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Al Festival del Futuro

La popolazione invecchia, ma è più sana e attiva

Al Festival del Futuro
Nonna e nipote, generazioni a confronto
Nonna e nipote, generazioni a confronto
Nonna e nipote, generazioni a confronto
Nonna e nipote, generazioni a confronto

Un bicchiere che può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Secondo il World Population Prospects 2019, per la prima volta nella storia, nel 2018, gli over 65 hanno superato in numero, a livello globale, i bambini con meno di cinque anni. Un cambiamento demografico frutto di dinamiche diverse: alcune positive, come ad esempio i grandi passi avanti compiuti dalla medicina, altre meno, come il tasso di natalità in costante diminuzione, soprattutto nei Paesi con un’economia più sviluppata. Aumenta quindi l’aspettativa di vita, con ricadute anche sul mondo del lavoro: si va in pensione sempre più tardi.

 

«Vivere più sani e più a lungo: sfide e promesse per il prossimo decennio» è quindi un tema fondamentale da analizzare. E non a caso, grazie alla collaborazione con l’Università di Verona, sarà al centro di un panel nel primo Festival del Futuro, che si terrà nella città scaligera all’auditorium della Fiera il 16 e 17 novembre. Ne parleranno Mauro Zamboni, docente del dipartimento di Chirurgia all’Università di Verona, Giuseppe Recchia, vice presidente della Fondazione SmithKline, Paolo Fiorini, docente al dipartimento di Informatica all’Università di Verona, Odile Robotti, amministratore delegato di Learning Edge, Chiara Bovo, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, e Gabriele Cappellato, professore emerito di progettazione architettonica all’Accademia di architettura dell’Università Svizzera italiana. A seguire Filippo Alongi, direttore del dipartimento Radioterapia oncologica avanzata all’Ospedale Sacro Cuore di Verona, condurrà un focus dedicato alla «Medicina moderna: la Radioterapia, cura non invasiva dei tumori che aumenta la sopravvivenza e la qualità della vita».

 

Salute e lavoro, due temi fortemente intrecciati, come dicevamo. «Si considera di norma che gli over 65 siano meno produttivi – racconta Enrico Sassoon, direttore responsabile di Hbr Italia –, necessitino di maggiore assistenza e nell’insieme comportino un rallentamento della crescita economica. Ma nei fatti non sembra che la realtà sia così fosca, al contrario. Non solo gli anziani appaiono molto più attivi e produttivi di quanto non lo fossero i loro coetanei 20 o 30 anni fa, ma sviluppano doti come l’esperienza, l’equilibrio e l’accumulo di conoscenze e competenze che li rendono preziosi in ambito lavorativo». Un patrimonio, quindi, da non farsi sfuggire: sì, il bicchiere è mezzo pieno.