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COVID

La pandemia segna l’economia veneta, ma previsioni rosee: il Pil a +5,5% nel 2021

Operai al lavoro (foto archivio)
Operai al lavoro (foto archivio)
Operai al lavoro (foto archivio)
Operai al lavoro (foto archivio)

Il Veneto risente dell’emergenza da Covid-19, allineandosi con lo scenario nazionale: è ciò che emerge dall’ultimo numero del bollettino socio-economico della Regione, in rete da domani. Nello scenario di incertezza dominato dall’emergenza sanitaria, le stime per il Pil veneto segnano una brusca contrazione nel 2020 (-8,9%), in linea con l’Italia. Per i consumi delle famiglie si stima una diminuzione pari a -11,8% mentre per gli investimenti il dato è -10%.

 

Segnali incoraggianti arrivano però per il 2021: le prospettive, nonostante il pessimo inizio anno, sono positive. Il Pil regionale dovrebbe segnare un rimbalzo del +5,5%, e dovrebbero riprendersi i consumi delle famiglie e gli investimenti fissi lordi (+4,3% e +13,2%).

 

Il Veneto chiude l’anno con un -0,6% di imprese attive rispetto al 2019, mostrando un dato che evidenzia un calo più marcato rispetto a quello nazionale (-0.2%). A segnare le contrazioni più significative il comparto industriale (-1,5%) e agricolo (-1,2%). Gli effetti della pandemia sono visibili sulle nuove iscrizioni di impresa (-17,5%). I fallimenti diminuiscono del 28,6% rispetto al 2019: un dato che dimostra come l’andamento delle chiusure di impresa non rifletta ancora gli effetti della crisi economica generata dall’emergenza sanitaria.

 

Per quanto riguarda l’export, il 2020 si chiude con una contrazione complessiva delle esportazioni pari al -8,2%, inferiore rispetto al dato nazionale (-9,7%). Elevate le perdite nel settore turistico, che segna un -54,4% delle presenze. Ciò è dovuto soprattutto alla forte riduzione di turisti stranieri, che per il Veneto nel 2019 rappresentavano il 65,3% dei visitatori, e le cui presenze nel 2020 calano del 68,3%, segnando un dato peggiore rispetto al contesto nazionale (-25,3%). Una timida ripresa del periodo estivo (dovuta all’allentamento delle misure di contenimento), non ha permesso di recuperare i numeri del 2019, attestandosi attorno ad -28%. A pagare il prezzo più alto sono state le città d’arte e le località termali (rispettivamente -65,3% e -66,1%), mentre le spiagge segnano 11,6 milioni di presenze in meno (-45,9% rispetto all’anno precedente).

 

Rispetto al 2019, gli scali veneti hanno perso oltre 14 milioni di presenze, segnando un -76,7%, rispetto ad una media nazionale del -72,6%. Pesante anche l’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro: dopo anni di crescita, in Veneto diminuiscono gli occupati (-2.4%) e aumentano disoccupati (+ 0,2%) e inattivi (+ 5,3%), per un tasso di disoccupazione complessivo che si attesta attorno al 5,8% (a fronte di un 5,6% del 2019). In calo anche il mercato immobiliare: -22% per le compravendite ad uso privato e i mutui con ipoteca immobiliare (- 15,5%).

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