<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Presidente degli Osservatori Digital Innovation

Bertelè: «Digitale e occupazione, fondamentale la formazione continua»

Presidente degli Osservatori Digital Innovation
Il professore Umberto Bertelè
Il professore Umberto Bertelè
Il professore Umberto Bertelè
Il professore Umberto Bertelè

Digitalizzazione e cambiamenti nel mondo del lavoro, l’Italia deve farsi trovare pronta di fronte a queste grandi trasformazioni; il rischio è di restare perennemente ai margini della competizione internazionale. Lo sostiene Umberto Bertelè, veronese, professore emerito di Strategia, tra i fondatori del corso di laurea in Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e presidente degli Osservatori Digital Innovation, che sarà tra i protagonisti della prima edizione del Festival del Futuro e speaker della quarta sessione dal titolo «La rivoluzione tecnologico-digitale: implicazioni per il mondo del lavoro», in programma sabato 16 novembre alle 16 all’auditorium della Fiera di Verona.

 

Professore, il tema portante del suo intervento saranno le trasformazioni che la digitalizzazione sta portando nel mondo del lavoro. Quali le tendenze in atto? Quali i settori economici più coinvolti?

Molti settori hanno già visto grandi cambiamenti. Il mondo dell’auto è in violenta trasformazione, con la spinta verso l’auto elettrica, a fronte dei rischi posti dal riscaldamento globale; con il car sharing, con la presenza sempre più elevata dell’elettronica nell’auto, che da un peso del 20 per cento sul costo complessivo a inizio secolo sta «veleggiando» verso il 50 per cento; con l’introduzione di sistemi di produzione ad automazione molto elevata («Industria 4.0»), che riducono il numero di addetti e modificano le caratteristiche del lavoro e le competenze necessarie. La previsione è che il numero di posti di lavoro toccato dalla digitalizzazione sarà molto alto: diversi lavori spariranno, altri saranno soggetti a trasformazioni più o meno profonde, altri potranno nascere grazie all’emergere di nuove esigenze. Bisogna farsi trovare pronti: purtroppo in Italia non siamo brillantissimi in questo, ho i miei dubbi sul fatto che i governi che si sono succeduti stiano dando la giusta importanza a questi cambiamenti.

 

Gli Osservatori Digital Innovation, di cui lei è cofondatore, nascono nel 1999. Come si sono evoluti i vostri ambiti di ricerca in questi venti anni?

Vent’anni fa nacque il primo osservatorio, oggi sono più di trenta, con una struttura di 120 persone, per lo più ricercatori del Politecnico e quasi tutti ingegneri gestionali. Cerchiamo di indagare quei comparti dove l’effetto del digitale si fa sentire di più, tendiamo ad abbandonare quelli in cui è ormai strutturale. Il tema dell’e-commerce, ad esempio, è in continua evoluzione: coinvolge la ristrutturazione delle reti commerciali. Ma ci occupiamo anche di smart working, identità digitale, nuove forme della logistica.

 

Viste le trasformazioni in atto, di quale tipo di competenze avrà più bisogno il mondo del lavoro?

La formazione continua sarà fondamentale. In molti ambiti non basta però la pura conoscenza digitale, bisogna saperla applicare al business. In Italia ci sono poche grandi imprese, ci dovrebbe essere un maggior supporto pubblico per stimolare la moltitudine di imprese che, per scala ridotta e/o per assenza di competenze, hanno meno capacità di organizzare la formazione continua. E dovrebbe crescere la disponibilità delle imprese a spendere per la formazione, a considerare le risorse umane un investimento vitale piuttosto che un costo da minimizzare.