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Il nobel per la chimica

Gli eroi della Scienza che hanno reso il mondo «ricaricabile»

Nobel Chimica agli inventori del 'mondo ricaricabile'

Se oggi possiamo utilizzare a lungo lo smartphone, ricaricare il pc e usare le auto elettriche, il merito è dei tre Nobel per la Chimica 2019: John B. Goodenough (97 anni) dell’Università di Chicago, M. Stanley Whittingham (78) della Binghamton University e Akira Yoshino (71) della Meijo University sono stati gli autori della rivoluzione che ha reso il mondo «ricaricabile».

In una staffetta partita negli anni ’70, in piena crisi petrolifera, sono riusciti a trovare la strada per mettere a punto batterie ricaricabili ad alta efficienza, come quelle agli ioni di litio, fino a portarle sul mercato, nel 1991. È stato l’inizio di una vera e propria rivoluzione nell’elettronica, che in pochissimo tempo ha reso i telefonini più piccoli e sottili e i computer portatili più leggeri, ha visto l’arrivo dei lettori MP3 e tablet. Il Nobel che celebra le batterie agli ioni di litio arriva proprio nei 150 anni della Tavola periodica, ha rilevato Bonnie Charpentier, presidente della Società Americana di Chimica. «In questo Anno internazionale della tavola periodica - ha detto - sono onorata di questo premio». Soprattutto considerando «la crescente minaccia dei cambiamenti climatici, l’annuncio di oggi costituisce un benvenuto luminoso alla portabilità dell’energia, che ha reso possibili progressi senza precedenti nelle comunicazioni e nei trasporti». Ai tre Nobel per la Chimica 2019 va anche il merito di avere aperto la strada alle auto elettriche, ha rilevato Pierpaolo Prosini, responsabile del Progetto accumulo elettrochimico dell’Enea.

«È un Nobel assegnato in un momento molto particolare - ha detto il ricercatore -, se consideriamo che lo sviluppo delle auto elettriche è stato reso possibile propri grazie alla disponibilità di queste batterie». Le tecnologie basate sul litio hanno anche aperto la strada all’utilizzo più esteso delle energie rinnovabili, che per essere utilizzate al meglio hanno bisogno di sistemi per accumulare e immagazzinare l’energia prodotta. Unico rimpianto, ha rilevato ancora Prosini, è notare che manca all’appello un protagonista della ricerca sulle batterie agli ioni di litio: l’italiano Bruno Scrosato, che ha insegnato a lungo nell’Università Sapienza di Roma ed è stato per anni presidente della sezione ’Batteriè della Società elettrochimica degli Stati Uniti.

 

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