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il naturalista

Merli, pettirossi, scriccioli, storni: in giardini e parchi urbani, spettacolo col naso all'insù

Giardini, parchi e siepi degli spazi urbani sono le nuove oasi naturalistiche
Merli, pettirossi, scriccioli: nell'Est veronese sono diventati i vicini della porta accanto (foto Scandolara)
Merli, pettirossi, scriccioli: nell'Est veronese sono diventati i vicini della porta accanto (foto Scandolara)
Le immagini del naturalista (foto Scandolara)

Merli, pettirossi, scriccioli: sono diventati i vicini della porta accanto. Popolano giardini, parchi e siepi urbani che – fateci caso – si sono trasformati, grazie a queste cinguettanti presenze, in oasi naturalistiche protette per uccellini di diverse specie.

Ad affermarlo è il naturalista Silvio Scandolara che ha fatto notare il fenomeno durante un’escursione guidata tra le ville di Colognola ai Colli, lasciando tutti in curioso silenzio. E con il naso all’insù.

In particolare a Villa Vanzetti, dove i maestosi alberi del viale sono molto frequentati dai volatili. Solo un esempio di come la natura sia, in realtà, più vicina di quanto possiamo immaginare. Basta saperla osservare. Perciò l’attento naturalista invita a soffermare lo sguardo oltre il proprio balcone o la finestra di casa: «Perché sulle più modeste siepi condominiali trovano alloggio un bel numero di amici pennuti».

Quali? Da un bel po’ di anni, l’indiscusso re degli spazi cittadini è diventato il merlo, «Turdus merula»: lo vediamo ovunque, in modo particolare in primavera, quando inizia il periodo degli accoppiamenti. Canta che ancora è notte, per dimostrare alla femmina di essere forte e sano, anche nel momento in cui avrebbe bisogno di riposare.

Molto confidente e quasi sfrontato è il pettirosso, «Erithacus rubecula»: dopo aver trascorso l’estate al fresco in Lessinia, scende a valle prima che si abbassino le temperature. Volentieri si lascia corteggiare dagli umani con avanzi di briciole, posandosi su finestre e balconi. Nelle giornate fredde, è solito gonfiare le sue piume di aria, creando una camera isolante; poi mette in mostra la macchia vermiglia che ricorda le gote rosse infreddolite dal gelo. Per questo, in dialetto veronese, è chiamato «pitaro» e un vocabolo che molti conoscono per assonanza è «impitarà», cioè infreddolito...

Un altro frequentatore abituale delle siepi dei giardini è lo scricciolo, «Troglodytes troglodytes». Più schivo, ha un richiamo inconfondibile, tanto che in molte zone lo chiamano «Cer-cer», per far eco al suono che emette. Pure questo volatile fa una breve migrazione verso le nostre montagne, dove trascorre la primavera e l’estate in un clima più fresco, cibandosi delle larve degli insetti.

Alla lista si aggiungono poi i passeri. Tipica della penisola italiana è la passera italica, «Passer italiae»: «Specie comune fino a qualche anno fa, ora a rischio di criticità abbastanza elevato, per il numero di esemplari in costante diminuzione. Comune nelle aree verdi urbane di tutta Europa è la Passera mattugia, «Passer montanus»: dal carattere socievole, non teme di avvicinarsi al cibo, ma purtroppo anche questa specie è in declino.

Un altro uccellino incantevole che ama svolazzare tra le siepi e predilige le piante dal fitto fogliame (come gli ulivi) è l’occhiocotto, «Sylvia melanocephala». Il naturalista racconta che, una parente seduta in auto in attesa di incontrare un’amica, «se lo è visto a pochi centimetri di distanza, intento a raccogliere meticolosamente i piccoli insetti spiaccicati sul vetro e sulla carrozzeria».

Infine c’è lo storno, «Sturnus Vulgaris», che in estate vive nel Nord Europa mentre nella stagione fredda si trasferisce nella fascia temperata. Ha la caratteristica di riunirsi in grandi stormi, che contano alcune migliaia di individui, protagonisti di meravigliosi giochi in cielo.

Fenomeni studiati dagli esperti, evidenzia Scandolara: «Sembra esistano alcuni individui “leader” che guidano le evoluzioni. Un altro studio afferma che un singolo uccello segue le linee di percorso di ben 7 altri uccelli al suo fianco e riesce in frazioni di secondo a cambiare linea di volo». Quante cose accadono poco fuori dalle nostre finestre... 

Marta Bicego

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