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Tutto quello che devi sapere sul legamento crociato anteriore

By Athesis Studio

Le lesioni del legamento crociato anteriore sono tra gli infortuni più debilitanti per un atleta.
Nonostante si conoscano sempre più i fattori di rischio, come overtraining, debolezza muscolare, errato controllo motorio nell’atterraggio, rimane un enigma irrisolto a livello preventivo.
Cosa significa questo a livello clinico? Che abbiamo un numere sempre in aumento di questo tipo di infortuni!

Richiedono quasi sempre un intervento chirurgico ricostruttivo e, elemento da non sottovalutare, comportano spesso delle recidive.
È importante inoltre tenere in considerazione l’aspetto psicologico del paziente, che per tornare a competere in maniera efficace e in sicurezza, deve sentirsi sicuro e forte.

Senza dilungarsi nella parte anatomica, andiamo al sodo: il crociato anteriore è fondamentale per la stabilità del ginocchio e stabilizza la tibia in senso antero-posteriore e nei movimenti di flessione e torsione. Abbiamo seguito numerosi pazienti e anche atleti che hanno deciso di non ricostruirlo e hanno ottenuto un’ottima qualità di vita con uno specifico percorso di rinforzo, ma in soggetti giovani che desiderano tornare a fare sport a buon livello, si tiene sempre in considerazione l’opzione chirurgica.

Prevenzione e screening

La cura del crociato anteriore parte dalla fase PREVENTIVA con attività di screening e rinforzo.
Prevedere queste lesioni è impossibile, ma la parola chiave è RIDURRE IL RISCHIO!
Gli infortuni sono correlati a meccanismo di contatto, movimenti traumatici, distorsivi ma anche a stanchezza, affaticamento muscolare, o errati pattern di atterraggio nel salto.
La letteratura consigli infatti di suddividere il percorso di prevenzione in due fasi, entrambe fondamentali per la salute del ginocchio:
-test fisici di screening: per misurare capacità funzionali, flessibilità e forza, con utilizzo di sensori professionali quali Gyko e Optojump, è possibile rilevare asimmetrie, debolezze o schemi motori errati, che possono portare all’infortunio
-piano di rinforzo specifico: in base ai risultati dei test, si può impostare il piano di allenamento e rinforzo preventivo.

Chirurgia: riabilitazione pre-operatoria e post-operatoria

Passiamo alla parte più critica: purtroppo è arrivato l’infortunio e si è deciso di procedere con l’intervento chirurgico. Come procedere?
Fino a qualche anno fa si aspettava l’operazione, si andava sotto i ferri e poi dopo un periodo di immobilizzazione, si procedeva con qualche mese di fisioterapia aspecifica.
Le linee guida odierne consigliano invece di eseguire un periodo di Fisioterapia pre-operatoria, per mantenere tono muscolare e mobilità articolare. Noi puntiamo a riportare il paziente a correre e saltare PRIMA dell’intervento! Questo velocizza molto il recupero successivo.

Dopo aver eseguito l’intervento, si inizia immediatamente il lavoro di reclutamento muscolare, riduzione del gonfiore, mobilità della rotula e recupero del ROM in estensione.
Fondamentale in questa fase il supporto tecnologico: CRIO-TERAPIA localizzata per ridurre immediatamente il gonfiore e PBFR, ovvero lavoro in riduzione del flusso sanguigno per mantenere il trofismo muscolare e favorire la circolazione, ma di questi argomenti parleremo in altri articoli!

Solitamente dopo pochi giorni è possibile riprendere il carico, se non sono state eseguite suture meniscali, e quindi si riprendono gradualmente anche lo schema del passo, i passaggi posturali e gli esercizi in carico mono e bi podalico.

 

Ritorno alla vita quotidiana e return to sport: due percorsi differenti

Dopo le prime settimane, il paziente torna ad una vita quotidiana: camminare, fare le scale, lavorare ed essere autonomo.
A questo punto è fondamentale la tua richiesta funzionale: se devi svolgere un lavoro d’ufficio e non pratichi sport, otterrai una funzionalità soddisfacente già dal terzo o quarto mese dall’operazione.
Se invece hai degli obiettivi sportivi, il percorso cambia.
La letteratura consiglia un rientro in campo sicuro dopo 8-9 mesi dall’operazione. Nonostante infatti tu ti senta bene probabilmente già dal quarto o quinto mese, questo è il periodo più critico e con maggior rischio di recidive, quindi i mesi successivi saranno determinanti.

Eseguiremo in questa fase gli screening test descritti in precedenza per tracciare una baseline del tuo stato fisico e imposteremo un lavoro preciso in base agli sport che pratichi.
È fondamentale in questa fase inserire nell’equazione tutti i parametri, quali forza, agilità, potenza, esplosività, precisione, resistenza.
Misuriamo soprattutto i parametri di simmetria tra arto sano e operato, e l’obiettivo sarà di raggiungere una differenza MINORE del 20% tra i due arti.
È un percorso intenso e richiediamo sempre la massima concentrazione da parte dell’atleta! La compliance risulta infatti determinante per la bontà del risultato.

Specificità, caos e imprevedibilità

Abbiamo detto che ogni atleta deve essere gestito in maniera specifica relativamente al suo sport, per ottenere un risultato ottimale e prevenire recidive.
L’errore principale che rileviamo nei percorsi di riabilitazione di LCA, soprattutto nei casi di sfortunate ri-rotture, è l’interruzione precoce del percorso (prima dei 6 mesi) e l’esecuzione di piani riabilitativi non specifici o troppo blandi. Semplificando: un cestista non può tornare sul parquet prima di aver testato TUTTE le situazioni che possono capitargli in partita, quindi perdite di equilibrio atterraggi scomposti, cambi di direzione imprevisti.
Un calciatore DEVE provare sprint massimali e cambi di direzione in ambiente controllato per poi poter entrare in campo.
Un saltatore DEVE aver testato i salti massimali ad una gamba e cadendo dall’alto (drop jump) prima di avere l’ok per l’attività.
Purtroppo ci raccontano molti pazienti di percorsi riabilitativi “timidi”, in cui non erano stati testati gli sforzi massimali, è stato dato l’ok per il gioco dopo 4-5 mesi, quando riuscivano ad eseguire la corsa e qualche salto, senza aver completato il percorso di riabilitazione.

Sarà ovviamente necessario instaurare una collaborazione attiva con il personal trainer o l’allenatore, per poter supervisionare e programmare la fase di return to sport, condividendo ad esempio i risultati dei test con sensori che vengono ripetuti regolarmente e modificando il piano di lavoro.

 

Conclusioni

Riassumendo, le lesioni al LCA sono un emblema per la fisioterapia sportiva ma abbiamo ad oggi linee guida, tecnologia e strumenti adeguati per gestire al meglio il percorso riabilitativo.
Riteniamo fondamentale che sia gestito da professionisti formati adeguatamente, che possano seguire il paziente dall’inizio alla fine del percorso per garantire un ritorno allo sport sicuro, senza paure e con un elevato livello di performance!

Se vuoi approfondire l’argomento, puoi guardare il seguente video del nostro canale YouTube
Tutto quello che devi sapere sull'infortunio al Legamento Crociato Anteriore (LCA)