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Mercato

Alberto Nagel e la metamorfosi che piace al mercato: viaggio nelle tre vite di Mediobanca

Alberto Nagel e la metamorfosi che piace al mercato: viaggio nelle tre vite di Mediobanca
By Athesis Studio

Alberto Nagel ha guidato Mediobanca in una trasformazione lunga quindici anni, quelli trascorsi da quando ha assunto l’incarico di amministratore delegato. I risultati finanziari dell’istituto, che ha chiuso l’anno con utile record, premiano l’evoluzione del modello di business operata negli ultimi anni e realizzata nonostante le crisi che hanno scosso a più riprese il settore bancario italiano e la finanza globale. Un’evoluzione che si è articolata in tre momenti differenti, analizzati da un articolo di Economy che ricostruisce la crescita di Piazzetta Cuccia guardando agli eventi storici che hanno influenzato il settore bancario a partire dal 2008 e ai passaggi chiave che l’hanno fatta approdare al suo attuale assetto.

Il giorno in cui Alberto Nagel iniziò alla sua carriera, proprio in Mediobanca, l’istituto era l’unica banca d’affari in Italia e aveva un modello da holding di partecipazioni. Con il piano strategico del 2013 iniziò il cambiamento ad opera della nuova generazione di manager di Piazzetta Cuccia, un periodo che vede Mediobanca crescere come gruppo specializzato con presenza in Italia e all’estero.

La seconda vita di Mediobanca: i ricavi aumentano con la diversificazione del business e la crescita internazionale

La seconda vita di Mediobanca ha inizio quando Alberto Nagel dice addio ai patti di sindacato. Abbandonando definitivamente il ruolo di azionista in alcune delle principali società italiane, la banca punta a sviluppare la diversificazione dei ricavi e allargare la propria presenza sul mercato europeo. L’impegno che Alberto Nagel assume di fronte agli investitori nel 2013, ovvero quello di liberare finanze per reinvestirle interamente in capitale umano e tecnologia, è “coraggioso” secondo Il Sole 24 Ore. Il bilancio di Mediobanca vede così i ricavi da mercati non domestici salire dal 2% al 24%, spinti dall’operato del Corporate & Investment Banking e dalla presenza internazionale. Su queste basi si sviluppa il modello di Mediobanca quale “gruppo bancario con competenze specialistiche”, presentato da Alberto Nagel alla comunità finanziaria con l’obiettivo di incrementare fino al 45% i ricavi da attività estere e lanciando una nuova di alternative asset management integrata nella strategia del Gruppo.

Wealth Management, l’approdo della strategia di Alberto Nagel oltre le grandi crisi

A maggio 2023, quando Alberto Nagel svela il Piano Strategico “One Brand One Culture”, Mediobanca si proietta nella sua terza vita, quella da Wealth Manager. Cruciale in questo progetto è la declinazione dell’identità e del brand Mediobanca nello sviluppo dell’attività di consulenza per la gestione del risparmio e degli investimenti. La reazione del mercato è positiva, a Piazzetta Cuccia viene riconosciuta la capacità di sapersi adattare al “darwinismo bancario”, definizione adottata da Alberto Nagel in una conferenza stampa del 2016 per descrivere l’effetto combinato sul sistema bancario di tassi bassi, aumento della regolamentazione e disruption tecnologica. I dati finanziari attestano che Mediobanca è riuscita, con la sua strategia di costante cambiamento, a superare le grandi crisi del comparto bancario, del sistema paese e degli assetti geopolitici internazionali: shock che si verificano ripetutamente dal 2008, stesso anno in cui Alberto Nagel si insedia come CEO. Quando Lehman Brothers fallisce, trascinando nelle sabbie mobili i listini di tutto il mondo, il lancio di CheBanca!, fortemente voluto da Nagel, sostiene il gruppo con l’accesso alla liquidità dei depositi retail, salvagente che il colosso americano non aveva a disposizione nell’ora del suo tracollo.

I pilastri di una banca “più forte, solida e meno rischiosa”

La strategia a cui lavora Alberto Nagel trova forza in un marchio che è divenuto iconico tra la ricostruzione del secondo dopoguerra e il miracolo economico quando Mediobanca è regista di tutte le grandi operazioni di Corporate & Investment Banking all’interno dei confini nazionali. Nel Gruppo rientrano però, da sempre, il credito al consumo di Compass e la partecipazione in Generali: due fonti di reddito stabile che la squadra di manager al timone negli anni più recenti ha ereditato dalla prima vita dell’istituto e che, nel caso di Compass, ha sviluppato con l’acquisizione di Linea. L’apporto di queste due componenti – decorrelato al mercato il business assicurativo, anticiclico il credito al consumo - si rivela fondamentale per le performance del Gruppo ogni volta che l’economia entra in recessione.

La strategia a cui è approdata Mediobanca, passata da gruppo bancario specializzato a Wealth Manager che fa leva su una piattaforma internazionale di Corporate & Investment Banking, nasce dall’intuizione che Alberto Nagel matura durante le lunghe notti del credito, dell’euro, della manifattura. L’amministratore delegato prepara l’ultima svolta fissando con il piano strategico presentato nel 2016 l’obiettivo di avere una banca “più forte, solida e meno rischiosa”, in uno scenario dominato dalla crisi dei debiti sovrani e da prospettive per la finanza internazionale che gli analisti descrivono “difficili”, “in piena rivoluzione” per l’impatto delle scelte dei regolatori e della tecnologia. “Siamo l’unica storia di crescita e non di ristrutturazione”, afferma Alberto Nagel al lancio della divisione Wealth Management (2016). L’area di business conta su acquisizioni già consolidate e alcune altre che Mediobanca si prepara ad annunciare. Opererà inoltre in sinergia con un Corporate & Investment Banking che ha maturato una specializzazione sulle transazioni nel settore delle medie imprese. Il modello di business permette di capitalizzare la storica relazione con l’industria italiana e gestire i patrimoni dei suoi protagonisti, al cui servizio c’è Mediobanca Private Banking (avviata nel 2017).

La strategia “controcorrente” secondo Alberto Nagel, per gli investitori un premio del 270%

L’evoluzione si accompagna anche a un rapido cambiamento dell’azionariato, in cui entrano e restano stabilmente in maggioranza i più importanti investitori istituzionali al mondo come Blackrock, Vanguard, Norges, UBS. Nel 2019 l’istituto è una vera public company, posseduta per circa l’80% dal mercato e si prepara a realizzare un nuovo piano trasformativo. È ormai archiviato il patto di sindacato, mentre il 12,5% del capitale è riunito in un accordo di consultazione che raggruppa (senza vincoli di voto) imprenditori conosciuti in tutta Italia per il loro successo in diversi settori, in cui trovano posto famiglie che vanno dai Doris, fondatori di Banca Mediolanum, ai Ferrero celebri per i loro prodotti dolciari. Nell’anno in cui Leonardo Del Vecchio inizia la scalata con cui diventerà il primo azionista (senza mai riuscire tuttavia a incidere sulla governance) Mediobanca è valutata in Borsa il 50% in più. Utili e dividendi attrarranno nuovi investitori, garantendo a chi ha mantenuto le azioni della banca in portafoglio nei dieci anni più recenti (dal 2013 al 2023) un total shareholders return pari al 270%, calcolato come somma tra l’incremento del prezzo del titolo e i dividendi incassati.

Per il quadriennio 2019-23 la strategia di crescita è affidata a un piano industriale che Alberto Nagel definisce “controcorrente”. Gli obiettivi vengono superati in un contesto “previsto in peggioramento” già prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, della guerra in Ucraina e delle tempeste che romperanno gli argini intorno a Credit Suisse e Silicon Valley Bank, travolgendo in più ondate il sistema bancario. I ricavi toccano quota 3,3 miliardi (al 30 giugno 2023), oltre le attese così come l’utile, che supera la prima volta la soglia del miliardo di euro. 

Nasce Mediobanca Premier. Il debutto del Private & Investment Banking in tutta Italia

Nella traversata compiuta in quindici anni, Alberto Nagel ha costruito per Mediobanca una nuova strategia, disegnata intorno alla consulenza sulla gestione dei patrimoni, trovando asset e razionale di business proprio all’interno della storia dell’istituto. Così Piazzetta Cuccia è diventata la prima Private & Investment Bank in Italia, instaurando un circolo virtuoso in cui i clienti Private beneficiano dell’esperienza di Mediobanca accedendo a servizi di investimento alternativi nati dall’interazione con la divisione Corporate & Investment Banking della banca. Viceversa, le operazioni di finanza straordinaria realizzate da Mediobanca, quale banca d’affari, possono essere valorizzate dal Private Banking con le soluzioni di portafoglio studiate per i clienti più facoltosi.

La crescita Wealth Management si concretizza dunque a partire dall’intuizione di Alberto Nagel sulle possibili sinergie interne al Gruppo, che hanno preso corpo dapprima con Mediobanca Private Banking, per i patrimoni superiori a 5 milioni di euro e a seguire con Mediobanca Premier. Un progetto, questo, avviato nel 2024 e radicato nel brand Mediobanca, per servire la clientela Premier (patrimoni fino a 5 milioni di euro) su tutto il territorio nazionale, attraverso circa duecento filiali della banca. “La metamorfosi è completa, adesso si vola”, scrivono gli analisti di Citi nel giorno in cui Alberto Nagel presenta il piano industriale in cui sarà realizzata l’ultima svolta. L’evoluzione di Mediobanca piace al mercato, che la premia con una crescita del titolo superiore a quella dell’indice FTSE MIB nel corso del 2023. Sostenuta dai segreti del suo brand e dai pilastri della sua storia, Mediobanca si fa Wealth Manager: una rivoluzione che ha già preso (la terza) vita.