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Il nuovo prefetto

Cafagna: «La mafia? S'indebolisce
sottraendole potere economico»

Il nuovo prefetto
Donato Giovanni Cafagna, nuovo prefetto di Verona
Donato Giovanni Cafagna, nuovo prefetto di Verona
Donato Giovanni Cafagna, nuovo prefetto di Verona
Donato Giovanni Cafagna, nuovo prefetto di Verona

Ha un passato da giornalista, e la scrittura gli è rimasta nel cuore, ma non usa il suo nome quando pubblica. È laureato in giurisprudenza, ed è abilitato all’insegnamento di materie giuridiche ed economiche, oltre che all’esercizio della professione forense. È stato a Milano, Napoli, Taranto, ma anche a Bari e Lucca. Ha siglato protocolli sicurezza. E si è occupato di antimafia. Donato Giovanni Cafagna, nato a Barletta in Puglia, 58 anni a giugno è stato nominato la notte scorsa prefetto di Verona.

 

Non è ancora stato stabilito quando si insedierà nella nostra prefettura, potrebbero passare anche una decina di giorni o più. La nomina è arrivata nella notte, anche se lui come gli altri già sapevano dove sarebbero stati indirizzati, ma fino a quando il Consiglio dei ministri non mette nero su bianco, anche per scaramanzia, meglio non parlare. Raccoglie il testimone lasciato dal prefetto Salvatore Mulas, oggi capo del Dipartimento dei vigili del fuoco. Un’eredità non da poco.

 

Ieri mattina Cafagna era impegnato fuori prefettura, a Taranto. Ma così come anticipato dalla sua segreteria, non appena fosse rientrato avrebbe accettato di scambiare qualche battuta con noi. Così risponde al cellulare con modo affabile per questa prima conoscenza, una presentazione alla città e ai nostri lettori.

 

Felice di questo nuovo incarico? Felicissimo. Ero stato nella vostra bellissima città e in provincia da turista, ora avrò modo di visitarla ed apprezzarla ancora di più.

È una città bella con qualche criticità. Non le definirei criticità, piuttosto aspettative. Le interdittive antimafia degli ultimi anni dimostrano che la criminalità organizzata sta tentando di radicarsi nel vostro territorio. Le infiltrazioni mafiose sono sicuramente da attenzionare. In questo campo ho già avuto L'esperienza di Milano con l'Expo. Dal 2011 al 2012 sono stato capo di Gabinetto, contribuendo all’avvio delle attività connesse allo svolgimento di Expo 2015 nei tavoli istituzionali previsti dai protocolli si sicurezza e antimafia. Le interdittive sono un ottimo strumento di contrasto e possono essere anche un deterrente.

Lei arriva dalla Terra dei fuochi. Nel 2012 in qualità di incaricato del ministro dell’Interno in Campania per il rafforzamento dell’azione di contrasto contro l’emergenza dei roghi di rifiuti in quella regione ho promosso il «Patto per la terra dei fuochi» con i sindaci dei Comuni delle province di Napoli e Caserta, nonchè il protocollo per il prelievo degli pneumatici con il ministero dell’Ambiente. Ho partecipato ai lavori per la redazione della legge regionale sul fenomeno dei roghi di rifiuti in Campania collaborando alla proposta di introduzione della fattispecie di reato dell’incendio di rifiuti e costituendo la rete degli osservatori civici della Campania per la tutela della salute e dell’ambiente.

A Verona la situazione è più tranquilla, quello che inizia a preoccupare seriamente sono le infiltrazioni mafiose. Sono temi che debbono essere sempre alla nostra attenzione. Dove c'è benessere tentativo è quello di infiltrarsi. Le forze dell’ordine, l’amministrazione comunale debbono lavorare insieme, la guardia dev’essere sempre tenuta alta. Bisogna continuare ad essere di disturbo alle attività economiche della criminalità organizzata perché così si indebolisce.

Lei è anche un esperto di racket. Quando ero alla prefettura di Bari ho promosso l’istituzione dell’Infopoint Europa, lo sportello informativo della Commissione europea e partecipando alla costituzione delle associazioni antiracket e antiusura nei Comuni della provincia di Bari. Nello stesso periodo ho coordinato il gruppo di studio per la redazione della legge regionale sulle vittime della criminalità del racket e del relativo regolamento di attuazione.

Tanto lavoro, ma ci sarà del tempo libero: le dice qualcosa il nome Giovanni Donca? Con quello pseudonimo ho pubblicato due libri: «Da Bach a Mozart. Invenzioni in versi» e «Pazzi per l’Italia. Quattro spiriti e un Paese da salvare», pubblicato in occasione della commemorazione dei 150 anni dell’unità d’Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

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