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Il dibattito

Polemiche sul centro per il cambio sesso: Salvini e Morgante critici, Tosi e Pd con Zaia

Zaia nel mirino di Casa Pound
Zaia nel mirino di Casa Pound
Zaia nel mirino di Casa Pound
Zaia nel mirino di Casa Pound

Come nella storia vera raccontata in The Danish Girl, anche i veneti emuli di Einar Wegener diventato nel 1931 la pittrice Lili Elbe, avranno presto a Padova il Centro Regionale di riferimento per cambiare sesso. E, viceversa, anche le «Adriana» - la protagonista de L’Immensità, alter ego del regista Crialese nato Emanuela e diventato Emanuele - saranno messe nella condizione di potersi operare gratuitamente per la riaffermazione del genere.

 

La delibera

La giunta Zaia nei giorni scorsi ha votato all’unanimità e con voti palesi, dopo i tentativi falliti nel 2014 e nel 2017, la delibera per istituire dentro al Policlinico universitario della città del Santo il Centro per curare i disturbi dell’identità di genere. «E’ un fatto di civiltà», ha detto il presidente, «dal momento che c’è una legge dello Stato del 1982 che regolamenta il cambio di sesso all’anagrafe. Si tratta di assicurare l’esercizio di un diritto, non è un vezzo, a chi non accetta il corpo che la natura gli ha dato: intrapreso il percorso giuridico insieme a quello terapeutico, con una sentenza del tribunale che la autorizza, può ottenere la riattribuzione della propria identità». 

 

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La transizione da uomo a donna e viceversa è infatti un Lea (Livelli essenziali di assistenza cioè prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire con le risorse pubbliche raccolte attraverso le tasse) e «l’amministratore non può avere», sbotta Zaia, «rispetto a questo tema una visione egoistica e personalistica. Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività, al rispetto umano: bisogna uscire da certi tabù. E il Centro di Padova è un passo in avanti in questa direzione». 

 

Salvini e Tosi

La «mossa» del presidente ha creato più di qualche maldipancia dentro alla sua stessa coalizione da sempre contraria alle politiche gender, con la Lega in testa che ha preso le distanze nelle parole del ministro Salvini: «In sanità ci sono urgenze che mi sono ben chiare, su quella del cambio sesso non ho elementi sufficienti per rispondere, di sicuro non mi riguarderà finchè campo. Le priorità del Paese sono altre», ha ribadito il vicepremier, «dal lavoro alle infrastrutture fino ad un servizio sanitario più efficiente». 
Hanno protestato anche i militanti di Casa Pound tappezzando il cancello della biblioteca di Treviso e l’ingresso dell’ospedale di Padova con manifesti intitolati «Ddl Zan-Zaia», in cui il presidente è chiamato «compagno» con tanto di falce e martello. 
Dall’altra parte (quella di Zaia) sta invece l’onorevole di Forza Italia Flavio Tosi, convinto sostenitore della necessità di «dividere la politica da quella che è una necessità sanitaria: è sbagliato, su un diritto riconosciuto dalla legge, fare ideologia». E aggiunge: «In passato sono stato assessore alla sanità del Veneto, se lo fossi ancora l’avrei promossa io la delibera approvata in Regione. Il problema va visto con un approccio pragmatico, non personalistico. So la sofferenza che prova chi nasce nel corpo sbagliato, so a quale trauma psicologico va incontro chi sceglie di cambiare sesso, per cui lo fa chi ne ha reale necessità, non per capriccio o per moda: è una scelta intimamente e socialmente faticosa. Visto che una legge dello Stato prevede questi Centri pubblici, è giusto che il Veneto si sia adeguato. L’ideologia si fa su altro, non su bisogni sanitari». 

 

Morgante e il Pd

Non ci sta l’onorevole Maddalena Morgante (Fratelli d’Italia) preoccupata soprattutto per la «deriva» di tanta apertura rispetto ai minori: «Credo che la nostra sanità abbia altro da affrontare. Bisogna fare attenzione a banalizzare questo delicato argomento. La legge 164 del 1982 consente la rettificazione di attribuzione di sesso in forza di una sentenza del tribunale passata in giudicato. C’è bisogno pertanto di molta prudenza, rispetto soprattutto al percorso dei minori, che esulano dall’applicazione della 164. In molti paesi come Svezia, Gran Bretagna e Finlandia c’è una revisione dei protocolli: si sta tornando indietro rivedendo l’uso dei farmaci bloccanti la pubertà sugli adolescenti con disforia di genere».
Solidarietà a Zaia, per il «becero» attacco di Casa Pound, è giunta da parte del Pd. «L’unica cosa che si può rimproverare al presidente sul nuovo Centro pubblico per la disforia di genere», scrivono i consiglieri regionali Bigon, Possamai, Camani, Montanariello, Zanoni e Zottis, «è il ritardo con il quale ha attuato un Lea previsto da molti anni dalla normativa. Per il resto, al presidente va la nostra solidarietà per i manifesti di Casa Pound, formazione di destra estrema che ha deformato il merito della questione attraverso una lettura ideologica che calpesta il rispetto degli orientamenti individuali: il cambiamento di sesso», dicono gli amministratori, «attiene alla sfera della persona, non va politicizzato ma soltanto rispettato». E chiudono: «L’aspetto forse più preoccupante di tutta la faccenda è la conferma di una contiguità quanto meno di vedute tra gli attivisti di questa destra estrema e una parte della destra istituzionale, come evidenziato dall’atteggiamento del ministro leghista Matteo Salvini che si è ben guardato dal condannare il blitz di Casa Pound e dal prendere fino in fondo le parti del compagno di partito Luca Zaia». 

Camilla Ferro

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