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La faida

Covid, intercettazioni sui test. Zaia: «Quattro registrazioni, ma io parlo veneto». Crisanti: «La faccia del potere fa orrore»

Le intercettazioni del presidente del Veneto diffuse dalla trasmissione Report: «Lo farò schiantare». Il ricercatore si dimette dal Bo e attacca: «Regime intimidatorio».
Luca Zaia e Andrea Crisanti
Luca Zaia e Andrea Crisanti
Luca Zaia e Andrea Crisanti
Luca Zaia e Andrea Crisanti

Era conosciuta come la faida dei tamponi. Ma ora volano i missili terra-aria. Siamo alla guerra. È quella tra Andrea Crisanti, microbiologo e senatore del Pd, e Luca Zaia, presidente del Veneto. Ieri è stata una giornata al cardiopalma tra pubblicazioni di intercettazioni (cioè le dichiarazioni di Zaia svelate dalla trasmissione Report, ma anticipate da Repubblica), conferme di dimissioni (di Crisanti dal Bo come docente dell'Università) e le reciproche minacce. «Lo farò schiantare», dice il presidente

Zaia: «Ci sono 4 mie intercettazioni, ma io parlo veneto»

«Ho scoperto ci sono quattro telefonate mie, io non ero intercettato, mi hanno detto che non potevano essere pubblicate, ma non importa, sono responsabile di quello che dico, e lo confermo. Ma la roba straordinaria è che io parlo in veneto e sono tutte in italiano». Lo ha rivelato stasera Luca Zaia, a proposito delle intercettazioni diffuse da Report, intervenendo a un incontro a Cortina D'Ampezzo. «Non è una battuta - ha aggiunto - perché toni e modalità sono diverse. Al di là delle battute dico al mio dirigente che è un po' che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti. Non è vero».

Crisanti: «Vedere la vera faccia del potere fa orrore»

«È una cosa che lascia senza parole. Vedere la vera faccia del potere e come viene esercitato
fa orrore». Lo dice oggi all’Ansa il professor Andrea Crisanti, attuale senatore del Pd, dopo aver visto la trasmissione Report andata in onda su Rai Tre sulla gestione dell’emergenza
Covid in Veneto e sulle intercettazioni dell’inchiesta avviata dalla Procura di Padova. «Penso che dovrebbe fare orrore a tutti i veneti - aggiunge - e forse non solo a loro». A colpire Crisanti le frasi che sarebbero contenute nelle intercettazioni, «all’intenzione di far male. Questo è il vero problema».

«Stiamo per portarlo allo schianto»

Nelle intercettazioni depositate agli atti e rivelate da Report Zaia, che non è indagato, si lamenta dell’atteggiamento di alcuni esponenti dell’ente. «Sono qua a rompermi i c. da 16 mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al senato accademico, per sistemare Crisanti», dice il governatore. E ancora: «È un anno che prendiamo la mira a questo… adesso fa il salvatore della patria».

«Lo inseguirò fino alla fine del mondo», ribatte il ricercatore che lancia accuse pesanti: «In Veneto il regime intimidatorio di Zaia deve finire». Sullo sfondo, c'è l'inchiesta aperta dalla Procura di Padova che ha visto il rinvio a giudizio di Roberto Rigoli, ex direttore della microbiologia di Treviso ("l'uomo dei tamponi" di Zaia durante le dirette sui social nella prima fase pandemia) e di Patrizia Simionato, dg di Azienda Zero ai tempi della pandemia.  Un'inchiesta nata per l'esposto di Crisanti, a novembre 2020, in cui sostiene in uno studio che i test antigenici della Abbott sono efficaci al 70% e non nel 90% come invece insiste la Regione che poi ha acquistato una maxi fornitura da 2 milioni di euro, insieme ad altre 5 Regioni.

L'intercettazione

Nell'ambito di quella inchiesta, il presidente Zaia è stato intercettato per caso. Era al telefono con Roberto Toniolo, dg di Azienda Zero, circa un anno fa, e parlando di Crisanti dice: «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto, e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico per sistemare Crisanti!». Zaia infatti strigliava Toniolo perché aveva scritto all'Università, in particolare al Senato accademico, precisando che la Regione allora non aveva inoltrato alcuna denuncia contro Crisanti, ma un esposto.

Crisanti si era infatti rivolto all'organo del Bo accusando la Regione di interferenza con la sua attività di ricerca. Così facendo si sono alleggerite le tensioni sul fronte scientifico. Ma Zaia evidentemente non era d'accordo.

Le dimissioni

Sempre ieri poi un'altra clamorosa notizia. Crisanti si è dimesso dall'Università di Padova. Ha inviato una email Pec lo scorso 31 dicembre con cui ha comunicato alla rettrice, Daniela Mapelli, la sua volontà di lasciare l'incarico da professore ordinario di Microbiologia. Da settembre dello scorso anno era in aspettativa, prima come candidato poi come parlamentare eletto. Crisanti ieri ha spiegato la sua scelta: «Voglio essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell'ambito dell'inchiesta, senza creare imbarazzi all'Università da una parte e senza sentirmi condizionato dall'altra. Anche perché sto valutando l'eventuale rilevanza penale di intercettazioni riguardanti alcuni colleghi docenti».

E sulle intercettazioni di Zaia?

«Sono dichiarazioni di una gravità senza precedenti - conferma Crisanti -. Sto valutando con il mio avvocato se si possa ravvisare un'ipotesi di reato e se così fosse inseguirò Zaia fine alla fine del mondo, e con tutti i mezzi a mia disposizione, per inchiodarlo a qualsiasi responsabilità dovesse emergere. Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire. È una questione di rispetto degli altri cittadini, perché quello che Zaia ha fatto a me probabilmente lo fa e l'ha fatto ad altri».

Il vilipendio

In serata dalla Regione arriva la nota a firma Gianluigi Masullo, direttore generale facente funzione della sanità regionale, che torna a ribadire la bontà «della scelta di introdurre e non di sostituire, accanto ai molecolari, anche i test rapidi» nell'obiettivo di individuare in modo precoce più soggetti positivi. E ribatte: «Voler far passare il concetto che i test antigenici hanno addirittura favorito la mortalità e che non siano stati utili appare un vilipendio alla professionalità di tanti esperti che hanno lavorato in quei giorni», si legge riferendosi al senatore che ad oggi, ricorda il dg, è ancora componente del Comitato scientifico regionale istituito con funzioni di indirizzo per i provvedimento di sanità pubblica sul Covid.

Quindi Masullo chiude a difesa di Zaia: «Se il linguaggio politico vede talvolta trascendere nei toni, il mondo della scienza e della sanità non può accettare di essere strumento di contesa. Ne va della credibilità di chi continua a lavorare con il camice e vuol far sentire la propria voce contro quello che potrebbe apparire un vilipendio all'istituzione regionale».

Cristina Giacomuzzo

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