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FINANZA. Dall’affinamento dei «grandi rossi» all’internazionalizzazione delle imprese

Le banche a sostegno
della filiera vitivinicola

Botti di vino all’interno di una cantina
Botti di vino all’interno di una cantina
Botti di vino all’interno di una cantina
Botti di vino all’interno di una cantina

Francesca Lorandi

Quella del 2015 è stata un’annata eccellente per i vini, quelli veronesi soprattutto. Per valorizzarla, sotto diversi punti di vista, alcuni istituti di credito hanno messo in campo una serie di proposte e prodotti destinati alle aziende vitivinicole, con l’obiettivo di aiutarle ad aumentare valore e reddito. Dai finanziamenti per sostenere i processi di invecchiamento dei vini, ai servizi dell’export fino alla scoperta del digitale, strumento ormai indispensabili per conquistare i mercati stranieri.

A pochi mesi dalla vendemmia il Banco Popolare, in collaborazione con Siquria Spa, ha sottoscritto con ha presentato con il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella un accordo per il finanziamento delle scorte certificate di Amarone e Recioto. I produttori, invece si immettere tutta la vendemmia 2015 sul mercato, hanno la possibilità di destinarne una parte all’invecchiamento: il plafond da 100 milioni di euro creato, consentirà alle imprese di sostenere l’operazione.

«Il finanziamento», spiega Giordano Simeoni, responsabile della Divisione della Banca Popolare di Verona, «prevede una durata massima di 60 mesi con un preammortamento, appositamente calibrato al ciclo naturale del vino, fino a 30 mesi. L’importo finanziabile sarà pari al 70% del valore della produzione dell’annata 2015. In questo modo», aggiunge Simeoni, «aiutiamo i produttori di Amarone a tutelare uno dei prodotti più esclusivi del territorio». L’importo medio richiesto dalle aziende che ad oggi hanno «prenotato» il finanziamento è di circa 500 mila euro. E, visto il successo dell’iniziativa, la Banca Popolare di Verona sta valutando di allargare l’iniziativa anche ad altri due grandi rossi da affinamento, il piemontese Barolo e il Toscano Brunello di Montalcino.

Anche FriulAdria Crédit Agricole ha ideato un prodotto finalizzato ad accompagnare i produttori durante il processo di affinamento del vino. Verrà presentato nei prossimi giorni, durante il Vinitaly, ed è il finanziamento «invecchiamento vini», nato per sostenere i processi di invecchiamento e affinamento di vini come l’Amarone. L’importo finanziabile arriva all’80% delle spese documentate, con massimale di 1,5 milioni e durata massima 5 anni. «Uno dei driver del posizionamento strategico di FriulAdria Crédit Agricole è quello di essere la banca della filiera agroalimentare», osserva il direttore generale dell’istituto Roberto Ghisellini. «L’anno scorso», aggiunge, «i nostri impieghi in questo settore sono cresciuti del 6% a 841 milioni, di cui 562 in Veneto».

Internazionalizzazione e innovazioni sono le linee sulle quali si muove Unicredit, che tre anni fa ha avviato un progetto legato al vino: «Abbiamo approfondito la conoscenza del comparto, facendo attenzione a individuare proposte innovative e aumentando, di conseguenza, la nostra quota di mercato», spiega Romano Artoni, deputy regional manager di Unicredit per l’area Nord Est. E internazionalizzare significa anche mettere a disposizione dei clienti gli strumenti più innovativi per affrontare i buyer esteri. Partendo da questo presupposto, il mese scorso l’istituto di credito ha avviato con Ice il progetto «Digital b2b», che va ad aggiungersi agli altri incontri business organizzato da Unicredit tra produttori italiani e operatori stranieri. «Sono state 120 le aziende che si sono collegate alla nostra piattaforma», precisa Artoni, «per dei video-meeting con buyer provenienti, tra gli altri, da Svezia, Finlandia, Norvegia, Austria ed Est Europa. Il 90% di questi incontri ha generato proposte di prezzo personalizzate». Nei giorni di Vinitaly buyer e produttori si incontreranno ancora, questa «fisicamente». E per un’azienda vinicola veronese, Masi Agricola, Unicredit ha fatto ancora di più, accompagnandola nell’ingresso in Borsa. «Un percorso che rappresenta uno strumento di crescita e che potrebbe essere seguito anche da altre imprese», sottolinea Artoni.

Francesca Lorandi

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