisti delle risorse idriche. Una mancanza di professionalità sofferta da Davide Felicioli, founder&head of sales di 19Adv. «Il digitale, è vero, attrae i giovani ma per aspetti più secondari e quasi marginali - spiega -, trovare qualcuno che abbia una percezione più ampia dello strumento, che non sia limitato e purtroppo superficiale, è assai raro. Dobbiamo far capire che il digitale non è mai un fine ma solo un mezzo per raggiungerlo. Un driver che deve essere sfruttato per arrivare all’obiettivo o alla costruzione di mercati futuri, per ottenere risultati ed essere maggiormente attrattivi. Non c’è solo il social media manager: esistono figure verticali molto ricercate e ben remunerate, che possono fare la differenza all’interno di un’azienda». Una insufficienza di lavoratori che colpisce diversi settori.

A soffrire particolarmente questa carenza è il settore edile, oggi più che mai vivo. «Il post Covid, il 110% e il Pnrr sulla rigenerazione urbana, ci hanno messo nella condizione di avere davanti a noi un periodo di medio e lungo termine molto importante, di gran lunga superiore alla forza lavoro di cui disponiamo - sottolinea Paolo Bettoni, presidente di Eseb, ricordando il cambiamento epocale che ha investito il comparto: «Dimenticatevi il muratore con la sacca di cemento sulle spalle, l’edilizia è tecnologia e innovazione. Il nostro istituto è punto di riferimento in Italia per l’avanguardia dei corsi, Ma abbiamo perso affluenza e abbiamo profondamente bisogno di tecnici specializzati». Un’innovazione che si riscontra anche nel mondo dei servizi pubblici «spesso visti erroneamente come un ambiente particolarmente capace di mostrare resistenza al cambiamento ma che in realtà - specifica Gianluca Delbarba, leader di Acque Bresciane - è soggetto da tempo a una spinta alla modernizzazione in ambito tecnologico o nella modalità di erogazione dei servizi». Chi, invece, intende restare «una mosca bianca, poco digital ma molto physical» è Cristian Fracassi, fondatore di Isinnova: «un incubatore e sviluppatore di idee innovative concrete e tangibili», portato alla fisicità della professione «in una provincia che ha fatto della manifattura la sua anima distintiva». •.

Marta Giansanti