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Viaggio nella scultura moderna che evita il cliché e il retrò

MOSTRA. Una proposta intrigante sino al 7 novembre alla galleria Marcorossi Spiralearte


In esposizione le opere di otto artisti italiani ma i veri protagonisti sono i diversi materiali che vengono utilizzati: accanto al marmo e al legno, compaiono anche il cemento e le carte da gioco
Un’opera di Fabio Viale esposta alla galleria Spiralearte
Un’opera di Fabio Viale esposta alla galleria Spiralearte
Un’opera di Fabio Viale esposta alla galleria Spiralearte
Un’opera di Fabio Viale esposta alla galleria Spiralearte

Due pneumatici neri, uno dentro l'altro, che sembrano normali gomme da auto ma che non si riesce nemmeno a spostare: sono di marmo. Un piccolo aeroplano che sembra di carta, attaccato ad uno specchio, e che non può volare perché anch'esso è di marmo. Sono due sculture di Fabio Viale, intitolate rispettivamente "Infinito" e "Torno subito" (la più bella) che figurano tra le opere esposte, fino al 7 novembre, alla galleria Marcorossi Spiralearte di via Garibaldi, in una mostra intrigante che ha un titolo altrettanto intrigrante: "Che cos'è la scultura moderna? reprint", curata da Luca Beatrice. Le opere, infatti, sono rappresentative del percorso di otto artisti italiani che lavorano attorno al concetto di scultura figurativa contemporanea senza scivolare nel cliché o nel gusto retrò. Ma i veri protagonisti dell'esposizione sono i diversi materiali utilizzati dagli artisti. Come il marmo che con Viale diventa leggero, e che Michelangelo Galliani declina in modo classico ma niente affatto banale nei suoi volti non finiti.
Come il legno. Aron Demetz (presente alla Biennale di Venezia) lo utilizza al grezzo e vi scolpisce figure di donne e volti ricoperti di resina. Mentre quello di Willy Verginer è virtuosamente trattato e concettualmente dipinto.
Come il cemento. Con cui Valerio Berruti (anche lui alla Biennale) costruisce bambini pensosi ed immobili.
Come il bronzo. Che Giuseppe Bergomi "maschera" con la pittura nei suoi personaggi- soprattutto femminili- colti in atteggiamenti quotidiani.
Come la cera. Che Nicola Samorì utilizza per declinare uno stesso modello ereditato dalla figurazione classica, con un chiaro omaggio a Medardo Rosso.
Come un materiale davvero singolare: le carte da gioco. Nicola Bolla (un altro che espone alla Biennale) le utilizza per realizzare le opere presenti in mostra, mai pubblicate in un catalogo prima d'ora. C'è un "Ostrich plauer", uno struzzo, in dimensioni reali, che infila la testa in un sacco dell'immondizia. E c'è un "Parrot player", un pappagallo, bellissimo, anch'esso in dimensioni reali, che occhieggia sul suo trespolo dalla vetrina della galleria.
Con questa mostra, insomma, una risposta alla domanda del titolo, che cos'è la scultura moderna?, si riesce a formularla, sia pure limitatamente ad una ricerca tutta italiana, attenta sì alle nuove tendenze, ma anche alle perizie manuali della tradizione scultorea del nostro Paese.

Lorenzo Reggiani

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