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Mamma e genetista, al tavolo sull’autismo

La genetista Monia Gabaldo e Gabriele Selmo con i figli gemelli Liam e Colin e Derek
La genetista Monia Gabaldo e Gabriele Selmo con i figli gemelli Liam e Colin e Derek
La genetista Monia Gabaldo e Gabriele Selmo con i figli gemelli Liam e Colin e Derek
La genetista Monia Gabaldo e Gabriele Selmo con i figli gemelli Liam e Colin e Derek

Non si ferma un attimo Monia Gabaldo. Villafranchese di 39 anni, genetista e pediatra all’ospedale Carlo Poma di Mantova, Monia è la mamma speciale di tre bambini altrettanto speciali. Derek, sei anni, e i gemelli Liam e Colin di quattro, infatti, sono tutti e tre autistici. Per questo venerdì è stata invitata, nella sua doppia veste, a un tavolo tecnico per affrontare la questione autismo negli uffici romani del ministro veronese per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana. «Mi ha contattato lo staff del ministro qualche settimana fa per far parte di questo progetto», racconta la mamma dei tre guerrieri, come li chiama lei. Quello di venerdì è stato il secondo incontro in assoluto del tavolo e, come spiega Gabaldo, l’importanza di conferenze di questo genere è sconfinata. Lì si sono incontrati diversi presidenti delle associazioni legate all’autismo, arrivati da tutta Italia, medici esperti del settore e collaboratori di Fontana. «Sono andata per portare la mia esperienza. Per raccontare quello che mi è successo», sottolinea. Insieme al papà dei tre bambini, Gabriele Selmo, Gabaldo ha scoperto che Derek Liam e Colin rientravano nello spettro autistico dopo diversi passaggi che hanno confermato pian piano un sospetto sempre più forte. A lanciare il primo campanello d’allarme era stato Derek. Poi, nati i due gemelli, quelle che erano solo supposizioni sono diventate la cruda quotidianità. I risultati dei test hanno detto che il più grande è affetto da autismo grave, mentre per gli altri due si parla di lieve e moderato. Gli ulteriori approfondimenti che mamma e papà hanno voluto portare avanti hanno rilevato che tutta la famiglia, anche se in forme diverse, rientra nel cosiddetto spettro. Quindi sia mamma che papà. Per questo negli uffici di Palazzo Chigi quella di Monia Gabaldo è una figura chiave. E imprescindibile. Lei, inoltre, è il megafono di tante altre mamme e famiglie. La scelta di non nascondere la realtà all’interno delle mura di casa, ma al contrario di gridare al mondo quello che sta affrontando, le permette di sfidare la quotidianità circondata dall’affetto, che arriva sia attraverso lo schermo di un computer o grazie ad un video pubblicato sul suo canale di Youtube. Oggi Monia vive di una «popolarità», parola che deve stare per forza tra virgolette, grazie ai riflettori che stampa, televisioni e radio hanno acceso su di lei. «Da quando sono stata ospite da Maurizio Costanzo, al suo programma S’è fatta notte, è cambiato un po’ tutto», spiega. Da quel momento infatti i suoi confini sono usciti da Verona e dall’Italia e la sua storia ha raggiunto anche l’altra parte dell’oceano. «Un giorno», dice, «mi ha contattato addirittura un nonno di New York per raccontarmi la situazione della nipote, anche lei autistica». Il suo canale Youtube (Autismo ad alto funzionamento), inoltre, conta più di mille iscritti e la pagina Facebook il doppio. Per una comunità virtuale che ogni giorno è sempre più numerosa. L’incontro di Roma è il segnale che finalmente qualcosa si sta muovendo, che la sua battaglia può continuare anche nei palazzi delle istituzioni. «Quello che sta succedendo con questi tavoli di lavoro, per la prima volta e per quanto possibile, è la base per costruire qualcosa di buono per le famiglie come le nostre. Ci sono grossi problemi da risolvere e c'è tanto lavoro da fare», aggiunge. E ancora: «Le leggi nel nostro Paese ci sono, ma non vengono utilizzate nella maniera corretta. Il sistema sanitario nazionale non è ancora organizzato per far fronte a questo tipo di problematiche. Mancano operatori, diagnosi precoci e sostegno alle famiglie con assistenza domiciliare», ribadisce. A Palazzo Chigi si sono riuniti tecnici, ma anche figure che in questo campo possono fare la differenza come Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, l’associazione famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale; il direttore dei servizi per l’autismo dell’istituto Sacra Famiglia Lucio Moderato e Benedetta De Martis, la presidente di Angsa, l’associazione nazionale genitori soggetti autistici. Gabaldo al termine dei lavori, dopo aver raccontato la sua vicenda, ha concluso: «Aiutateci a non avere paura della diagnosi. Alla paura di non avere un sostegno dall’ospedale, dallo stato o dalla scuola. Aiutateci a non aver paura del presente e del futuro». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nicolò Vincenzi

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