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Steve McQueen, 90 anni mancati di vita spericolata

ROMA Non c’è nessuna star del cinema o della musica che abbia legato tanto la sua immagine ai motori, alla velocità come Steve McQueen, nato novanta anni fa (il 24 marzo 1930) a Beech Grove (Indiana) e morto a soli cinquant’anni. Così se si va su YouTube i suoi video più cliccati sono sempre quelli in cui cavalca motori: dalla moto Triumph T6 ne «La grande fuga», alla Ford Mustang Gt di «Bullit» fino alla Porsche 917 di «Le 24 ore di Le Mans». E questo anche per una sua reale passione che lo portò a cimentarsi davvero come pilota professionista in molte gare di auto e moto. Nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring con Peter Revson con una Porsche 908 (auto che guidò con un piede fasciato per un precedente incidente motociclistico) e durante gli anni Sessanta e Settanta a bordo di una Triumph Bonneville e di una Triumph 500cc. Tra le altre competizioni prese parte anche alla Baja 1000, alla Mint 400, al Gran Prix di Elsinore e nel 1964 venne scelto per rappresentare gli USA alla International Six Days Enduro. Sangue misto - l’attore vantava origini inglesi, scozzesi, gallesi, irlandesi, olandesi e tedesche - e figlio di uno stuntman che abbandonò sua madre e lui, McQueen a quattordici anni era già membro di una gang di strada, tanto che la madre pensò bene di mandarlo in una scuola di correzione, la California Junior Boys Republic a Chino Hills. Uscito dall’istituto, McQueen entrò nel corpo dei Marines, dal 1947 al 1950, e solo nel 1952 iniziò a frequentare l’Actor’s Studio di Lee Strasberg a New York. Esordì, prendendo il testimone di un attore maledetto come James Dean - l’anno dopo la sua morte in un incidente d’auto sulla Porsche 559 spider- , in un piccolo ruolo nel film «Lassù qualcuno mi ama» (1956) di Robert Wise. •

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