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Provincia, tesoretto di oltre 50 milioni per migliorare viabilità e infrastrutture

Manuel Scalzotto
Manuel Scalzotto
Manuel Scalzotto
Manuel Scalzotto

Varianti sciogli traffico sulla strada provinciale 10 della Val d’Illasi, migliorie ad altre infrastrutture in accordo con i Comuni, ristrutturazioni dei Palazzi scaligeri. Sono alcuni degli investimenti del prossimo futuro annunciati dal presidente della Provincia, Manuel Scalzotto, insieme alla disponibilità economica per realizzarli. Il consiglio provinciale ha approvato ieri pomeriggio il rendiconto di gestione 2019, da cui risultano 54 milioni e 200mila euro di avanzo non vincolato (35,6 milioni nel 2018) che saranno impiegati in progetti per la viabilità o sul patrimonio immobiliare e distribuiti ai Comuni per finanziare opere o lavori. Potranno anche servire, però, a colmare lo squilibro nelle entrate tributarie che si verificherà nel 2020 a causa dell’emergenza Covid 19 e delle sue conseguenze sul tessuto economico. «Abbiamo i conti in ordine e questa disponibilità di avanzo ci dà molta soddisfazione per i grandi investimenti, perché le idee e la visione per il nostro territorio ci sono e sono buone», sottolinea Scalzotto. «Per la parte ordinaria delle attività, invece, siamo fiduciosi ma non soddisfatti: al crescere dell’avanzo corrisponde un calo del personale che rischia di vanificare questa disponibilità di risorse». RIFORME E PROPOSTE. Parte all’attacco: «La riforma del 2014 ha ridotto di un terzo il personale del nostro ente, facendoci passare in pochi anni da 457 a 214 dipendenti, e di riflesso ha intaccato la capacità di essere incisivi nello spendere soldi a disposizione grazie a una gestione virtuosa». Perciò abbiamo avanzato una proposta per correggere, almeno in parte, le diseguaglianze provocate dal taglio lineare del 50 per cento post riforma Delrio. L’altra proposta che le Province venete hanno avanzato in emergenza Covid al Governo», continua Scalzotto, «contempla la riduzione dei tempi di alcune procedure di gara, per investire fondi già a disposizione». Il disappunto per una riforma considerata ingiusta è destinato a salire, fa sapere Scalzotto, guardando in prospettiva: «In questo 2020 si stanno facendo strada elementi che destano preoccupazione, perché il Covid 19 nei primi sei mesi dell’anno ha falcidiato le entrate», sottolinea. TRIBUTI E CRISI. Se nel 2019 le entrate tributarie si sono attestate a 76 milioni e 700mila euro, delle quali 35,7 milioni derivanti dall’imposta sulle assicurazioni R.C. Auto, 5,5 dall’addizionale provinciale rifiuti e 35,3 dall’imposta di trascrizione (Ipt), quest’ultima sta subendo una contrazione senza precedenti. L’Ipt deriva perlopiù dai passaggi di proprietà dei veicoli usati e dalle immatricolazioni dei veicoli nuovi. Ma nel 2020 le prime proiezioni conseguenti alla crisi del mercato dell’auto indicano nei mesi di marzo e aprile un calo del gettito, rispetto al medesimo periodo del 2019, del 40,1 e del 93,6 per cento. «Ad oggi mancano già 7 milioni e, a un primo calcolo, stimiamo a fine anno 15 milioni in meno. Dovremo riequilibrare, mettendo fieno in cascina». VOTI CONTRARI. Il rendiconto 2019 è stato approvato con 11 voti favorevoli e tre contrari, due dei consiglieri di «Insieme per Verona» e uno del consigliere Zeno Falzi di «Civici per Verona». «Abbiamo tenuto un atteggiamento collaborativo, ma non vogliamo sia inteso come corresponsabilità per risultati non raggiunti», spiega Alessio Albertini di Insieme per Verona. «Votiamo no al rendiconto con spirito propositivo, per trovare soluzioni come la coprogettazione con i Comuni o finanziamenti in misura fissa per le opere pubbliche degli enti locali». Aggiunge Falzi: «Si deve fare di più per aiutare le amministrazioni locali. Non è un voto contrario alle persone o agli aspetti tecnici, ma è un no politico». •

C.M.

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