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Latte, tutte le fake news sull'intolleranza

Latte «fake»
Latte «fake»
Latte «fake»
Latte «fake»

Stando alle opinioni di molti, consumare il latte non è così semplice perché si teme che il corpo non lo «sopporti». Lo conferma uno studio condotto dal gruppo di Psicologia dei Consumi della Facoltà di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Guendalina Graffigna, e presentato in occasione della Giornata Mondiale del Latte nei giorni scorsi a Cremona in un convegno promosso da Idf (Federazione Internazionale del Latte), con il supporto della Fondazione Invernizzi, in collaborazione con la stessa Università.

 

L'indagine ha preso in esame un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1104 persone, con un'attenzione particolare su 269 mamme con figli da 1 a 22 anni. Stando ai risultati, nell'ultimo mese il 31 per cento della popolazione italiana dichiara di aver consumato spesso latte vaccino fresco, nel 25 per cento dei casi dichiarano di aver bevuto latte senza lattosio e nel 20 per cento di aver consumato bevande vegetali alternative. Il latte vaccino viene percepito come salutare e gustoso, mentre l'imprescindibilità di consumo appare essere una «zona d'ombra», soprattutto tra chi ha più di 22 anni.

 

Tra gli adulti, insomma, molte persone pensano che l'assunzione del latte possa in qualche modo creare qualche problema, soprattutto in termini di gonfiore della pancia, dolori addominali e simili.«Prima di tutto l'intolleranza al lattosio, che non va confusa con l'allergia, va dimostrata con test specifici e scientificamente validati», fa sapere Andrea Gjiselli, Dirigente di Ricerca del Centro di Ricerca-Alimenti e nutrizione e Presidente della Società Italiana di Scienze dell'Alimentazione.

 

«Il malassorbimento di lattosio è infatti una condizione abbastanza diffusa nella popolazione adulta, ma che quasi mai necessita della eliminazione del latte. La stragrande maggioranza dei mal assorbenti lattosio, può consumare una bella tazza di latte senza sintomatologia. La restante minoranza invece di rinunciare, può consumare due porzioni a distanza di tempo l'una dall'altra. Ci sono poi altri modi: la prima norma è consumare regolarmente piccole quantità di lattosio: così si «adatta» la flora batterica del colon che impara a digerirlo. Inoltre, il consumo di yogurt apporta quantitativi ridotti di lattosio e fornisce anche l'enzima lattasi che aiuta nella digestione.

 

Consumare latte insieme ad altri alimenti, come in Italia facciamo per la prima colazione, rallenta lievemente il transito intestinale facilitando la digestione del lattosio. Solo nelle forme più gravi si può ricorrere al latte delattosato, il cosiddetto latte HD, che si può acquistare o ottenere in casa tramite lattasi da sciogliere nel latte. Addirittura si può assumere lattasi poco prima del consumo di latte e lasciare a lei il compito della digestione. Insomma non ci sono ragioni valide per eliminare i prodotti lattiero-caseari, la cui rinuncia può anzi non permettere un adeguato apporto di calcio e quindi causare osteoporosi e fratture secondarie».

Federico Mereta

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