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Anche in provincia di Verona

Meno persone in giro, gli animali selvatici «conquistano» zone mai battute prima

Anche in provincia di Verona
Il lupo fotografato in Lessinia
Il lupo fotografato in Lessinia
Cervo o daino fra le vigne a Lavagno?

Ci è pervenuta la foto di quello che sembra essere un lupo su una strada che attraversa i vigneti: si tratta della zona al confine fra Lavagno e Mezzane, nel territorio di quest'ultimo, poco distante dalla cantina Sant'Antonio a circa 2-300 metri d'altezza.

Una zona insolita per questi avvistamenti. Interpellati alcuni esperti sia della Forestale sia cinofili, quello nella foto non è al cento per cento un lupo: difficile avere la certezza osservando solo questa foto, resta il dubbio che possa essere un cane lupo cecoslovacco, anche se i più propendono proprio per l'ipotesi del lupo.

 

Quello che è certo è che, come accaduto in diverse altre zone, la minor presenza di umani a causa delle misure anticoronavirus, sta spingendo molti animali selvatici a frequentare zone poco battute in precedenza (a Venezia e in molti porti italiani si sono rivisti i delfini), come il caso di questo ungulato immortalato martedì mattina fra i vigneti sotto il santuario di San Giacomo, sempre a Lavagno.

Cervo o daino fra le vigne a Lavagno?

 

 

AQUILA REALE AD AVESA (di Valerio Locatelli)

 

E un appassionato di avifauna ha avvistato un'aquila reale ad Avesa. Protagonista è Andrea Mosele, 45 anni, impiegato, autore del volume scritto a quattro mani con Vanni Carletto "Campagnamagra, forme e colori della natura", 285 pagine sulla flora e sulla fauna di questa amena zona di Vigasio. «Essendo costretti a rimanere a casa - afferma Mosele - ognuno di noi cerca di far trascorrere le giornate in modo costruttivo, se si ha la fortuna di stare bene: c’è chi cucina, chi dipinge, chi legge e chi come me fa birdwatching». Proprio ier, ad Avesa, mentre Mosele stava comodamente seduto sulla sua veranda che guarda a nord, verso Montecchio, con a est il monte Arzan e a ovest il monte Ongarine, ha scorto una sagoma di un rapace assolutamente inaspettato a queste quote: un’ aquila reale, con la sua impressionante apertura alare che sfiora i 2,5 metri di lunghezza.

«Era disturbata, o come si dice, mobbata, alternativamente da colombacci e da cornacchie grigie, intenti a scacciarla dal loro territorio - continua Mosele -. Dagli spot bianchi presenti sul sopra ala, dalla banda terminale scura della coda e dallo specchio alare chiaro, sono riuscito a determinare che si trattava di un soggetto nato lo scorso anno. Nel Veronese è nota la presenza di coppie di aquile reali sia in Lessinia che sul monte Baldo e probabilmente questo soggetto, così giovane, è da considerarsi un erratico, un esploratore di nuovi territori ed è per questo motivo che si è spinto fuori dal suo areale tipico, in genere caratterizzato da alte cenge rocciose dominanti su prati e pascoli situati tra gli 800 e 2.400 metri di quota».

 

Riccardo Verzè (ha collaborato Vittorio Zambaldo)

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