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«Tezenis, senza sostegno la serie A rimarrà un sogno»

Roberto Dalla Vecchia, simbolo della Scaligera Basket FOTOEXPRESS
Roberto Dalla Vecchia, simbolo della Scaligera Basket FOTOEXPRESS
Roberto Dalla Vecchia, simbolo della Scaligera Basket FOTOEXPRESS
Roberto Dalla Vecchia, simbolo della Scaligera Basket FOTOEXPRESS

Prevale il buonsenso. La massima serie rimarrà meta da conquistare. Un sano realismo addormenta un sogno cullato per sette giorni: la Scaligera Basket rimane in Serie A2 e alla scadenza dall’invito arrivatogli dalla LegaBasket, si chiama fuori. La A resta categoria da scalare sul campo, con un roster che chiede solo di esser puntellato, non certo stravolto. Razionale la scelta dei Pedrollo: con una punta di dispiacere, si può dire fisiologico, approva anche Roberto Dalla Vecchia, storico volto di quella che fu la miglior Verona dei canestri. «Inutile fare un salto nel vuoto» il suo esordio, «la Serie A non consente di inventare nulla. O hai una struttura, o scendi subito. Non vedo il senso di salire alla cieca». Finiti nel vuoto i tentativi di trovare una partnership in grado di soddisfare le esigenze in caso di massima serie. La questione, ormai, ha contorni definiti: è di natura economica il gap che la proprietà, nonostante gli sforzi, da sola non avrebbe potuto colmare. «La massima serie» prosegue Dalla Vecchia, «raddoppia, addirittura triplica i costi. Il passaggio al professionismo fa lievitare le spese in modo considerevole: impensabile pensare di sostenerle con gli incassi del botteghino. Con quelli si pagano a malapena i costi ordinari. Quello che servirebbe è un pool di industriali a sostegno della Scaligera. Al momento non c'è. Situazione di cui bisogna prendere atto: dopo il Covid è impresa ardua trovare investitori». Non si sono concretizzate le ipotesi avanzate in questi giorni di febbrile ricerca: né dal Banco Bpm, nè con l'ex patron Giuseppe Vicenzi c'è stata vera trattativa. «Nel basket servono imprenditori appassionati, figure che legano il proprio nome alla città per attaccamento alla piazza. Vicenzi, ad esempio, lo è sempre stato. I Pedrollo non possono correre da soli. Senza il sostegno di sponsorizzazioni pesanti la Serie A rimane un sogno: questa è la realtà, non si scappa. Resisti con un tessuto di sponsor, senza non si può programmare. Poi i problemi ci sarebbero stati anche a livello di costruzione del roster». Questione ineludibile, anch'essa avvolta da interrogativi oggi insolubili. «Tempi ristretti e esigenza di risposte concrete non hanno favorito eventuali inserimenti. Inoltre ci sarebbe stata da rifondare la squadra, con scelte difficili, forzate, da fare. Un azzardo. Se sali non puoi sbagliare i giocatori: molti ora sono accasati. Ripeto, si può vincere una scommessa. Di certo non si può garantire un futuro a una società senza basi tecniche e economiche». Rimane il dispiacere per il dissolversi della possibilità di riportare all'Agsm Forum il fascino di certe sfide. Quelle in cui un tempo Dalla Vecchia si esaltava. «Ritrovare il derby con Treviso, le due bolognesi, la sfida con Milano, sarebbe stato riallacciare il filo con un passato glorioso, che purtroppo manca da diciotto anni. Il ritorno in A passerà dal campo». Speranze affidate al livornese Andrea Diana, confermato alla guida dei gialloblù. A lui il compito di costruire una Tezenis capace di evitare i black out della scorsa stagione. «Alla Tezenis è mancata linearità di gioco e, di conseguenza, continuità di risultati servono uomini in grado di onorare la maglia, come succedeva per me ai miei tempi. Le società nel basket di oggi cambiano spesso: è un errore. Verona una base ce l’ha, la sfrutti. Un voto a Diana? Difficile valutare chi entra in corsa. Mi farò un'opinione nella prossima stagione». •

Riccardo Perandini

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