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Bassano celebra Jacopo da Ponte

MOSTRA. Per i 500 anni dalla morte un'esposizione nella città natale

Jacopo da Bassano, Adorazione dei Magi
Jacopo da Bassano, Adorazione dei Magi
Jacopo da Bassano, Adorazione dei Magi
Jacopo da Bassano, Adorazione dei Magi

Per ricordare i 400 anni dalla morte, dal 5 settembre al 6 dicembre 1992, nelle sale del Museo civico di Bassano del Grappa, curata da Beverly Louise Brown e da Paola Marini, venne allestita una grande antologica dedicata a Jacopo Dal Ponte detto Jacopo Bassano. Ora una nuova mostra: non una ripetizione o una ripresa di quella del 1992. Non solo per la scelta delle opere esposte, per il motivo di questa scelta e per il limite temporale che privilegia la produzione dell'artista fino agli anni Settanta del Cinquecento, ma anche e soprattutto perché si tratta dell'inizio di un triennio di eventi espositivi e culturali, fino al 2012, per ricordare la data di nascita dell'artista, ancora in bilico fra il 1510 e il 1512.
L'incertezza cronolgica (che non pare risolvibile) crea un'occasione che si concluderà nel 2012 con una grande mostra dedicata a Jacopo e ai suoi figli Francesco e Leandro e alla schiera di pittori pastoral-agresti che imperversarono, è il caso di scriverlo, fino al XVIII secolom riducendo a genere la ricca e complessa ricerca di Jacopo.
Ecco, quindi, l'importanza di questa nuova esposizione «Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell'occhio» curata da Giuliana Ericani e Alessandro Ballarin, a cui si deve anche il catalogo (Skira editore) con saggi dei curatori e di vari studiosi fra cui va ricordata Paola Marini, curatrice della prima mostra.
In questa esposizione nel salone Dalpontiano del Museo Civico di Bassano (aperta fino al 13 giugno) sono a confronto quindici dipinti e un disegno inviati da importanti musei europei ed extraeuropei, scelti fra le opere che si considerano capisaldi nella ricerca di Jacopo, e 22 opere (19 olii, una penna e inchiostro bruno e due affreschi staccati) normalmente esposte nello stesso Salone Dalpontiano.
Un confronto che sembra il dialogo di un giovane artista che inizia la sua ricerca in provincia guardando a quanto sta facendo a Venezia il grande Tiziano, quanto ha fatto Giorgione, ma anche a quanto avviene nei dintorni, in particolare nella pittura di Lorenzo Lotto.
Le prime opere, infatti, che provengono dalla Sala delle Udienze del Palazzo Pretorio di Bassano, riecheggiano aspetti lotteschi sia nella scelta domestica popolare delle figure, sia nell'evidenza quotidiana delle scene: Cristo e l'adultera, Sidrac, Midrac e Abdenago nella fornace ardente e Susanna e i vecchioni. Siamo negli anni intorno al 1535: Jacopo è già famoso e stimato pittore che, tuttavia, continua a lavorare con il padre Francesco e ancora risente degli influssi dei più grandi. Jacopo, che assumerà la direzione della bottega alla morte del padre avvenuta nel 1539, sceglie Bassano come luogo di decantazione delle correnti pittoriche di ricerca che si fanno sempre più vorticose.
Correnti che Jacopo conosce e riprende o per visione diretta (Tiziano, Pordenone, Salviati, il primo Tintoretto) o per stampe (Michelangelo, Raffaello, Dürer, Cranach) percorrendo una serie di passaggi che la mostra bassanese evidenzia, confrontando le opere rimaste a Bassano con queste espatriate.
A conclusione del percorso di questa mostra (vedi la descrizione e periodizzazione delle opere esposte nell'articolo a destra in questa stessa pagina) si rivela un artista capace di innovazione e ricca modernità, anche se apparentemnte isolato in provincia, sciogliendo i volumi delle forme per dare alla scena l'apparizione di eccezionalità per la quale «tutto è modellato a tocchi brevi e separati, quasi la forma si creasse misteriosamente dal comporsi delle stsse ombre verdi delle foglie in'un'apparizione fuggitiva e strana» come Sergio Bettini annota commentando il Giovanni Battista nel deserto.

Francesco Butturini

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