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«Vogliamo riavere l’indennità sospesa»

Gli infermieri di Villa Spada protestano davanti ai giardini del municipio di Caprino FOTO PECORA
Gli infermieri di Villa Spada protestano davanti ai giardini del municipio di Caprino FOTO PECORA
Gli infermieri di Villa Spada protestano davanti ai giardini del municipio di Caprino FOTO PECORA
Gli infermieri di Villa Spada protestano davanti ai giardini del municipio di Caprino FOTO PECORA

Partecipazione al 99 per cento sotto due striscioni con su scritto «Infermieri dipendenti di serie B», e «Villa Spada dov'è l'equità?», e poi volantini, fischietti, megafono per richiamare la gente. Tredici dipendenti su 14, hanno aderito allo sciopero del servizio infermieristico di Villa Spada, lo storico istituto di pubblica assistenza e beneficenza anziani (Ipab) di Caprino. A gruppi, essendo tutti precettati, per garantire il servizio minimo essenziale, ieri hanno manifestato davanti ai giardini del municipio, con Nicola Cavedini, delegato provinciale del Csa (Coordinamento sindacale autonomo) Ral (Regioni autonomie locali) fattosi interprete del loro malcontento derivante da una questione risalente allo scorso anno. «In giugno», ricorda Cavedini, «è stato deciso, a livello di case di riposo, di sospendere agli infermieri l'indennità mensile che porta il nome di responsabilità funzioni sanitarie. Indennità», ricorda, «ideata negli anni '90 per iniziativa della Regione Veneto per equiparare lo stipendio degli infermieri delle case di riposo a quello degli infermieri delle strutture pubbliche. A Villa Spada non la ricevono da giugno 2019». Concetti ribaditi dai manifestanti. Sul tema interviene anche il Fp (Funzione pubblica) Cgil (Confederazione italiana del lavoro) Verona che sostiene «il rischio di restituzione delle somme, cui si espongono i lavoratori, nel caso siano erogate indennità non previste dal contratto», obietta Sonia Todesco. Esordisce Rodica Giurgiu, precisando di lavorare a Villa Spada da vent’anni: «Dal 2000 fino a un anno e mezzo fa noi infermieri avevamo un’indennità studiata per equipararci a livello economico a quelli degli ospedali evitando così esodi nel pubblico. Il nuovo Contratto collettivo decentrato normativo non la prevede più. L'amministrazione ci ha detto che l’indennità sarà trasferita in progetti, ma noi, i progetti, li stiamo già facendo». Luiz Rodriguez, di origini brasiliane, a Verona dal 2003 aggiunge: «Siamo qui a protestare per l'indennità che è stata tolta, ma era stata sempre pagata e altre strutture hanno convertito in progetti. La nostra struttura aveva assicurato che si sarebbe arrivati a un accordo, ma, alla fine, non è stato fatto nulla». Un’altra infermiera sottolinea: «Ci fanno fare un sacco di ore perché siamo carenti», sostiene, «anche se per l'amministrazione siamo in numero giusto rispetto agli ospiti. Tuttavia, o per malattia o per altre ragioni, qualcuno manca sempre e spesso dobbiamo fare straordinari. Io ho accumulato moltissime ore che, non potendo essermi pagate, devo recuperare». E Giurgiu rincara: «La normativa regionale che riguarda la nostra professione risale a molti anni fa, non tiene conto del fatto che il nostro lavoro è cambiato. Andrebbe adeguata perché le degenze delle case di riposo sono oggi molto diverse. In queste strutture arrivano persone molto anziane, anche gravemente malate, che non sono tenute all'ospedale e hanno bisogno di un’assistenza infermieristica professionale». Ribadisce Nadia Bernini, collega Rsu (Rappresentante sindacale unitaria) aziendale: «Purtroppo le cose sono peggiorate nel tempo e noi abbiamo sempre più mansioni e responsabilità. Siamo anche preposti alla sicurezza e di notte c'è un solo infermiere a occuparsi della salute di tutti gli ospiti. Visto che ci hanno sospeso l'indennità, vogliamo che ci venga erogata sotto altra forma, come fatto nelle altre case di riposo della provincia mentre da noi il personale è disincentivato». Un’altra dipendente aggiunge: «Nel fondo della casa di riposo avevamo un’indennità complessiva che chiediamo sia ridistribuita tra noi». Sono arrivati anche due operatori socio-sanitari: «Sono passata a dare solidarietà. In trent'anni mai visto uno sciopero a Villa Spada», dice una, mentre l'altro, Giancarlo Lorenzi, aggiunge: «Lavoro a Villa Spada dal 1998. Sono qui per essere solidale con gli infermieri e lo saremo anche in seguito perché non siamo trattati adeguatamente». Cavedini chiude: «Lo sciopero ha visto aderire tutti gli infermieri dipendenti, eccetto una non iscritta al nostro sindacato. Siamo disponibili a riaprire la trattativa per trovare una soluzione al problema ma che sia soddisfacente. Il Csa si riserva di tutelare gli infermieri davanti al giudice del lavoro se si dovesse ravvisare un loro demansionamento». •

Barbara Bertasi

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