<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il caso

Zaia: «Vi dico tutto su intercettazioni, tamponi covid e sul rapporto con Crisanti»

Dai tamponi di Vo alla presunta querela contro il microbiologo: le parole del presidente della regione Veneto

Dopo le rivelazione di Report e Repubblica su alcune intercettazioni di Luca Zaia nel quale emerge tutto lo scontro con il microbiologo (e attuale senatore) Andrea Crisanti, il presidente del Veneto è tornato sull'argomento oggi, 3 gennaio, a Cortina d'Ampezzo nel corso della manifestazione «Una montagna di Libri», nel quale ha presentato il suo libro «I pessimisti non fanno fortuna».

 

Le intercettazioni

Sulle intercettazioni Zaia ha detto: «Ho scoperto ci sono quattro telefonate mie, io non ero intercettato, mi hanno detto che non potevano essere pubblicate, ma non importa, sono responsabile di quello che dico, e lo confermo. ma la roba straordinaria è che io parlo in veneto e sono tutte in italiano. Non è una battuta perchè toni e modalità sono diverse. Al di là delle battute dico al mio dirigente che è un po' che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti. Non è vero. Scopro che i miei, senza confrontarsi, fanno due righe e dicono al Senato accademico "non è vero niente", e la polemica sparisce. Mi son preso settimane di polemiche, insulti, ti fermano da tutte le parti... noi non abbiamo denunciato nessuno, non abbiamo fatto neanche esposti, non sto giocando con le parole».

Riguardo all’intercettazione con il direttore di Azienda Zero Roberto Toniolo, Zaia ha precisato che «stavo parlando non con un sicario ma col direttore generale, il quale dipende da me, e gli chiedo perchè mandare una lettera nel momento in cui andiamo al "vedo", perchè mi han dato del bugiardo per settimane. Io resto lì a far la figura del bugiardo per settimane».

 

Leggi anche
Crisanti contro Zaia dopo le intercettazioni sui test rapidi. Si dimette dal Bo e attacca: «Regime intimidatorio»

 

Il covid e la procura

Poi spiega: «Semplicemente dal primo giorno del Covid, 21 febbraio 2020, da un lato abbiamo cercato di "cristallizzare" la storia di una vicenda che non sapevamo che decorso avrebbe avuto, e soprattutto che esiti avrebbe avuto. Io ho detto subito ai miei "notificate alle Procure con cadenza regolare la storia di quello che stiamo facendo", perchè è tutta una prova sul campo. Noi avevamo avevano le mani nude. Io penso che abbiamo mandato bancali di carte in Procura. Tutto quello che veniva fuori, che so, una contestazione, i miei tecnici provvedevano a prendere le dichiarazioni, argomentare scientificamente e mandare alla Procura». 

 

Il parere su Crisanti e il «dolore per la vicenda»

Al professor Crisanti «non sono mai state negate le risposte, gli investimenti, e tantomeno, ad oggi, anche se non che fine abbia fatto il comitato scientifico per il Covid, nessuno ha mai sostituito il professor Crisanti. Resta un valido professionista. Non ho nulla da dire, mi spiace. Ma, mettevi nei miei panni: era l’agosto 2020, io ero in vacanza, mi chiama un giornalista che mi dice: "il professore ha distribuito tutte le copie dei whatsapp che gli hai mandato".... Queste erano le mie giornate. Parlo con dolore di questa vicenda  ho tentato fino in fondo di fare squadra, dopodichè la situazione è stata di continue affermazioni pubbliche, dove mi sono trovato con dirigenti attaccati, tutti i primari di microbiologia che si sono trovati attaccati. Io ho dovuto anche fare una scelta. Queste sono le mie giornate, e andranno avanti all’infinito».

 

Crisanti e i tamponi di Vo

« Crisanti l’ho conosciuto dopo il 21 febbraio 2020. Accade il primo decesso, purtroppo, il signor Trevisan di Vò Euganeo. Io, quella sera, da solo, decido di chiudere Vò, di fare 3.500 tamponi. Sta diventando una leggenda metropolitana. Questo professore, che io non conoscevo e non avevo mai sentito e mai visto, mi chiama, e secondo me con un’intuizione mi dice che ho fatto una roba che non esiste nel mondo scientifico. "Lei, mi dice, ha tamponato 3.500 abitanti, li ha chiusi, e quindi ha creato un’enclave dove noi possiamo studiare il virus. Mi finanzia",  credo fossero 300.000 euro, "il giro dei tamponi alla fine della quarantena, e vediamo cosa è accaduto". Alla fine abbiamo visto che 83 positivi erano diventati negativi, abbiamo visto che c’era la negativizzazione. Poi tutta una serie di altre riflessioni che competono al professore e al mondo accademico. Ma i tamponi li ho fatti io, lo dico non per narcisismo ma perchè il tavolo dei tecnici mi aveva detto che non si poteva fare perchè era contro le linee guida dell’Oms».

 

Redazione web

Suggerimenti