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Il presidente di Confindustria Verona

Così l’innovazione tecnologica
rivoluzionerà imprese e lavoro

Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona

La rivoluzione tecnologica si sta sviluppando e diffondendo a ritmi vorticosi, costringendo le imprese a un cambio di mentalità, che si traduce in nuovi modi di fare business. Il tema sarà al centro del dibattito al Festival del Futuro, in programma il 16 e 17 novembre alla Fiera di Verona: tra i partner dell'evento c'è Confindustria Verona il cui presidente, Michele Bauli, sottolinea: «L'uomo è e sarà sempre centrale nell'impresa».

Presidente, in che modo lo sviluppo esponenziale della tecnologia sta modificando il tessuto imprenditoriale?

La tecnologia che cambia porta sempre con sé una rivoluzione. Quella digitale è certamente tra le più dirompenti che vivrà la nostra generazione di imprenditori e le persone che lavorano nelle imprese. Imporrà a tutti un nuovo modo di pensare. Rafforzamento delle filiere, upskill e reskill delle persone, network tra imprese e tra imprese e altri soggetti, come ad esempio i centri di ricerca: sono questi alcuni tra gli effetti che vedo come più forti. Ci sarà un nuovo mindset (mentalità, ndr) delle organizzazioni aziendali: più curiose e più aperte a recepire gli stimoli esterni che vengono dalle nuove tecnologie, per tradurli in nuovi modi di fare business e di gestire i processi.

E Confindustria come può aiutare le aziende in questo cambiamento?

È nostro compito accompagnarle in quei processi di innovazione che vanno ben oltre l'acquisto di un macchinario o di un software. Per questo abbiamo creato Speedhub il nostro Digital Innovation Hub: una fondazione specializzata nella digitalizzazione che, con le sue relazioni con i più importanti centri dell'innovazione e aziende, ha l'obiettivo di rendere le imprese e il territorio più competitivi.

Quale sarà il ruolo dell'uomo nell'impresa del prossimo decennio?

Io credo nella supremazia dell'intelligenza umana. Ma la sfida è grande per riuscire a dominare la tecnologia e per renderla uno strumento di potenziamento dell'uomo, ed evitare di esserne travolti. O, ancora peggio, non accorgersi che la tecnologia sta galoppando con il rischio di lasciare le imprese meno attente irrimediabilmente indietro. Si tratta di una sfida che non è solo dell'impresa ma di tutto il sistema economico e assieme ad esso del sistema formativo, che dovrebbe cambiare marcia ad una velocità doppia per recuperare sulla tecnologia.

Come cambieranno le professioni tradizionali?

Il World Economic Forum calcola che il 65% degli studenti delle scuole superiori farà un lavoro che ad oggi non esiste e che il 35% delle competenze necessarie per il mondo del lavoro cambierà dal 2020. Sta aumentando la fluidità e i confini tra i profili professionali non sono più netti ma si stanno affermando lavori ibridi: tecnici con capacità comunicative, grafici creativi con competenze di programmazione.

Un patto tra scuola e aziende può facilitare lo sviluppo di queste nuove competenze?

Penso all'esempio positivo degli Its. A Verona abbiamo diversi indirizzi tutti eccellenti che garantiscono ai ragazzi un'occupazione anche superiore al 90%. Tuttavia il numero annuale dei diplomati è ancora troppo basso. Esiste inoltre un grande disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Confindustria calcola che entro il 2021 resteranno scoperti 195mila posti di lavoro in sei settori cardine del Made in Italy: tecnologie dell'informazione, meccanica, chimica, tessile/abbigliamento, alimentare e legno/arredo.

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Francesca Lorandi