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La conferenza stampa

Zaia: «Ricoveri in calo da 15 giorni, ma non c'è da stare tranquilli. Veneto in arancione». Palù: «Via libera Aifa a sperimentazione monoclonali»

Luca Zaia e il professor Palù
Luca Zaia e il professor Palù
Luca Zaia - punto stampa 15 gennaio 2021

Luca Zaia torna in diretta per parlare della situazione coronavirus in Veneto alla luce del  nuovo Dpcm in vigore da domani. Il presidente annuncia che anche oggi si registra un calo dei ricoveri ma che per questo non bisogna "cantare vittoria" perché le regioni intorno al Veneto hanno ripreso ad avere maggiori contagi, potrebbe quindi trattarsi solo di un calo temporaneo.

 

La regione Veneto è stata riclassificata in zona arancio per un'altra settimana e la macchina delle vaccinazioni è pronta ad andare a pieno regime, serve solo che arrivino le dosi e per questo motivo si attende il via libera del vaccino Astrazeneca da parte di Ema. Con Moderna e Pfizer sarebbe quindi possibile vaccinare la popolazione veneta prima dell'estate, rassicura il presidente.

 

In conferenza stampa anche il professor Giorgio Palù che chiarisce le dinamiche scientifiche dei vaccini e degli anticorpi monoclonali e fa una timida previsione: «Quando ne usciremo? Non si può dire con certezza, ma se vedremo un consistente calo dei contagi a marzo-aprile, poi c'è la vaccinazione, io credo che potremo guardare al futuro con un certo ottimismo». 

 

Qui di seguito i dettagli della conferenza stampa. Interviene Luca Zaia:

BOLLETTINO: «Abbiamo pochi dati perché abbiamo avuto un problema informatico che contiamo di risolvere a breve. I ricoveri oggi sono in calo: sono 3.158, -60 in area non critica e -2 in intensiva» 

 

RICOVERI IN CALO. «Siamo al 15° giorno di calo di ricoveri. Ma non è uno scenario tranquillizzante. Faccio l'esempio della dieta, l'ago scende ma se si molla, se si abbassa la guardia, l'ago torna a salire. Siamo circondati da regioni che continuano a salire. Regioni che hanno fatto molte più restrizioni di noi. E c'è il rischio che qualcuno entri in zona rossa. Io invito i veneti a non abbassare la guardia, spero che il peggio sia passato ma con il Covid non si può sapere. Guardate la Germania, pensava di aver superato la fase peggiore e invece è in lockdown dal 16 dicembre. Ricordiamoci che la strada è ancora lunga, perché dobbiamo arrivare a una deadline per i vaccini e alla primavera, a maggio, per poter chiudere la partita perché abbiamo capito che la buona stagione aiuta» 

 

TESTING E CURE. «Continuiamo con il nostro sistema di testing, ricordo che oltre ai 3.158 ricoverati, ne abbiamo altri 3mila curati a domicilio, abbiamo distribuito 40mila saturimetri. Siamo in attesa dell'anticorpo monoclonale che rappresenterà una vera svolta nella cura. Oggi abbiamo un centinaio di terapie intensive libere, c'è ancora più sofferenza in alcune aree, penso al Veronese e al Trevigiano, dove comunque c'è un calo. Sull'area non critica, come si cala in questi giorni, vedremo la differenza in intensiva tra una decina di giorni» 

 

VENETO IN ARANCIONE. «Oggi giornata di riclassificazione, ci attendiamo l'arancione nonostante l'rt sia sotto l'1 in virtù del tasso alto di ospedalizzazione, che ricordo essere il sesto in Italia. Normalmente secondo il protocollo l'arancione dura due-tre settimane» 

 

SCUOLE.  «Gli studenti hanno ragione se protestano, e non è certo loro colpa de le scuole sono chiuse. Ho sempre detto che ritenevo una sconfitta dover chiudere. Ma qui, con i rischi di una comunità come quella scolastica, siamo davanti ad un tema di sanità pubblica, non è una argomento per zotici localisti. Come mai, se il problema non c’è, anche il Governo dice che si potrebbe riaprire ma solo al 50%? Non accetto che si dica che le scuole le hanno chiuse perché non eravamo pronti con i trasporti. Il primo febbraio si aprirà se non ci sono rischi, i ragazzi non hanno nessuna colpa, ma stare in un'aula chiusa per molte ore in tanti è la situazione di maggiore rischio, non è colpa di nessuno, il virus funziona così» 

 

CASE DI RIPOSO. «Alcuni fanno video chiamate altre hanno la stanza degli abbracci, a seconda dell'impatto del Covid sulla struttura. La situazione sta migliorando, ce ne sono molte covid free. Se la situazione migliorerà si valuterà se riaprire le visite» 

 

DECESSI. «Dobbiamo avere i piedi per terra, non siamo invincibili, possiamo porre dei limiti alla natura ma comunque lei ti passa addosso. Il tasso di mortalità  è elevato, ma anche altre regioni sono nella situazione simile come Lombardia e Liguria. I nostri medici hanno preso in carico tutti i pazienti, non siamo come Bergamo, nessuno è rimasto a terra e a differenza di marzo non abbiamo chiuso tutte le altre attività sanitarie. Abbiamo tentato di mantenere in piedi il servizio sanitario, andate a vedere cosa è successo nelle altre regioni» 

 

VACCINI: «Se ci arrivano i vaccini abbiamo una macchina pronta che ci permette di vaccinare tutti i veneti, per lo meno quelli più a rischio, prima dell'estate» 

 

Interviene i professor Giorgio Palù:

MORTALITÀ. «La mortalità è quella di una popolazione generale è dello 0,05%, quindi non è neanche paragonabile a quella per le malattie infettive, non abbiamo raggiunto neanche quella dell'Aids. Ma se guardiamo sulla base degli infettati, sugli studi di prevalenza, si può stimare che oscilli tra lo 0,25% e 0,50%. Non abbiamo avuto quello che è successo in Lombardia dove abbiamo una sanità territoriale. Ovviamente questa seconda fase è stata preponderante ma non si è mai andato in saturazione. Per la mortalità dobbiamo guardare anche l'età media di 81 anni, ovvero i soggetti più gracili. Oggi la situazione è diffusa, la cosa fondamentale che va osservata sono i tre parametri critici: i ricoverati, le intensive e i decessi» 

 

VACCINI: «AstraZeneca verrà valutata entro il 29 gennaio, Fda ha chiesto una implementazione di indagine, penso che però l'Ema darà l'approvazione. Gli inglesi in questo momento stanno facendo da cavia però le agenzie garantiranno che sia efficace e sicuro. I dati della letteratura pubblicata ci fanno dire che ha una efficacia inferiore a quella di Moderna e Pfizer che invece viaggiano sul 95%, ma un nuovo studio sulla trasmissibilità al 50 per cento e quindi lascia pensare di poterla dare ai giovani e superdiffusori. I vaccini prevengono l'infezione, gli anticorpi monoclonali curano la malattia.  Ieri in consiglio amministrazione Aifa è stata autorizzata la sperimentazione (anche in Veneto) con Rigenero (quello che ha curato Trump)  e Lilly, due anticorpi monoclonali. Al momento non si può scegliere quale vaccino fare, anch'io avrei una preferenza, ma la situazione attuale non lo consente. I guariti non sono in priorità, ma servono dei test per valutare se sono immuni. Una delle preoccupazioni. Possiamo arrivare a 150mila vaccinazioni al giorno h24, ma possiamo incrementare ulteriormente con i medici di famiglia e e le farmacie. Non credo che il Veneto non avrebbe alcun problema ad organizzarsi, il problema è la fornitura. Siamo a 220milioni di dosi, ma è necessario l'arrivo di Astrazeneca.  »

 

VARIANTI. «Si parla di varianti inglese, sudafricana, ma il virus è uno ed è cinese. Forse non è politically correct, ma è cinese e le autorità cinesi non ci hanno detto per 4 mesi che passava da uomo a uomo. E' un virus che rispetto ad altri muta molto poco. Si sono sequenziate tutte le varianti, in Italia poco rispetto l'Inghilterra, noi abbiamo un molto efficiente servizio di zooprofilattica, ma non basta dire che è mutata, bisogna capire se è più contagioso e perché. Dai dati disponibili siamo certi che i vaccini e i sieri dei vaccini neutralizzano anche queste varianti. Non basta una singola mutazione. Non abbiamo dati sulla variante sudafricana, ma ho sentito Astrazeneca ma pare che anche questa dovrebbe essere neutralizzata. Ci sono casi in cui il virus persiste, sono gli immunodepressi, e circola di più. Una cosa è certa: questi due vaccini già passati al vaglio sono in grado di garantire una veloce produzione anche per coprire una eventuale mutazione. Dico, fidatevi della scienza. Non ho conoscenza nella storia che una pandemia sia durata più di due anni, ma è un virus che ci sta bloccando ed è chiaro che dobbiamo mettere in atto tutto e adesso. E' anche vero che il mondo è cambiato, siamo in 8 miliardi e dovremmo trarre una lezione perché stiamo alterando l'ambiente»  

 

SCUOLE: «Gli studi clinici sull'impatto di un virus richiedono sempre molto tempo, la verità si raggiunge dopo 3-4 anni, medicina basata sull'evidenza. Quindi sul caso scuola ho letto almeno cinque lavori sulla corte tra i 12-21 e l'hanno comparata sul resto della popolazione, il dato certo che l'apertura delle scuole non vuol dire tanto esporre i giovani al rischio ma mettere in circolazione 8 milioni di persone, vuol dire smettere un lockdown. Con l'apertura delle scuole il 14 settembre ha coinciso con un aumento esponenziale dei casi, un fattore che va considerato. Un approccio prudenziale impone cautela» 

 

SITUAZIONE CINA. «I cinesi hanno 4 vaccini, di tipo diverso, loro stanno vaccinando, la letteratura parla di una efficacia 70% in fase due e che nei più anziani ha meno effetto. Adesso hanno fatto domanda all'Ema, ma finora nessuno si è chiesto se sono sicuri o meno.» 

 

OPERATORI SANITARI. «Chi opera in sanità dovrebbe avere non solo il diritto di vaccinarsi ma anche il dovere. Diciamola tutta, è un vecchio vizio, medici e infermieri erano quelli che si vaccinavano meno di tutti contro l'influenza. Ma credo che i problema in questo caso non ci sia, vedo una adesione oltre il 90 per cento» 

 

QUANDO NE USCIREMO? «So di non sapere, diceva Socrate. Non si può dire con certezza, ma se vedremo un consistente calo dei contagi a marzo-aprile, poi c'è la vaccinazione, insomma, io credo che potremo guardare al futuro con un certo ottimismo

Giorgia Cozzolino

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