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Vincono Faietti e Lafranconi

Il Premio Allegrini alla mostra di Raffaello

Sono Marzia Faietti e Matteo Lafranconi, curatori della mostra «Raffaello 1520–1483» che si è tenuta alle Scuderie del Quirinale, i vincitori del Premio Allegrini «L’Arte di mostrare l’Arte» 2020. La cerimonia è stata rimandata al 2021, dopo una consegna «simbolica» del premio online.

 

Nel cinquecentenario della morte del grande artista del Rinascimento, la mostra, organizzata da Ales – Scuderie del Quirinale e dalle Gallerie degli Uffizi, è divenuta un atto di riconoscenza dell’intero Paese a uno dei maestri che più hanno contribuito a dare forma all’arte italiana e che più hanno influenzato lo sviluppo della pittura negli ultimi cinque secoli. Inaugurata lo scorso 3 marzo, la mostra ha dovuto chiudere per l’emergenza sanitaria l’8 marzo. È ripartita il 2 giugno, con aperture notturne e un grande successo di pubblico.

«Quest’anno non abbiamo voluto sospendere niente», spiega Marilisa Allegrini. «Anzi, dalle difficoltà occorre ribadire l’impegno per fare ancora di più. Per storia e attività professionale, posso dire che le vendemmie difficili, quasi impossibili, spesso ci lasciano vini buoni, di personalità, che nessuno dimentica. Così anche per le grandi mostre. Il nostro Raffaello, il nostro Giulio Romano, suo allievo, che ha immaginato Villa Della Torre a Fumane, sarebbero d’accordo». «È nei momenti difficili che deve venir fuori la parte migliore di noi», le fa eco Marzia Faietti, curatrice per le Gallerie degli Uffizi, co-organizzatrici della mostra insieme alle Scuderie e prestatrici di circa 50 opere sulle 200 complessive.

«Così accadeva a Raffaello, che seppe muoversi tra le difficoltà del momento storico, le esigenze del committente e quelle dell’artista. C’è un messaggio ancora attuale sotteso alla sua arte universale, caratterizzata da un grande senso della professionalità e dalla capacità di conciliare gli opposti. Non si tratta di un compromesso, ma di un raro equilibrio che ha indubbie ricadute sulla vita sociale e personale, associato a una comunicazione pacata, che arrivava a molti nonostante la complessità dei suoi contenuti. Raffaello è nostro ambasciatore nel mondo di un’Italia straordinaria».

«Sono state due per noi le ‘vendemmie’ difficili», commenta Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie del Quirinale. «La prima, dopo la chiusura inaspettata, a marzo; la seconda, con le difficoltà della riapertura durante il lockdown. La mostra è ripartita il 2 giugno, proprio quando doveva chiudere, in una data simbolica, creando quella idea di circolarità che avevamo usato come espediente narrativo della mostra, che va a ritroso, partendo dall’ultimo periodo di Raffaello, quello della sua maggiore universalità nel circuito della cultura. Negli ultimi giorni di agosto la mostra è rimasta aperta 24 ore su 24, ed è stato incredibile vedere la gente arrivare disciplinatamente durante il giorno e la notte».

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