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Da cento anni semplice qualità

La stanza del forno con la fornita cantina e, sotto, il fegato alla veneziana. FOTO TONELLO
La stanza del forno con la fornita cantina e, sotto, il fegato alla veneziana. FOTO TONELLO
La stanza del forno con la fornita cantina e, sotto, il fegato alla veneziana. FOTO TONELLO
La stanza del forno con la fornita cantina e, sotto, il fegato alla veneziana. FOTO TONELLO

¬ Il bello e il buono della semplicità, intesa come attenzione alla qualità dei cibi (possibilmente della zona, di piccoli produttori/allevatori conosciuti personalmente), alle tecniche tradizionali di cucina (compresa la pasta tirata a mano con il mattarello e non con la macchina, che è tutta un’altra goduria) e ad un tocco di modernità, che si traduce in piatti alleggeriti quel tanto che basta a chi poi non deve più lavorare nei campi tutto il giorno, ma se ne torna in ufficio pensando alla prova costume che si avvicina. La trattoria Caprini, in quel di Torbe, nell’alta Valpolicella immersa nel verde, è un po’ tutto questo, mixato con sapienza da un secolo dalla famiglia Bonaldi, perché se a inizio Novecento (1907) bisnonno Caprini diede il via alla saga con osteria, panificio e bottega, la nascita di otto femmine ne interruppe la salvaguardia del cognome, la trattoria restò Caprini, ma la gestione divenne Bonaldi, il tutto senza che la qualità e l’ospitalità cambiasse di una virgola: qui si sta bene e l’arrampicata fatta di tornanti viene ampiamente ripagata. Oggi in cucina c’è Davide Bonaldi, mentre il fratello Sergio si occupa della sala e della carta vini, ovviamente la mitica mamma Pierina ( da cui prende il nome il ragu cavallo di battaglia del locale: un misto di manzo, maiale e vitello, condito con spezie e pomodoro) sovrintende a tutte le operazioni, compresa la più delicata, ovvero la preparazione della pasta stesa a mano in una delle sale della trattoria, come una sorta di show cooking ante litteram a beneficio dei clienti. La lasagnetta di mamma Pierina vale una citazione a parte, leggermente più larga della media, è però finissima, secondo la tradizione che vuole la sfoglia quasi trasparente. Rugosa al punto giusto da trattenere il sugo, sia ragu, pomodoro, piselli o funghi, a seconda della stagione. E veniamo al menu, che è intelligentemente asciutto: due antipasti con polenta, sopressa, lardo e giardiniera della casa e crudo di Montagnana, culatello e stracon della Lessinia. Di primo le mitiche lasagnette con vari sughi, tortelli con ripieno di stagione (in questo periodo erbette, formaggio e sugo di pomodorini freschi), la miglior trippa in brodo che possiate chiedere e le papardele in brodo con i fegatini. Di secondo battuta al coltello di carne cruda , coniglio in teja o copertina brasata con la polenta, baccalà alla vicentina e vari tagli alla brace tutti di qualità superiore, della macelleria Caprini (non parenti) del paese. Fuori menu uno strepitoso fegato alla veneziana. Varia con le stagioni l’unico menu degustazione: antipasto primo e secondo e dolce, a soli 30 euro. Inutile dire che tutti i dolci sono della cucina, semplici e confortevoli. Tra questi da provare il tiramisu in coppetta e la cheese cake con marmellata di fragole. E veniamo alla carta dei vini, di stampo locale, ma con varie etichette nazionali, tutte dall’ottimo rapporto qualità prezzo Il locale è caldo e accogliente come deve essere una trattoria seria, suddiviso in una sala più grande e moderna e una più piccola e calda, stipata di bottiglie, dove un tempo c’era il forno per il pane. Servizio premuroso e professionale, pronto a spiegarvi tutte le chicche di un posto che vale la pena provare.

di ALBERTO TONELLO

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