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PRIMA SESSIONE

Andrea Crisanti: «Oms non altezza per motivi strutturali e politici»

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
L'intervento di Crisanti

PRIMA SESSIONE
LA SFIDA GLOBALE PER LA SALUTE

Ospiti: Giuseppe Lippi dell'Università di Verona, Francesca Pasinelli, dg di Telethon, Luciano Ravera, ceo di Humanitas e Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia e Microbiologia Clinica, Università degli Studi di Padova.

 

Andra Crisanti: «Per diversi decenni nessuna pandemia è stata importante, a parte alcune variazioni del virus dell'influenza. Il salto di specie è un fenomeno già accaduto in passato, e anche di recente come per l'HIV o la sifilide. Quello che stiamo facendo, distruggendo foreste tropicali o uccidendo animali selvatici per nutrimento, facilita invece il salto di specie. I virus ci colpiscono se invadiamo le nicchie ecologiche degli animali. Per prevedere il futuro bisogna guardare al passato. Tutti i virus hanno colpito il mondo nel momento in cui i nostri antenati si sono dedicati all'allevamento degli animali e sono entrati in contatto con una nicchia ecologica diversa. Se invadiamo la nicchia ecologica degli animali il 'salto' di specie aumenta, non nei viaggi».

 

«L’Oms non è stata all’altezza della situazione per due motivi. Uno strutturale, nel senso che è diventata un’organizzazione gigantesca, estremamente burocratica e molto distaccata dal campo. L’altro politico, perché è influenzata in modo sproporzionato da donatori esterni che hanno un'agenda politica, che possono essere case farmaceutiche, donatori privati o anche stati. Il fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità per esempio non includa Taiwan è l’esempio dell’inadeguatezza di questa struttura, perché se si chiama OMS dovrebbe includere tutti, indipendentemente dalle relazioni politiche che i diversi stati hanno tra loro. Questa stortura è emblematica e sicuramente ha avuto un impatto su questa epidemia, perché gli allarmi lanciati da Taiwan sono stati completamente ignorati per il semplice fatto che non apparteneva all’OMS perché c'è un veto su Taiwan. Ecco, questa non è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che noi vogliamo per il futuro». 

 

«In Italia ci siamo cullati sull’illusione che la pandemia sarebbe finita non essendo così preparati alla seconda ondata. Vi sono due approcci per uscire dalla pandemia. Uno più tradizionale, di contrasto delle catene di trasmissione sul campo, e diversi stati ne sono usciti con successo, come la Cina ma anche il Vietnam e Taiwan, la Nuova Zelanda e l'Australia. Hanno combinato il distanziamento sociale con misure estremamente incisive per bloccare la trasmissione sul territorio. Poi la tracciabilità e l'utilizzo dei tamponi per tracciare gli asintomatici, che purtroppo non abbiamo fatto in Italia».

 

 

Giuseppe Lippi: «Il ruolo fondamentale della prevenzione, possibile prevedere terremoti o evitare pandemie o controllare la devastazione del Covid? Disinvestire sulla ricerca scientifica è una scelta poco accorta» 

 

Francesca Pasinelli: «Molto probabile che, soprattutto quelle infettive, sono condizioni che si riverificheranno. Sarà fondamentale trarre tesoro e mi auguro che la comunità internazionale si stia attrezzando in tal senso. Probabilmente la creazione di piani pandemici sarà necessaria partendo dall'analisi accurata di quello che è successo. Creare delle task force addestrate appositamente per affrontare tempestivamente sarà necessaria per non far ricadere su tutto il resto del sistema sanitario il peso dell'epidemia. Poi sistemi di tracciamento elettronico saranno fondamentali e risolvere problemi di privacy ad essi legati. Un altro tema è la messa a disposizione rapidissima dell'adeguato equipaggiamento. In Italia e non solo abbiamo sofferto il fatto che ospedali non fossero equipaggiati di mascherine e dispositivi di sicurezza adatti. E ora va considerato una problema di smaltimento delle mascherine che sia sostenibile per l'ambiente. E poi la telemedicina» 

 

Luciano Ravera: «Dobbiamo lavorare sul fronte della prevenzione e dell'organizzazione. Abbiamo bisogno di tecnologia e di un sistema più organizzato di collegamento tra ospedali e territorio. La profonda connessione tra i luoghi di erogazione della cura e l'attività di ricerca e di sapere. Abbiamo bisogno di garantirci sanità, ricerca e formazione di avanguardia che lavorano insieme e di un pubblico e un privato che collaborano e non siano antagonisti»

 

 

RICERCA E PIL

Pasinelli: «Verranno dall'innovazione i grandi miglioramenti per la salute e non solo quindi vanno incoraggiati i giovani a seguire carriere nella ricerca scientifica. Circa il bassissimo investimento del nostro Paese alla ricerca, ma corrisponde anche una scadente allocazione delle risorse che ci sono. Per come vengono distribuiti i denari in ricerca scientifica, un aumento dei fondi non migliorerebbe la situazione perché manca una messa a punto della macchina» 

 

Ravera: «Non perdiamoci in localismi, l'Europa possa essere una locomotiva che potrebbe trainare negli anni a venire e noi dovremmo restare agganciati per essere sicuri che la ricerca italiana esca da quei meccanismi cui si riferiva la dottoressa Pasinelli. L'occasione del Recovery Found spero ci dia un aiuto, se il Paese decide che la ricerca sono uno degli assi dal quale possiamo ripartire» 

 

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