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Il «sì» in chiesa senza ospiti, ma fuori è festa

Gli ospiti rimasti fuori attendono gli sposi per il lancio del risoMassimo Roncolato e Marica Rossetto in chiesa con i parenti più intimi FOTO PECORA
Gli ospiti rimasti fuori attendono gli sposi per il lancio del risoMassimo Roncolato e Marica Rossetto in chiesa con i parenti più intimi FOTO PECORA
Gli ospiti rimasti fuori attendono gli sposi per il lancio del risoMassimo Roncolato e Marica Rossetto in chiesa con i parenti più intimi FOTO PECORA
Gli ospiti rimasti fuori attendono gli sposi per il lancio del risoMassimo Roncolato e Marica Rossetto in chiesa con i parenti più intimi FOTO PECORA

Davanti ad una ventina di persone, cioè i loro genitori, i testimoni con i loro compagni, un nipotino e qualche fratello Marica Rossetto e Massimo Roncolato ieri mattina a Brenton di Roncà hanno pronunciato l'eterno sì: un sì sognato da cinque anni, costruito passo passo negli ultimi 365 giorni e che a meno 7 dalla data fatidica ha rischiato pure di saltare. «Quando alle 22.40 di domenica scorsa abbiamo ricevuto il messaggio con cui il parroco ci consigliava di rimandare tutto, ci è mancata la terra sotto i piedi: ho passato il giorno successivo al telefono», racconta Massimo Roncolato. «Ho chiamato il mondo, dalla Regione alla Curia per cercare di capire effettivamente la situazione e mi sono dovuto arrendere alle limitazioni: in chiesa, sebbene in tutto il Veneto fossero aperti centri commerciali e luoghi ben più affollati di una chiesetta di collina, ci sarebbero potute entrare al massimo 20 persone, non una di più. Una misura che ancora adesso mi pare incomprensibile ma che era insuperabile: lo stesso parroco ci aveva detto a chiare lettere che se in chiesa fosse entrato qualcuno in più, avrebbe interrotto la celebrazione». Il momento non è semplice ma Massimo e Marica prendono il toro per le corna: «Ci siamo detti che, se era un'avventura arrivare al matrimonio, arrivarci con questo imponente fuoriprogramma sarebbe stato un'avventura nell'avventura», dicono. Tanto per cominciare, bisognava fare la cernita di chi far entrare, sperando, oltre tutto, che gli invitati capissero: «Calcolando anche fotografo, cantante e musicista, non rimanevano grandi carte da giocare: giusto qualche fratello ma nessun altro», raccontano. E gli invitati, come l'hanno presa? «Un buon 20 per cento ci aveva consigliato di rinviare, ma come potevamo farlo dopo un anno di lavoro, di fatica, di spese e di sogni? Abbiamo deciso di andare avanti comunque, pur dispiacendoci di alcuni forfait. Dalla Germania sarebbero dovute arrivare sei persone che non sono partite per paura di non riuscire a rientrare o di essere costrette a un periodo di osservazione medica, una volta riattraversato il confine. Qualcuno, di fronte alla notizia che non avrebbe potuto seguire la cerimonia, ha rinunciato». Poi c'è il problema del viaggio di nozze: la coppia domani dovrebbe partire per la Thailandia, «ma decideremo a breve. Abbiamo paura di non riuscire a partire o di non riuscire a tornare. Sul momento», dice Massimo, «avevo pensato di rinviarlo optando per una settimana alle terme, nel Padovano. Poi ci ho ripensato: vedremo, ho pronto un piano B e se butta male, ho già visto un bel residence sulle nostre splendide montagne venete». Così, fino alle 10.05 di ieri mattina quando, accolto da un vento gelido e un cielo terso, Massimo ha fatto capolino sul sagrato della chiesa dei Santi Pietro e Paolo: abito blu, cravatta bordeaux e in mano il cuscino delle fedi ha risposto con un «ho passato una settimana a risolvere problemi» il saluto di un amico. Piano piano, infreddoliti e spettinati dal vento, sono arrivati anche gli invitati determinati a non perdersi l'arrivo della sposa. Alle 10.29 dal sedile posteriore di un'auto è scesa Marica, lungo abito bianco ma decollete rosse in tinta con smalto, rossetto e la deliziosa mantellina che la faceva sembrare Cappuccetto Rosso. Un bacio al promesso, la battuta di un amico che l'ha invitata a stare a un metro di distanza per precauzione, una risata a sciogliere la tensione: poi, mentre la splendida voce di Elisa Zorzi intonava l'Hallelujah sulle note di Fabio Venturini, una volta entrata la sposa uno dei testimoni ha chiuso il portale, dopo essersi assicurato che in chiesa ci fosse solo chi ci doveva essere. In pochi istanti sul sagrato non c'era più un'anima. Solo attorno alle 11.30, alla spicciolata, gli invitati sono riapparsi per conquistare il cartoccio con il riso benagurale e festeggiare i novelli sposi. «La cosa più bella sino ad ora? Essere riusciti a sposarci», il commento all'uscita di una radiosa Marica. Auguri, baci, abbracci non sono mancati e loro, gli sposi, questa festa se la sono gustata tutta: «Semo veneti, no se perde un colpo!», il commento di Massimo. C'è da scommettere che quando sarà pronto «il filmino» del matrimonio, una volta si diceva così, ci sarà la fila per vederlo. Detto questo, resta la curiosità di questo matrimonio bisesto: «Cinque anni fa, in occasione di un altro matrimonio, ci chiesero quando ci saremmo sposati ed io risposi che sarebbe stato il primo 29 febbraio che cadeva di sabato: eccoci qua!». E il ristorante? «Ristorante?», ridono gli sposi. «Magari, come al centro commerciale, può essere che ci ritroviamo tutti per caso nello stesso posto!». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Dalli Cani

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